Stampa

di Luca Mazzucato

NEW YORK. Monta la protesta contro British Petroleum, la compagnia petrolifera responsabile della marea di petrolio nel Golfo del Messico. A quaranta giorni dall'esplosione della piattaforma, in cui sono morte undici persone, l'FBI lancia un'inchiesta contro BP, con l'appoggio di Obama che si è spostato in Louisiana per seguire da vicino la faccenda. A una stazione di benzina di SoHo, nel centro di New York, si è svolta una delle numerose manifestazioni spontanee contro British Petroleum.

Un centinaio di attivisti si sono cosparsi di sciroppo di cioccolato per ricordare la catastrofe ambientale che si sta compiendo davanti alle coste della Louisiana, invase dal greggio. Intervistato dai giornalisti, il proprietario della stazione di benzina dice di essere furioso con la British Petroleum e di aver notato una decisa diminuzione della clientela.

Gli investigatori dell'FBI, che da tre settimane stanno raccogliendo informazioni sul posto, vogliono per prima cosa capire come abbia fatto il gigante petrolifero a passare i test di sicurezza federali. Obama, infatti, ha appena soppresso l'agenzia che si occupava di controllare la sicurezza delle trivellazioni offshore, dopo gli episodi di corruzione e commistione tra controllori e controllati che stanno facendo infuriare l'opinione pubblica. Al suo posto, il Presidente ha varato tre nuove strutture di controllo che si occuperanno di trovare le risorse energetiche presenti negli oceani, valutarne il patrimonio e riscrivere le regole di sicurezza sia ambientale che lavorativa sulle piattaforme offshore. Una moratoria di sei mesi sui permessi di trivellazioni è già stata approvata da Obama, sperando che metta la parola fine allo slogan “Trivella, bella, trivella!” della campagna McCain-Palin.

L'indagine dell'FBI è coordinata direttamente dalla Casa Bianca, che ha stanziato per questo dieci milioni di dollari “per scoprire la responsabilità di BP e delle altre compagnie [tra cui Halliburton, la compagna di Dick Cheney, ndr] nel disastro ambientale.” Gli agenti stanno investigando anche sul modo in cui BP ha gestito la risposta all'incidente, in particolare se la compagnia abbia mentito al governo quando diceva di poter sistemare tutto in breve tempo. Non che serva un'inchiesta dell'FBI per scoprirlo: la risposta è sotto gli occhi di tutti.

L'attenzione frenetica dei media è concentrata da settimane sulle coste del Golfo e ogni giorno nuovi scoop non fanno che peggiorare la situazione di BP. All'inizio avevano detto che si trattava di una fuoriuscita di quindicimila litri di greggio al giorno: ma gli scienziati sono certi trattarsi di un milione di litri al giorno! Molto più grave del disastro della Exxon Valdez in Alaska. Questo particolare è cruciale, perché la quantità di petrolio dispersa determinerà l'entità dei risarcimenti che BP dovrà pagare. Il disastro è costato finora alla compagnia quasi un miliardo di dollari, nulla in confronto ai profitti stellari di decine di miliari che BP miete ogni anno e i cittadini si stanno preparando per un'epica class action contro la compagnia.

Obama è arrivato in Louisiana questa settimana per gestire la crisi da vicino (e far dimenticare le accuse di negligenza) nel giorno in cui BP annunciava il tentativo di chiudere la falla pompando fango ad alta pressione per ingorgare sigillare dall'interno il tubo forato, una procedura detta “top kill.” Ma mentre Obama dichiarava “sono io che prendo le decisioni qui” e spiegava che il piano “top kill” era in corso e si sarebbe presto concluso, BP aveva sospeso tutto in segreto e rimandato l'azione di qualche giorno. Facendo fare al Presidente una figura da idiota a reti unificate.

BP è accusata di aver utilizzato per settimane degli antiquati solventi nocivi per disperdere il petrolio fuoriuscito dalla falla, nonostante in Texas avesse in stoccaggio un'enorme quantità di nuovi solventi non tossici. Dopo lo scoop dei media la compagnia ha deciso di abbandonare i solventi tossici in favore di quelli più sicuri. La stessa situazione si ripete ormai costantemente: BP viene colta con le mani nella marmellata e cerca di scusarsi e ammettere che non lo farà più, per poi farlo di nuovo il giorno dopo.

Un giornalista locale ha poi scoperto un'altra incredibile truffa. Mentre Obama passeggiava sulla costa imbrattata di greggio, con al seguito le solite troupe televisive, gli americani hanno assistito con gioia allo spettacolo di centinaia di operatori ecologici, ingaggiati da BP per ripulire le spiagge. Il responsabile della compagnia se ne vantava con i cronisti alla conferenza stampa con il Presidente. Ma si è presto scoperto che BP aveva preso trecento persone la mattina stessa, per far finta di lavorare durante le quattro ore previste dalla visita del Presidente e mandarle a casa mezz'ora dopo.

L'arroganza infantile della compagnia ha fatto infuriare sia Obama che tutta la popolazione locale, che ormai è compatta nel considerare il gigante petrolifero alla stregua di un'organizzazione criminale. Nessuno si fida più della compagnia, che però allo stesso tempo è l'unica a possedere la tecnologia in grado di fermare la falla. Il governo federale non può in pratica fare altro che assistere ai tentativi maldestri di BP e minacciare ripercussioni. Una situazione molto delicata, considerando anche il fatto che le tasse sui profitti petroliferi sono relativamente la fetta più grossa di tutto il gettito fiscale americano.