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di Alessandro Iacuelli

E' di quelle notizie che possono smuovere palazzi. E in Campania forse qualcuno trema davvero. Tra le otto persone arrestate dalla Guardia di Finanza, che ha eseguito ordinanze di custodia emesse su richiesta dei pm della Divisione Distrettuale Antimafia di Napoli Raffaele Cantone e Alessandro Milita, c'è Claudio De Biasio, subcommissario ai rifiuti con delega agli impianti. In pratica, il vice del Commissario Bertolaso. L'accusa? Tra le più gravi possibili: il concorso esterno ed il favoreggiamento di associazioni mafiose di stampo camorristico, con un chiaro riferimento al cartello di clan dei casalesi ed ai La Torre di Mondragone. Truffa ai danni dello Stato, l'aver agevolato interessi patrimoniali dei due clan. Questo quanto emerso dalle indagini, che si sono avvalse della collaborazione di alcuni pentiti. Non è solo quello di De Biasio, l'arresto eccellente. Anche Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio di Smalitimento rifiuti Caserta 4 è accusato di truffa aggravata, e ha ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari. In manette anche i fratelli Michele e Sergio Orsi, esponenti dei DS ma anche imprenditori nel settore dei rifiuti, ed alcuni elementi ai vertici del clan dei casalesi. In particolare, i fratelli Orsi sono accusati di essere il tramite tra la camorra e la politica casertana.

I casalesi lucrano sui rifiuti fin dall'inizio dell'emergenza campana, nel 1994. Secondo l'accusa grazie alla complicità di De Biasio e degli altri arrestati. Elementi della politica campana o del Commissariato ai rifiuti. Gli esponenti dello Stato avrebbero ricevuto cospicue somme di denaro provenienti dai profitti ricavati dall'attività dell'azienda Eco 4, società controllata dai fratelli Orsi alla quale è affidato il servizio di raccolta dei rifiuti in ben 18 Comuni della provincia di Caserta.

La truffa contestata agli indagati sarebbe stata realizzata in parte con false fatturazioni atte a creare fittizie situazioni debitorie del consorzio Caserta 4, a vantaggio della società dei fratelli Orsi, per un valore di 905.000 euro. Gli inquirenti hanno accertato inoltre l'esistenza di società fittizie, la vendita simulata di azioni, una serie di irregolarità per eludere l'eventuale rifiuto della certificazione antimafia, la stipula di alienazioni di azioni per un corrispettivo di 9.100.000 euro. I magistrati hanno disposto anche il sequestro di immobili e di quote societarie a carico di diversi indagati.

Non finisce qui. Vengono contestati dai magistrati anche degli episodi di corruzione da parte di Michele Orsi. Uno per l'ottenimento della certificazione antimafia, in cui è coinvolto un funzionario dell'ispettorato del lavoro di Caserta, componente del gruppo ispettivo antimafia istituito in prefettura; l'altro relativo al rilascio del rinnovo del porto d'armi, ottenuto grazie a un ispettore di polizia in servizio alla questura di Caserta.

Poi vengono i legami con la criminalità organizzata. La DDA di Napoli su questo è certa delle accuse che muove: c'è un patto tra gli amministratori della Eco 4 e la criminalità organizzata di Mondragone, alla quale veniva versata una tangente di 15.000 euro mensili per poter svolgere l'attività nel territorio controllato dal clan. Le altre ordinanze di custodia sono state notificate in carcere ad esponenti dei clan già tratti in arresto in passato.

Durante la conferenza stampa che ha fatto seguito agli arresti, il procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della DDA, ha criticato la nomina di De Biasio a subcommissario ai rifiuti. Secondo il magistrato, si è venuta così a creare una "commistione tra controllori e controllati".
Proprio così. Diventa controllore una persona che, a rigor di logica, non avrebbe potuto esserlo: nel corso di una telefonata intercettata dalla Guardia di Finanza, Michele Orsi parla con una persona che non è indagata di Claudio De Biasio: "È uno dei nostri, stiamo facendo di tutto per farlo nominare subcommissario". E la nomina, tempo dopo, è arrivata.

Come è possibile, ci si chiede? "La nomina di De Biasio l'ho voluta io, dopo aver avuto l'indicazione dal ministero dell'ambiente", ha dichiarato Guido Bertolaso.
Interrogato dai giornalisti a proposito del blitz, ha aggiunto: "Di questa inchiesta non sapevo nulla. Non avevo modo di dubitare delle sue competenze tecniche e della sua correttezza etica. Se avessi avuto dei dubbi non ci sarebbe stato un ministro in grado di convincermi". Invece il ministro l'ha proposto e ne ha ottenuta la nomina.

Immediato il putiferio politico a Roma. L'onorevole di Forza Italia Paolo Russo, già presidente della Commissione Bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura, chiede le dimissioni del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Occorre che Prodi revochi il ministro che ha segnalato De Biasio a Bertolaso, o che sia lo stesso titolare del dicastero dell'ambiente a dimettersi in rispetto delle istituzioni e del ruolo che ricopre", ha dichiarato.

Speculazione o meno che sia, quella di Russo, resta il dato di fatto: al vertice di una struttura dello Stato nata anche per contrastare l'ecomafia campana, c'era una persona definita "uno dei nostri" da un esponente della camorra.