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di Alessandro Iacuelli

La tedesca E.On e la francese Gaz De France-Suez hanno siglato un protocollo d'intesa per lo sviluppo del nucleare in Italia; lo si apprende da una nota congiunta dei due colossi dell'energia. In pratica, nasce una seconda cordata internazionale per la costruzione del sistema nucleare in Italia, dopo quella Enel-Edf. La nota congiunta è un "Memorandum of Understanding" (MoU) focalizzato sullo sviluppo del mercato dell'energia nucleare in Italia, e conferma la volontà di partecipare attivamente alla spartizione della torta nucleare nella nostra penisola.

Come per altri progetti nucleari, entrambi i partner sono a favore di una forte cooperazione con utility locali così come con società italiane nel settore energetico. E.ON e GDF-SUEZ esamineranno tutti i punti chiave relativi ai nuovi investimenti nelle centrali nucleari come la tecnologia, l'individuazione dei siti e le partnership industriali. Inoltre, "s’impegneranno in tavoli di dialogo con le autorità nazionali e locali volti a promuovere un quadro regolatorio stabile, chiaro e prevedibile".

In pratica intendono dichiaratamente esercitare una pressione di tipo lobbistico sulle autorità italiane, con lo scopo di ottenere regole a loro più favorevoli. In questo probabilmente rimarranno delusi, poiché per quanto riguarda le autorità nazionali non c'è mai stato bisogno di esercitare grandi pressioni, da parte dei sistemi industriali, per ottenere di tutto e di più.

"Il nucleare", ha dichiarato Klaus Schäfer, Amministratore Delegato di E.ON Italia, "è una delle soluzioni per l'Italia in grado di ri-bilanciare il mix di generazione di energia nei prossimi 15 anni, garantendo allo stesso tempo la sicurezza degli approvvigionamenti, riducendo le emissioni di CO2 e consentendo di produrre energia a costi relativamente competitivi. L'introduzione di energia nucleare, accanto allo sviluppo di fonti fossili più pulite, delle rinnovabili e dell'efficienza energetica, sarà essenziale nel futuro. Se le condizioni nel Mercato Italiano evolveranno nella direzione auspicata, la nostra cooperazione con GDF-SUEZ potrebbe contribuire nel futuro alla costituzione di un ulteriore consorzio".

"L'accordo tra E.ON e GDF SUEZ, ha dichiarato a sua volta Stéphane Brimont, Presidente e Amministratore Delegato di GDF-SUEZ Energy Europe, costituisce un primo passo nella nostra cooperazione per fornire un iniziale, concreto e vitale contributo alla rinascita del nucleare in Italia. Per proseguire, avremo bisogno del completamento del quadro regolatorio già ben avviato, di una forte partnership industriale aperta ad altri partner italiani e europei e di un processo competitivo per l'acquisizione dei siti nucleari disponibili”.

Di sicuro non si tratta di due gruppi industriali poco esperti nel settore. Dal punto di vista finanziario, infatti, posseggono quote di partecipazione in 30 centrali nucleari in Germania, Belgio, Francia e Svezia. Dal lato più propriamente industriale, invece, E.ON gestisce e opera direttamente in nove centrali, mentre GDF-SUEZ in altre sette.

Si tratta, sia sul piano dell'economia industriale che di quello politico, di una vera e propria sfida alla cordata italo-francese composta da Enel ed Edf. Il governo italiano punta a coprire nel 2030 il 25% del fabbisogno nazionale con il nucleare e solo la metà di questa fetta dovrebbe arrivare proprio dal consorzio Enel-Edf, almeno per ora. Di conseguenza, ci sono spazi per altre cordate, per altri voraci e rampanti gruppi stranieri che vogliano entrare nell'industria tricolore dell'atomo, soprattutto perché l'industria tricolore, nel settore nucleare, non c'è più da decenni.

Pertanto, contraddicendo chi sostiene che il nucleare potrebbe darci la cosiddetta "indipendenza energetica", in realtà ci si sta legando alle tecnologie nucleari estere, soprattutto quella francese, che si avviano a gestire non solo la costruzione, ma anche l'esercizio delle centrali stesse, cioè in pratica stanno allungando le mani verso le nostre bollette elettriche.

Silenzio assoluto da parte dei vertici della cordata franco-tedesca circa la tecnologia che potrebbe venire scelta dal nuovo consorzio, anche se nei giorni scorsi l'americana Westinghouse ha fatto sapere di stare proponendo la sua tecnologia nucleare AP1000, rivale dell'Epr scelto da Enel ed Edf, a tutte le grandi utility europee interessate al nucleare in Italia.

Nel nostro Paese, per ora silenzio dalla politica e dalla pubblica amministrazione, così come dall'industria. L'unico apprezzamento per la comparsa del cartello franco tedesco viene dall'utility lombarda A2A, secondo la quale l'accordo "rende più concreta l'idea di un consorzio per il nucleare che A2A sta auspicando".

Di sicuro, tuttavia, le imprese nazionali potranno avere, in questi consorzi, solo dei ruoli di secondo piano, alle spalle dei gruppi guida che, da Edf a Gaz de France, stanno calando come avvoltoi sul nostro Paese. Al governo nazionale è lasciato il ruolo della cosiddetta sicurezza, dove non s’intende certo la sicurezza nucleare propriamente detta, quanto semmai il tenere al sicuro gli impianti dagli sguardi indiscreti di cittadini, associazioni, e perfino magistrati.

Su questo punto, il governo Berlusconi ha già saputo rispondere nei mesi scorsi, includendo tutti gli impianti che anche indirettamente operano nel ciclo nucleare nell'elenco dei siti strategici nazionali. In pratica, sono stati trasformati in zone militari, guardate a vista da sentinelle armate.