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di Sara Nicoli

Dice Piersilvio Berlusconi: "Lo scandalo del calcio non inciderà nella sfera dei diritti tv". Beato lui che ci crede. O, forse, ci spera. Ma è solo una pia illusione, la sua. Lo scandalo del pallone riaprirà, inevitabilmente, la partita dei diritti tv. E siccome, almeno allo stato attuale dell'arte, questa potrebbe trasformarsi in una guerra di lunghi coltelli, il governo Prodi ha pensato bene di tentare almeno di metterci, da subito, una pezza, con un decreto ad hoc che dovrebbe dettare nuove regole per l'acquisizione delle immagini delle squadre principali e conseguenti tetti massimi di prezzo. Se ne parlerà nelle prossime settimane. Ma nell'attesa, è meglio farsi due conti. Perché tra la partita di "piedi puliti" e quella dei "diritti violati" c'è davvero di che spaventarsi. Quando - e chissà davvero quando - i campionati ripartiranno, potrebbe esserci una serie B stellare, con Juventus, Fiorentina, Lazio, forse anche la Roma oltre a Napoli, Bari, Lecce, Bologna e magari pure il Genoa. La Rai, che ha acquistato i diritti di B per tre anni, si ritroverebbe con un 90° minuto di grande impatto con soli 7,5 milioni di euro sborsati alla lega l'estate scorsa. Mentre Mediaset, che ha sborsato la cifra astronomica di 61,5 milioni di euro per rimpolpare la trasmissione di Mentana "Serie A", nonché per far giocare gli italiani con le cartuccelle "Premium" (e far guadagnare ulteriormente la famiglia con i decoder del digitale terrestre di Paolo Berlusconi) si troverebbe con un capitale nettamente impoverito: difficile costruire due ore di diretta parlando, casomai, solo dei guai di Moratti con l'Inter o del nuovo Milan senza Shevshenko. Insomma, è da prevedere che la situazione televisiva della B diventi improvvisamente appetibile e dunque tutta da rivedere. Già, ma come? Qualcuno, soprattutto in ambienti Madiaset, ha fatto trapelare l'idea di rimettere tutto su un tavolo e ritrattare tutti i diritti sulla base dei nuovi, effettivi, valori della squadra. Ma la Rai, ovviamente, non ne vuole sapere di riaprire un'asta vista la posizione di vantaggio in cui, imprevedibilmente si è trovata. E c'è anche il "lodo Sky", che avendo sborsato fior di milioni di euro per aver garantite quasi tutte le partite di A, oggi si trova bellamente con un pugno di mosche in mano. In ultimo il fattore Sportitalia, che della Juve ha comprato i diritti per gli anticipi e i posticipi. La Tv di Tarak Ben Ammar galleggia in orbita Mediaset, non se la passa granché bene ed aveva già chiesto, in tempi apparentemente non sospetti, la rescissione del contratto con la lega, senza ovviamente ottenerlo. Oggi, però, con quella B che si potrebbe prospettare, ha cambiato idea e si tiene stretto il malloppo tra le mani.

E che dire poi di quelle squadre, trattate fino a ieri dalla Lega come dei pezzenti a cui fare l'elemosina, che potrebbero vedere lievitare improvvisamente le proprie quotazioni perché destinate ad ospitare la Juve? Bell'effetto per Albinoleffe, Rimini, oppure il Crotone, trovarsi scaraventati sugli schermi di prestigio e poter, legittimamente, chiedere di essere pagati il dovuto. Un caos, non c'è dubbio. L'idea del neo ministro Melandri, in accordo con il collega delle Comunicazioni Gentiloni, sarebbe quella di riunire tutti intorno ad un tavolo (largo, larghissimo, praticamente immenso), una volta ripulita la pattumiera moggiana, e di tirare fuori un disegno globale che includa tutti i diritti delle varie piattaforme, in modo che non si possano più creare situazioni di monopolio: non dovrebbe essere più possibile, insomma, ottenere un contratto omnicomprensivo come quello che Mediaset ha firmato con Juve, Milan, Inter, Roma e Lazio (per poi rivenderlo a pezzi). Già, ma che fare con i contratti già firmati che hanno valore, come nel caso di Mediaset, appunto, fino al 2010? Il rischio è che finisca in rissa e che prima del buon senso pesino i soldi spesi e persi, perché se davvero è necessario azzerare tutto e ricostruire dalle ceneri, certo non si potranno avere situazioni di privilegio da nessuna parte. Ultimo aspetto. Le squadre che, per virtù o per fortuna, sembrano ancora lontane dalle conseguenze delle chiacchiere telefoniche di Big Luciano e soci e dovessero restare consacrate nella massima serie, a quanto potranno vendere le proprie immagini? La Melandri sembra decisa a stabilire, ex lege, un tetto massimo di richiesta possibile, ma è ovvio che i presidenti delle squadre "miracolate" premeranno per essere lasciati con le mani libere perché al mercato non si mettono tetti. Vista l'aria, squadroni di avvocati sarebbero già al lavoro per garantire ai propri clienti la massima tutela , ma è indubbio che, al momento di una eventuale rivisitazione delle regole e con squadre purgate forse più dalla gogna mediatica che dalla giustizia ordinaria, il prezzo di mercato del prodotto televisivo si troverà immancabilmente svalutato. Almeno all'inizio. Meno soldi sul piatto, dunque, è un po' per tutti. Almeno in tv.