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di Sara Nicoli

Anche chi lo sostiene, ormai ha capito che la pazza idea di Berlusconi di “fermare i francesi” e di dare il via alla favola della cordata italiana è una bugia di quelle con le gambe tanto corte da non essere arrivata neppure alla naturale scadenza per la quale era stata formulata, ovvero dopo le elezioni in modo da intascare il voto dei lavoratori di Alitalia e del suo indotto. I sindacati che fino a qualche giorno fa hanno gigioneggiato in attesa di testare “l’effettiva consistenza” della proposta del Cavaliere, come sottolineato da un Bonanni (Cisl) imbarazzante più del solito, alla fine hanno dovuto gettare la spugna e ammettere che, allo stato non c’è alcuna alternativa possibile al piano proposto da Air France per salvare l’Alitalia. Il problema è che Berlusconi, ormai solo per ripicca, ha deciso che hai francesi dirà comunque no quando sarà a Palazzo Chigi (e, ahinoi, ci andrà) e dunque per i lavoratori dell’ex compagnia di bandiera non rimane che pensare a trovarsi rapidamente un altro posto di lavoro. In vista, con il Caimano al comando, c’è solo il fallimento. Che farà sembrare il piano “lacrime e sangue” di Spinetta una grande occasione perduta dietro gli interessi dei principali azionisti di Sea, tra cui la Moratti e Formigoni, tutti del Pdl. Almeno non ci sarà bisogno di cercarlo, il colpevole. Niente cordata, dunque. “Allo stato non c'è alternativa a trattare con Air France”, ha detto Guglielmo Epifani. “Il settore trasporto aereo è molto difficile perché c'è una competizione globale - ha spiegato - e favorire una cordata di per sé non risolve il problema. Non c'è una soluzione nazionale ma ci vuole una soluzione attenta agli interessi nazionali, questo è il nodo della trattativa con Air France”. Persino Bonanni, si diceva, alla fine ha voluto evitare il linciaggio promessogli dagli iscritti Cisl in Alitalia arrivando solo a dire che “con i francesi è il caso di parlare ancora per migliorare il piano”, ma di fatto gli esuberi, uno più un o meno, sono quelli. Piange il cuore a dirlo ma effettivamente, tanto per usare le poche parole giuste pronunciate dal leader cislino, quando si parla di Alitalia ci si riferisce ad un perimetro occupazionale di 150 mila dipendenti, incluso l'indotto, ovvero “un agglomerato di lavoratori ed economico di primissimo piano”. “Non ho elementi per capire dove andremo a finire - ha concluso il numero uno della Cisl - dobbiamo per forza essere ottimisti. Solo una chiusura di Air France ci potrà fare cambiare opinione”. Ben arrivati tra chi pensa seriamente al bene della compagnia e non ai soliti affari sporchi di Berlusconi. Un ingresso tardivo, ma sempre meglio tardi che mai.

D’altra parte, sul piano messo nero su bianco da Spinetta c’è davvero poco da scherzare. La bozza, presentata ai sindacati, è solo di 9 pagine, ma c’è la conferma del numero di 2.100 esuberi: 1.500 esuberi per Alitalia, 100 esuberi tra i dipendenti all'estero, e 500 esuberi tra le attività di Az Servizi di cui è prevista la reinternalizzazione: perimetro che viene ampliato per comprendere un numero maggiore di dipendenti. I piloti in “esubero operativo” sono 420 dai 514 precedentemente previsti. Limato a 594, secondo quanto riferiscono fonti sindacali, anche il numero degli assistenti di volo in esubero, dai 600 precedenti. È previsto un forte piano di accompagnamento sociale: il gruppo Air France-Klm, viene sottolineato, “ha scelto come linea di condotta di non abbandonare nessun dipendente”. E di questi tempi una promessa del genere va tenuta in grandissima considerazione. La proposta di accordo quadro inviata da Air France-Klm è inoltre accompagnata da un documento che spiega la “visione strategica” del progetto di acquisizione di Alitalia e da una lettera del presidente Jean-Cyril Spinetta. “Non possiamo andare oltre - scrive Spinetta ai sindacati - senza rimettere in discussione le fondamenta stesse del nostro progetto per Alitalia”. Dal 2010 al 2018, si legge nel documento, “la flotta a lungo raggio dovrebbe essere aumentata di 8 nuovi aeromobili, qualora le condizioni di mercato lo consentissero. Questo incremento del 40% della flotta a lungo raggio posizionerà Alitalia tra i maggiori vettori internazionali a lungo raggio. E questo, sia detto per inciso, è l’unico modo per consentire alla compagnia di continuare a volare con profitto. Ormai sul fronte nazionale, le compagnie low cost la fanno da padrone e solo l’ottusità padana di alcuni maggiorenti del Pdl ha potuto pensare di far volare l’economia del nord in tutta Italia con l’Alitalia. Ma si sa, i bauscia son duri a morire.

Lo sviluppo della flotta a medio raggio, ha spiegato infatti Spinetta, sarà probabilmente inferiore a causa della “crescente concorrenza dei vettori low-cost e dell'alta velocità su rotaia”. AirFrance-Klm ritiene che “il rinnovo della flotta Alitalia sia una delle principali priorità del gruppo. Nel medio raggio Air France-KLM sfrutterà il proprio potere negoziale e le risorse del gruppo al fine di sostituire progressivamente gli MD 80 con aerei della serie A320 e con aerei per il trasporto di 100 passeggeri il prima possibile. Per quanto riguarda il Cargo, “l'attività di Alitalia risulta in perdita significativa e strutturale, con un Ebit 2006 negativo di -74 milioni di euro. Ciò rappresenta una perdita strutturale di più del 30% dei ricavi totali”. “Alitalia - si legge ancora nel documento - non può sostenere una tale situazione, non coerente con la nuova strategia di "crescita profittevole" a cui Alitalia mira all'interno del gruppo allargato”.

Spinetta ha svelato di aver analizzato in dettaglio i possibili miglioramenti della produttività, “ma questi non sono sufficienti a controbilanciare le pesanti perdite, soprattutto in un contesto di inatteso elevato prezzo del carburante. Di conseguenza, l'attività cargo di Alitalia non potrà essere redditizia in futuro e verrà chiusa nel 2010”. Niente è lasciato al caso nel piano francese. Durante un periodo di transizione, che inizierà immediatamente nel 2008, la flotta operativa verrà ridotta da 5 a 3 velivoli MD11, operando su rotte che generino minori perdite. L'attività bellies (cioè il trasporto merci su aerei passeggeri), che rappresenta circa metà del traffico di Alitalia Cargo, verrà mantenuta e beneficerà nel medio termine del rinnovo e sviluppo della flotta a lungo raggio. C’è anche il fronte
delle attività deconsolidate sotto Az Servizi: è prevista la comprensione, nel perimetro dell'offerta per Alitalia, delle attività di handling di Roma Fiumicino e di quelle di manutenzione leggera e manutenzione di linea. Restano escluse altre attività, tra cui quelle di manutenzione pesante gestite dagli stabilimenti Atitech di Napoli.

Il guaio è che il numero dei dipendenti coinvolti sale, arrivando a 4.191. Tra questi sono stimati 500 esuberi nell'area manutenzione, di cui 280 potranno accedere al pensionamento. In particolare l'operazione, che prevede il trasferimento di rami di azienda sotto due diverse nuove società del gruppo, comprende 1.881 lavoratori di Az Airport e 2.300 dipendenti delle attività di manutenzione. Lacrime e sangue, on ci sono dubbi. Ma senza queste misure draconiane, non è neppure pensabile da lontano di riuscire a fissare l’obiettivo di permettere ad Alitalia di riannodare l'attività al circolo virtuoso della crescita redditizia e dunque di ristabilire le basi di un futuro sviluppo ambizioso. I termini usati da Spinetta, a dire il vero, non sono molto chiari, ma alla fine si parla di “misure sociali” destinate ad accompagnare il piano industriale limitando al massimo le situazioni più difficili di licenziamento per offrire “a ciascuno un 'filo di sicurezza” con l’utilizzazione massiccia di pensionamenti e prepensionamenti. E questo approccio è evidentemente più esigente poichè implica mobilità professionali, formazioni, cambiamenti di qualifica
che dovranno essere gestiti progressivamente.

Nel documento strategico che accompagna proposta di Air France-Klm ai sindacati c’è scritto che il gruppo franco-olandese “desidera stabilire con i dipendenti di Alitalia una duratura relazione di fiducia fondata su una politica contrattuale dinamica”. Se andrà in porto l'operazione di acquisizione di Alitalia, i francesi intendono interrompere “il ciclo di congelamento dei salari” e negoziare “normalmente degli accordi salariali come viene fatto nel resto del gruppo”. Ovvero: rinnovare i contratti a scadenze e non fuori tempo massimo, dopo giorni di agitazione, scioperi e quant’altro ha contraddistinto l’ultimo ventennio della contrattazione salariale in Alitalia. Un bel cambio di passo, non c’è dubbio. In linea con l’Europa e sempre più lontani da questa repubblica delle banane fondata sui conflitti di interesse del Caimano.

L'ultima proposta di Air France-Klm per Alitalia non presenta “alcuna variazione sostanziale” e in particolare per i piloti “si parla di 507 esuberi”. Fatto che ha mandato su tutte le furie l’Anpac (sindacato di categoria) che, ovviamente, non ne vuole sapere di far restare a terra un così alto numero di piloti. Ma è anche vero che nessuna compagnia aerea ha una compagine di piloti così numerosa come Alitalia. E dovendo far venire meno l’intero settore dei Cargo, è evidente che anche i politi saranno colpiti. L’altra possibilità, tuttavia, è solo il fallimento, ma per i piloti non è il minor male. “Abbiamo saputo – hanno spiegato all’Anpac - che la promessa di far transitare 180 piloti in Air France riguarda 180 giovani che andrebbero in Cig e poi negli anni sarebbero chiamati per fare una nuova selezione con anzianità azzerata; non ci possiamo stare”. Certo, non fa piacere dover parlare di queste cifre in questi termini. Ma l’assicurazione di Air France di “non lasciare nessuno per strada” nell’ambito della necessaria ristrutturazione va tenuto in seria considerazione. Dall’altra parte ci sono solo le balle e le finte cordate del Caimano; dargli credito significa solo il fallimento. E allora, per strada, sarano in tanti. Tutti.