Stampa
di Daniele Rovai

Per le nuove centrali nucleari Italiane lo Stato non darà alcun sussidio perché la loro costruzione sarà interamente finanziata dagli operatori privati. Lo ha dichiarato qualche giorno fa il ministro Scajola a margine dell'inaugurazione del cantiere di Mochovce, in Slovacchia, dove Enel sta costruendo due unità nucleari. Peccato che sia una menzogna. Il “nuovo” nucleare costerà molto alle indebitate casse dello stato ed Enel avrà tutti gli aiuti che servono. Anzi qualcuno l’ha già avuto. Per esempio, l’aver fatto pagare alle famiglie italiane un contratto che riguarda la messa in sicurezza di materiale radioattivo di sua proprietà. Negli anni 80 la Francia, la Germania e l’Italia si accordarono per sviluppare un progetto di reattori veloci che si sarebbero alimentati con le scorie prodotte da loro stessi. Fu usato il termine di centrali autofertilizzanti. Di quel fallimentare progetto è rimasta una vecchia centrale a Cres Melville, in Francia, dove sono anche stoccate le barre di plutonio usate durante la breve vita dell’impianto. Un terzo di quel combustibile nucleare è di Enel che nel 1998 stipula un contratto per tenerle presso la centrale. Quel contratto aveva una clausola: entro il 2007 l’Enel doveva riprendersi le barre oppure pagare perché fossero ritrattate in Francia, trasformate in rifiuti radioattivi e quindi riconsegnate. Il 30 aprile dell’anno scorso il governo Berlusconi, usando l’azienda pubblica Sogin, perfeziona quell’accordo pattuendo il ritrattamento in 170 milioni di Euro. Il contratto prevede anche un ulteriore spesa di 133 milioni per la cessione a terzi del plutonio recuperato. Le scorie rienteranno entro il 2025.

Il problema è che nel definire il perimetro degli oneri nucleari il legislatore non aveva menzionato le scorie francesi. Quelle erano parte di un accordo di Enel con Edf che non rientrava nello smantellamento del sistema nucleare italiano. Eppure a maggio del 2008 la Sogin - per conto del governo - chiede all’Autorità per l’Energia ed il Gas, che ha il compito di erogarle i fondi per lo smantellamento, i soldi per onorare quel contratto. L’Autorità eroga quei soldi (del Arg/elt 57/09) “in via provvisoria” solo perché il governo le promette di sanare la situazione a posteriori modificando il decreto ministeriale del26 gennaio 2000, cioè la legge che definisce quali sono gli oneri nucleri

Nella sostanza: visto che il governo, maggior azionista di Enel, non vuol far pagare alla sua azienda quei soldi, li fa pagare alle famiglie italiane usando impropriamente fondi per lo smantellamento dei vecchi impianti nucleari. La legge non lo permette? Il governo sanerà la situazione a posteriori modificando a suo pro una vecchia legge. Funziona cosi la democrazia in Italia. Ma non è finita. Un’altro aiuto è arrivato solo qualche settimana fa grazie alla legge “Sviluppo” approvata dal Parlamento il 9 luglio. Con questa legge si ordina al Gestore della Rete Elettrica di immettere in rete “tassativamente” una determinata quota di energia prodotta dagli impianti nucleari “costruiti sul territorio italiano”.

Questo è possibile modificando retroattiva un legge del marzo 1999 - una consetudine ormai - che voleva favorire la produzione di energia da fonte rinnovabile. E’ infatti bastato aggiungere alla frase “fonti energetiche rinnovabili” le parole “energia nucleare prodotta sul territorio nazionale” ed il gioco è stato fatto. Inoltre con quella stessa legge le fonti rinnovabili vengono tassate indirettamente perché si costringe il produttore a pagare l’onere per la trasmissione e la distribuzione anche se la produzione e l’utilizzazione di quell’energia elettrica è sul posto. Una tassa occulta? Dire che il nucleare serve al paese è una bugia. Ed infatti nella sua ultima uscita il ministro Scaiola ha corretto il tiro. Ha detto che “sarà un’affare”. Siamo daccordo con lui. Sarà un affare. Per questo governo.