Stampa
di Elena Ferrara

Salta l’equilibrio e s’annuncia il clima del cambiamento. Ed è subito conto alla rovescia per quei ghiacciai dell’Himalaya e del Karakorum – 33mila chilometri quadrati - che dovrebbero sciogliersi in seguito ad uno “tsunami” che si sarebbe già messo in moto a causa dell’innalzamento della temperatura. Le cronache ci ricordano che negli anni cinquanta, accanto al tetto del mondo, c'erano grandi laghi glaciali. Ma oggi sono tutti al limite. Scompaiono. E ancora: nel bacino nepalese del Dudh Koshi, sempre nella regione dell'Everest, ci sono laghi glaciali ad alto rischio. L’allarme generale ecologico viene da cinque paesi della regione - Pakistan, India, Cina, Nepal, Bhutan – che si accingono a coordinare le loro attività per salvare il salvabile. Ad Islamabad si svolge una conferenza scientifica sul tema dell’Himalaya; a New Delhi gli scienziati propongono di far intervenire direttamente le Nazioni Unite; in Cina, tra le tante catastrofi che sconvolgono il paese, l’allarme per l’Himalaya è notevole. Numerose sono già le iniziative scientifiche che sono adottate nell’intera area. Nel Nepal il governo allerta gli “sherpa” che operano nel massiccio del Dhaulagiri e della catena dell’Himalaya. Il problema di questa catastrofe annunciata non è, comunque, solo asiatico: è globale. Gli annunci, drammatici ed apocalittici, vengono da Kathmandu. Qui i maggiori scienziati dell’Asia si ritrovano per fare quello che si chiama il “punto della situazione”. E le notizie diffuse sono preoccupanti pur se non nuove. Questa volta, però, sono le certezze scientifiche a preoccupare. Si apprende che il surriscaldamento dell'atmosfera sta lentamente sciogliendo i maggiori ghiacciai del pianeta, provocando così un pericoloso innalzamento del livello dei mari e dello stesso effetto serra. Ed ecco la notizia più eclatante. Si annuncia che entro cinquant'anni sull'Himalaya non esisteranno più neve né ghiacciai. A gettare l’allarme è Andreas Schild, direttore generale dell'ICIMOD, il Centro internazionale per lo sviluppo integrato della montagna (International centre for integrated mountain development) che riunisce i paesi della regione himalayana.

Schild (che nei giorni scorsi ha incontrato a Kathmandu una delegazione italiana (c’era anche l’on. Gianni Alemanno) ha denunciato le difficoltà che il Centro incontra nel portare avanti la sua attività di ricerca e di prevenzione nei confronti di quelle montagne minacciate dal cambiamento climatico. L’Himalaya, quindi, è più che a rischio. Avrebbe gli anni contati. Ed è chiaro che i paesi direttamente interessati a questa catastrofe si apprestano ad unire i loro sforzi. Tutta l’intera regione del complesso montuoso è - dopo l'Antartide e l'Artico - la più grande riserva di ghiac¬cio.

Il rischio per gli abitanti è che il fenomeno, entro trent'anni, possa provo¬care disastri ambientali quali inondazioni o valanghe. Nella regione dei ghiac¬ciai, che si distende per 2.400 chilometri (attraverso Pakistan, India, Cina, Nepal e Bhutan) risulta che le temperature sono già cresciute tra i 0,15 e i 0,6 gradi Celsius (0,27 e 1,08 Fahrenheit) ogni dieci anni negli ultimi trent'anni. In Nepal – questa la denuncia della dirigenza locale - il ghiacciaio Imja, a Sud dell’Everest, si ritira per un tratto di 70 metri l'anno. Stessa sorte per una grande porzione del ghiacciaio Rongbuk, sul versante settentrionale del monte Everest. Da tutti gli studi effettuati da un’equipe di scienziati cinesi ed indiani risulta che lo scioglimento dei ghiacciai himalayani sta procedendo ad una velocità impressionante.

E rischia di lasciare dietro di sè una scia di devastazioni ambientali ed economiche che metterebbero in pericolo la sopravvivenza di oltre un miliardo di persone. Quelle cioè che vivono ai piedi delle montagne e che rischiano di essere spazzate via dalle alluvioni. Altri pericoli si riferiscono al fatto che molti fiumi, in conseguenza delle modificazioni climatiche e geologiche, potrebbero deviare il loro corso, ridurre la portata e persino prosciugarsi.

Altre situazioni a rischio si registrano nell’Imja Glacier, ai piedi dell’Everest che dall’alto dei suoi 8872 metri guarda al crollo che si sta delineando. Il ghiacciaio, infatti, si sta ritirando alla velocità di 70 metri all'anno lasciando dietro di sè laghi glaciali la cui superficie è cresciuta anche dell'800 per cento a partire dagli anni Settanta. Il pericolo più imminente è che debordino devastando territori e villaggi circostanti. Eventi che, sebbene sporadicamente finora, si sono già verificati in Nepal, Bhutan e India.

Le indicazioni che vengono dai paesi dell’area si riferiscono alla necessità di avviare immediatamente sforzi congiunti e globali. Ma è chiaro che Cina ed India, in questo contesto, dovrebbero immediatamente ridurre le fonti di inquinamento tenendo conto soprattutto del fatto che i ghiacciai della catena Himalaya-Karakorum - che si estendono per oltre 2.500 chilometri (dal Pakistan al Bhutan) - danno origine a nove dei più grandi fumi dell'Asia e che danno acqua dolce e vita a oltre 1 miliardo e trecentomila persone.

Ovvero, circa un quinto della popolazione mondiale. L’allarme per questo “tsunami” globale non è solo asiatico. Gli scienziati di Kathmandu, non a caso, ricordano che anche il Polo Nord è in serio pericolo: negli ultimi trent'anni il ghiaccio si è ritirato del 6-7% nei mesi invernali e del 10-12% in quelli estivi. A livello mondiale, lo scioglimento è aumentato ad una media dell' 1 % annuo negli ultimi 35 anni.

Siamo all’Sos ghiacci. Con la rivista statunitense Science che ricorda che dal 2040 - nei mesi estivi - i ghiacci del Polo Nord potrebbero sciogliersi completamente dando vita ad un “oceano stagionale”. Tutto questo mentre i ricercatori del “National Snow and Ice Data Center di Boulder” (Colorado) raccolgono nuove previsioni computerizzate.

La metà dei modelli da loro elaborati confermano che i ghiacci del Polo Nord - che galleggiano direttamente sul mare e, a differenza di quelli del Polo Sud, si distendono su una superficie pari a quella di un continente - scompariranno completamente già entro pochi decenni. In Groenlandia, inoltre, uno dei ghiacciai più grandi del mondo, il Kangerdlugssuaq, si sta già sciogliendo con velocità: perde una media di 40 metri al giorno, circa 14 chilometri l'anno.

Tornando alle tragiche realtà himalayane c’è solo da confidare sull’attività degli stati interessati. Le associazioni degli ecologisti e i governi – Pakistan ed India in particolare – sembrano aver trovato punti di intesa per comuni programmi di intervento per salvare il tetto del mondo. Operando, con forza, per impedire l’immissione nell’aria di anidride carbonica e di altri gas.