La mattina dell'8 maggio in Campania qualcuno si è svegliato con i carabinieri
alla porta di casa. Si tratta di 5 imprenditori, soci della "R.F.G. Srl
Impianto di Compostaggio" di Trentola Ducenta (CE). Per loro sono scattate
le misure cautelari, 3 in carcere due agli arresti domiciliari, con reati contestati
molto pesanti: disastro ambientale e associazione per delinquere per traffico
illecito di rifiuti speciali e pericolosi. Sequestrato anche lo stabilimento
R.F.G.
Stando alle dichiarazioni in conferenza stampa del pm Donato Ceglie della Procura
di Santa Maria Capua Vetere, la R.F.G. si è resa colpevole dello smaltimento
illegale di 38.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, con un giro di affari di
circa 3 milioni di euro. L'operazione scaturisce da una precedente ed analoga
indagine (denominata "Madre terra") che nel mese di novembre 2005
portò all'arresto di nove persone; l'indagine, è durata sei mesi
ed ha consentito di disarticolare una vera e propria organizzazione criminale
ben radicata sul territorio. A dire il vero, la R.F.G. non è nuova a fatti di cronaca inerenti abusi
ambientali, già in passato infatti si è trovata al centro di indagini
per reati ambientali.
Nel luglio 2003, venne arrestato il legale rappresentante della società,
colto in flagranza di reato dai carabinieri di Casal di Principe, mentre con
altre due persone spargeva liquami in una discarica abusiva di oltre venticinquemila
metri quadrati, sulla quale erano in corso sversamenti di tremila tonnellate
circa di fanghi prodotti da impianti di depurazione e da scarti vegetali che
dovevano essere avviati alla trasformazione di compost.
Dalla scoperta scaturì un'indagine che coinvolse diverse persone in tutta
Italia.
Furono infatti cento gli indagati dell'inchiesta ma soltanto 22 persone, su
40 richieste, furono raggiunti da provvedimenti: arresti in carcere, domiciliari
o misure di interdizioni.
Gli indagati, grazie a questo traffico, avrebbero movimentato nel solo periodo
novembre 2002-maggio 2003 circa quarantamila tonnellate di rifiuti, con un giro
d'affari di oltre tre milioni di euro.
Nel novembre del 2005, una nuova operazione portò all'arresto di nove
persone. Anche in questa era coinvolta la stessa società.
Nonostante questo, la R.F.G. ha continuato ad operare sul territorio. Abusivamente.
Fino ai fatti di ieri, a dimostrazione di quanto certe aziende sappiano riciclarsi
e riproporsi, imparando ogni volta come eludere in altro modo i controlli e
le procedure.
In nota presentata poche ore dopo l'esecuzione degli arresti, l'assessorato
all'Ambiente della Regione Campania, rende noto che il 24 marzo scorso si era
provveduto a revocare, con apposito decreto, l'autorizzazione all'esercizio
dell'impianto di compostaggio di Trentola Ducenta (Caserta). Con lo stesso atto
la ditta Rfg (responsabile della trasformazione di rifiuti organici e inorganici)
è stata diffidata dall'esercitare l'attività di compostaggio e
qualsiasi altra attività ad essa collegabile, e intimata a provvedere
all'immediata messa in sicurezza ed al ripristino ambientale dell'area. Il provvedimento
era scaturito in seguito all'invio di una informativa antimafia interdittiva
da parte della Prefettura di Caserta.
Anche l'amministrazione comunale di Villa Literno, il comune maggiormente colpito
dalle discariche abusive della R.F.G., esprime soddisfazione per l'operazione
del gruppo tutela ambiente che ha portato al sequestro di numerosi terreni nell'area
liternese.
Anche questo comune, dopo varie segnalazioni dell'Arpac circa terreni contaminati
da fanghi tossici, ha emesso ordinanze di diffida ai proprietari dell'area ed
alla società che distribuiva il compost tossico, intimando la messa in
sicurezza e sollecitando la bonifica dei terreni. "Purtroppo le ordinanze
sono state disattese", spiega il responsabile dell'ufficio Ecologia e Ambiente
del Comune, Mario Ucciero, "e del resto il Comune non ha i mezzi tecnici
né i fondi economici per sostituirsi a chi di dovere per la bonifica
dei terreni".
Confagricoltura fa però rilevare che "alla meritoria azione di
repressione portata avanti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine va affiancata
una più decisa ed incisiva azione di prevenzione, senza dimenticare gli
interventi di bonifica dei siti inquinati. I disastri ambientali ed il degrado
del territorio rappresentano il problema dei problemi della Campania: se non
si pone in essere una strategia di lungo periodo per superare questa indubbia
criticità del sistema, si rischia di vanificare gli sforzi per la promozione
delle produzioni di eccellenza della nostra regione".
Ne abbiamo parlato anche alcuni mesi fa qui su Altrenotizie, a proposito dell'operazione
"Terra Mia": nella maggior parte dei casi, i terreni contaminati non
vengono bonificati, continuando di fatto a rappresentare un pericolo per la
salute dei cittadini.
Mentre Legambiente ed il Consorzio Mozzarella di Bufala annunciano di costituirsi
parte civile al processo contro i 5 imprenditori, quel che il cittadino comune
vuole sapere è leggermente diverso. Ci si chiede, infatti, come sia possibile
che un'azienda soggetta ad interdizione antimafia da parte di un prefetto -
e pertanto impossibilitata a lavorare partecipando a gare d'appalto pubbliche
- colpita da arresti con accuse di disastro ambientale nel 2003 e nel novembre
scorso, continui ancora a lavorare, e sempre con lo stesso stile cinico e sprezzante
delle regole.
Servirebbe davvero allora una normativa che prevede lo scioglimento delle imprese
colpevoli di determinati reati? Servirebbe davvero, come taluni richiedono,
la rapida bonifica dei territori ad opera del genio militare?