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Categoria: Esteri

di Mario Lombardo

Le rivelazioni legate alle attività incostituzionali di sorveglianza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA) stanno continuando incessantemente in queste settimane nonostante l’attenzione dei media di tutto il mondo sia concentrata sulla crisi in Siria. La più recente notizia relativa all’indifferenza dell’NSA per le più normali regole democratiche e della privacy è stata diffusa martedì e descrive come l’agenzia con sede a Fort Meade, nel Maryland, abbia avuto accesso alle informazioni telefoniche di migliaia di utenti in contravvenzione anche delle già deboli limitazioni imposte dalla legge degli Stati Uniti.

Grazie al "Freedom of Information Act", una serie di documenti riservati sono stati finalmente declassificati in seguito ad una richiesta presentata dall’American Civil Liberties Union e dall’Electronic Frontier Foundation, tra cui un atto ufficiale del cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC) - incaricato di valutare e autorizzare segretamente le richieste di intercettazione sottoposte dalle varie agenzie governative - insolitamente critico dell’operato dell’NSA.

Nel documento, il giudice del FISC Reggie Walton rimprovera l’agenzia per avere setacciato dati telefonici di migliaia di americani senza ragione e in violazione delle esili norme sulla privacy fissate dallo stesso tribunale. Il periodo di tempo entro il quale ciò è avvenuto va dal maggio del 2006 al gennaio del 2009.

La condotta illegale degli agenti dell’NSA sarebbe stata rilevata dal Dipartimento di Giustizia che ha poi segnalato i fatti al FISC. Come fa notare eufemisticamente il Washington Post, il fatto che i vertici dell’NSA non abbiano mosso un dito per impedire questa ennesima violazione della privacy dei cittadini contraddice le loro pretese di condurre scrupolosi controlli interni per garantire la messa in atto di operazioni esclusivamente “legali”.

Le anomalie riscontrate dal Dipartimento di Giustizia di Washington su cui si basa il documento firmato dal giudice Walton riguardano la compilazione da parte dell’NSA di una lista di quasi 18 mila numeri di telefono di individui potenzialmente collegati a minacce alla sicurezza nazionale che venivano confrontati con le conversazioni di praticamente tutti gli americani intercettate ogni giorno.

Secondo il FISC, l’NSA aveva creato la suddetta lista di numeri da tenere sotto osservazione senza prestare la dovuta attenzione ai limiti di legge, vale a dire senza che vi fosse un “ragionevole sospetto” che gli stessi numeri telefonici fossero collegati ad attività terroristiche.

Per il giudice Walton, infatti, solo il 10% di queste utenze sollevavano dubbi legittimi di terrorismo, mentre gli altri erano finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’NSA senza ragione o, più probabilmente, perché relativi a persone considerate una “minaccia” per la sicurezza del paese a causa di attività non legate al terrorismo e quindi intercettate in maniera illegittima anche secondo gli standard del governo americano.

Le critiche del giudice del FISC rivelano un sistematico superamento dei limiti imposti all’NSA, tanto che “le procedure per la difesa della privacy non hanno mai funzionato pienamente”, così che gli agenti hanno avuto regolarmente accesso ai dati telefonici “in violazione degli ordini del Tribunale”. Questa considerazione smentisce clamorosamente le dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti dell’apparato della sicurezza nazionale degli Stati Uniti nelle quali è stato più volte assicurato lo scrupoloso rispetto dei limiti fissati dal governo e dal Congresso nella raccolta di informazioni sensibili.

Le irregolarità, come è facile prevedere, non hanno riguardato solo la questione sollevata dal giudice Walton, visto che un’indagine interna dell’NSA iniziata nel febbraio del 2009 e condotta in collaborazione con il Dipartimento di Stato aveva rilevato svariate altre infrazioni alle norme.

Le regole violate in questa circostanza dall’NSA, oltretutto, risultano esse stesse quanto meno discutibili e sono state al centro di accese polemiche nei mesi scorsi in quanto autorizzano la raccolta e la conservazione di “metadati” telefonici di qualsiasi utente americano o straniero.

La giustificazione addotta per queste attività illegali dal direttore dell’NSA, generale Keith Alexander, risulta a dir poco assurda, come scrisse lo stesso giudice Walton, e cioè che il personale dell’agenzia riteneva che gli svariati database dei numeri telefonici a loro disposizione non fossero coperti dalle stesse norme della privacy e, quindi, quello contenente i già ricordati 18 mila numeri poteva essere consultato liberamente.

Un esponente dell’intelligence americana sentito nei giorni scorsi dal New York Times ha affermato invece, altrettanto assurdamente, che il comportamento illegale dell’NSA condannato nei documenti del FISC appena pubblicati non sarebbe stato intenzionale, bensì conseguenza soltanto di incomprensioni dovute a complesse problematiche di natura tecnica.

Come ha confermato in questi mesi una lunga serie di rivelazioni emerse grazie all’ex contractor Edward Snowden, L’NSA opera in realtà pressoché integralmente al di fuori non solo di qualsiasi principio democratico ma anche delle stesse norme di legge create appositamente dal Congresso americano per legittimare il calpestamento delle garanzie costituzionali in nome della “guerra al terrore”.

A mettere in luce l’aspetto più inquietante della vicenda è stato lo stesso giudice del FISC, Reggie Walton, il quale nel suo parere del marzo 2009 esprimeva un profondo scetticismo circa l’utilità del programma di sorveglianza dell’NSA, sottolineando come simili operazioni fossero sfociate in appena tre “indagini preliminari” dell’FBI basate su intercettazioni raccolte nei modi descritti.

Quest’ultimo commento conferma dunque ancora una volta come l’apparato degno di uno stato di polizia creato da oltre un decennio negli Stati Uniti non abbia come scopo principale quello di combattere o prevenire minacce terroristiche, ma di esercitare un controllo pervasivo sulla popolazione per contrastare qualsiasi minaccia ad un governo sempre più screditato.

Le più recenti rivelazioni diffuse martedì seguono di meno di un mese la pubblicazione di un altro parere del Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera, questa volta risalente al 2011 e nel quale veniva nuovamente criticata l’NSA per ulteriori violazioni della legge in relazione ad un diverso programma di sorveglianza.

La settimana scorsa, infine, il britannico Guardian e il New York Times avevano pubblicato alcuni documenti ottenuti da Snowden che dimostravano come l’NSA abbia la facoltà di abbattere ogni protezione della privacy teoricamente garantita nelle comunicazioni Internet, essendo riuscita da tempo a neutralizzare i sistemi di crittografia comunemente usati sia negli USA che a livello internazionale.