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di Emanuela Pessina

BERLINO. Si è concluso a Berlino l’ultimo appuntamento elettorale 2011 della Germania e la capitale ha riconfermato senza sorprese il terzo mandato al socialdemocratico Klaus Wowereit. A stupire è stato il partito dei Pirati, il movimento dell’informazione libera, che debutterà per la prima volta nel Parlamento regionale. Grande successo anche per i Verdi di Renate Kuenast, mentre i cristiano-democratici, il partito di Angela Merkel, guadagnano soltanto qualche punto rispetto al 2006. A farne le spese sono i Liberali, che non riescono a superare la soglia minima richiesta per essere rappresentati e la sconfitta di Berlino potrebbe essere quella decisiva per un partito che, a quanto pare, non ha più la credibilità per far parte di un Governo nazionale.

Nonostante recenti posizioni impopolari, Klaus Wowereit (SPD) è stato sin dall’inizio il grande favorito di queste elezioni. Già sindaco della città-stato di Berlino da un decennio, il leader socialdemocratico è stato tra i primi sostenitori dei progetti per l’ampliamento dell’autostrada A100 e per la costruzione dell’aeroporto Berlin Brandenburg International, due opere costose e inquinanti che non hanno incontrato il favore dei berlinesi e che avrebbero potuto mettere in discussione la sua riconferma nella capitale. Wowereit è riuscito comunque a mantenere la poltrona, seppur perdendo quasi 2 punti percentuali.

Durante l’ultimo mandato, i socialdemocratici hanno governato con Die Linke, il partito di estrema sinistra che, secondo le proiezioni, questa volta avrebbe conquistato l’11.5% degli elettori: risultato poco brillante che esclude matematicamente una coalizione di governo con l’SPD. A Wowereit rimangono due alternative: i Verdi o una “Grosse Koalition” con la CDU, il partito della Cancelliera, grande rivale da sempre. La scelta non è facile: Renate Kuenast, leader del partito degli ecologisti, ha dichiarato che un governo rosso-verde ci sarà soltanto a patto di un’interruzione del progetto A100 (ma Wowereit non sembra proprio del parere), mentre i cristiano-democratici condividono le decisioni dei socialdemocratici in ambito urbanistico, ma non a livello di politica interna, dove il disaccordo sembra insanabile.

Anche se, dopo i primi exit-pool, già qualcosa è cambiato. Sulla scia dei successi di questo super anno elettorale, i Verdi hanno ottenuto a Berlino il 18,5% dei voti, aumentando di quasi 5 punti percentuali rispetto al 2006. Le ultime interviste hanno svelato che i Verdi sono pronti a “valutare con calma una possibile coalizione [con l’SPD] per trovare un accordo”, perché la controversa autostrada A100 “non costituisce un impedimento”. Certo sarà difficile spiegarlo a tutti quei berlinesi che da mesi ormai manifestano sotto le bandiere del partito ecologista contro l’ampliamento della famigerata autostrada.

Non sembrano invece disposti a prendere in considerazione nessun tipo di alleanza il Piratenpartei, la vera sorpresa di queste elezioni. Con il 9% dei voti il partito dei Pirati si è guadagnato per la prima volta nella storia una posizione in Parlamento. I sondaggi li davano attorno al 10% già da alcune settimane, e il leader Andreas Baum, un ingegnere elettronico di 33 anni, aveva più volte espresso l’intenzione di far valere le proprie idee in senato contro i partiti più tradizionali. Il programma dei Pirati prevede la liberalizzazione dei diritti d’autore, la legalizzazione delle droghe leggere e una maggiore trasparenza in rete: un programma ridotto ma attuale nella sua provocazione e, a quanto pare, ha colpito al cuore una città giovane e alternativa come Berlino.

Bene i cristiano-democratici, che ottengono il 23,5% dei voti. Dopo le disfatte degli ultimi cinque appuntamenti legislativi di quest’anno, finalmente una buona notizia per il partito della Cancelliera Angela Merkel, che è riuscito a guadagnare due punti percentuali. A subire il vento della sconfitta, ancora una volta, sono invece i liberali, che non riescono a ottenere la percentuale necessaria a essere ammessi nel Parlamento berlinese. Con questa ennesima esclusione, i liberali rischiano di non essere più adatti al ruolo di forza di Governo a livello nazionale: se la Cancelliera vuole continuare a presiedere la Germania (e a dire la sua in Europa), certo dovrà inventarsi dei nuovi partner.