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di Cinzia Frassi

Una vendita sui generis quella di Alitalia. Pochi giorni fa il consiglio di amministrazione della compagnia aerea, guidato da Maurizio Prato, ha preso la sua decisione: trattare in esclusiva la vendita della compagnia di bandiera con Air France-Klm. Nel veloce count down verso il fallimento della compagnia dai colori nostrani, arriva la proposta della compagnia franco olandese che, in base alla nota del CdA di Alitalia, “offre ad Alitalia, nell’attuale stato di forte criticità della situazione aziendale, anche riguardo al processo attuativo del piano di transizione-sopravvivenza, la soluzione appropriata per la salvaguardia del complessivo patrimonio dell’azienda”. La privatizzazione di Alitalia è un capitolo apertosi un anno fa circa, con la decisione del Consiglio dei ministri di cedere la fetta di torta del 49,9% della compagnia. Da allora nulla di fatto: la gara aperta a febbraio di quest’anno finisce con il ritiro delle offerte di MatlinPatterson e Air One. Così, mentre giovedi scorso il presidente del Consiglio Romano Prodi stringeva la mano al presidente francese Nicolas Sarkozy, il futuro di Alitalia pareva già delinearsi all’orizzonte. Sul piatto del Tesoro, dopo la decisione del consiglio Alitalia, l’offerta di Air France, una compagnia capofila in Europa e tra le piu solide nel mondo con i suoi 23 miliardi di fatturato. L’offerta prevede per prima cosa 35 centesimi ad azione, contro un solo centesimo promesso da AirOne, e l’acquisizione del 100% del capitale della compagnia di bandiera attraverso uno scambio di azioni. A rendere appetitoso il piatto dell’offerta un aumento di capitale di 750 milioni di euro aperto a tutti gli azionisti, il riacquisto di bond convertibili al loro valore nominale e 6,5 miliardi di euro di investimento al 2015.

Gli aspetti più discussi dell’offerta tuttavia si misurano su tre elementi: il logo, la flotta e il nodo Malpensa. I colori della bandiera erano un must che doveva perdurare per almeno otto anni nel bando di gara varato dal governo e andato a vuoto. Nell’offerta francese si parla di “disponibilità” a salvaguardare i requisiti di identità. Accanto a questa nota dolente, i diritti di traffico extraeuropei, quelli che oggi sono esclusivi di Alitalia. Per la flotta dalla livrea tricolore i francesi prevedono una iniziale riduzione, quindi la completa sostituzione dei vecchi MD80 e B767 entro il 2017. Accanto a questo la promessa di “una crescita graduale e costante della flotta a partire dal 2011”. Poi c’è la questione hub e il ruolo di Malpensa, che ha scatenato il fronte del nord, in testa il sindaco di Milano Letizia Moratti e Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia. Si perché i francesi sono stati chiari: a Malpensa resteranno solo tre voli intercontinentali su New York, San Paolo e Tokyo. I francesi non fanno mistero del fatto che intendono privilegiare l’hub di Fiumicino.

A dimostrazione che uno dei nodi determinanti della questione è il futuro di Malpensa, le recenti dichiarazioni d'Oltrale che si affrettano nelle ultime ore a sottolineare che "non vi sarà nessun depotenziamento dello scalo lombardo". Da parte sua il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, insiste e dice "la partita non è chiusa" e aggiunge polemico l'invito al governo di scoprire le carte e svelare eventuali accordi sottobanco.

Mentre il presidente del gruppo francese, Jean Cyril Spinetta, canta già vittoria in attesa della decisione che il governo Prodi ha promesso per la prima metà di gennaio, AirOne non si da per vinta. L’offerta si riassume in una cordata capitanata da Ap Holding seguita da Intesa Sanpaolo, Nomura, Goldman Sachs e Morgan Stanley, necessarie per qualsiasi ambizione di crescita e di strategia di sviluppo della compagnia tricolore. Con la decisione del CdA Alitalia, Carlo Toto vede sfumare le sue ambizioni ma non rinuncia a chiedere udienza al governo e a credere ancora in uno spiraglio possibile. La sua offerta aveva puntato in particolare sulla garanzia di mantenere l’identita tricolore della compagnia italiana e sul mantenimento del ruolo di Malpensa. L’offerta di AirOne aveva incontrato consensi da più parti, tra i banchi del governo e di Confindustria, in occasione del vertice convocato da Prodi l’11 dicembre scorso. Oggi pare che il governo abbia cambiato idea, non si sa se prima o dopo il CdA di Alitalia.

Il cruccio della livrea, che non ha niente a che vedere con il patriottismo verace, ma oscura l’anomalia insita di ogni privatizzazione, alla quale è stata accompagnata per mano Alitalia: è solo un problema di numeri, siano essi cifre a sei zeri o occupati. Nessuna differenza. I sindacati restano sul piede di guerra e le cifre degli esuberi risuonano in sordina rispetto ai centesimi per ogni azione, ai profitti, ai diritti di traffico. Si parla di mille esuberi solo in Alitalia Fly a fronte della promessa di nuove assunzioni solo dal 2010. Il segretario Filt Cgil Fabrizio Solai commenta, a proposito della decisione del CdA di Alitalia, che “non è la sola stranezza di una vicenda nata male e condotta peggio. Davvero non si capisce se gli elementi a sostegno della proposta Air France sono così convincenti perché non si è aperta una discussione trasparente per confrontare le proposte e scegliere per il meglio. ”

Dopo il colpo gobbo su finanziaria e welfare, il presidente del Consiglio Romano Prodi si pela la patata bollente Alitalia. Sicuramente non può, o non dovrebbe, deludere gli affiliati in Alitalia. Lo stesso non si può dire dei lavoratori della, ancora per poco, compagnia di bandiera.