Stampa

di Emma Mancini

Beit Sahour (Cisgiordania). Quasi un film americano d’altri tempi: spie libanesi reclutate dalla Cia che passano informazioni nei café di Beirut o dentro un’automobile dai vetri oscurati. Ma stavolta niente fiction di serie B: a rendere pubblico il modus operandi dell’apparato di intelligence statunitense in Libano è Hezbollah, movimento sciita libanese guidato da Hasan Nasrallah.

Il report, pubblicato venerdì sera in esclusiva dalla rete televisiva Al-Manar, tv controllata e gestita da Hezbollah, svelerebbe l’intrigo: l’ambasciata americana di Awkar, a Beirut, è stata trasformata in un centro di reclutamento di informatori e spie libanesi. Un’attività di spionaggio in piena regola contro il movimento sciita, che l’amministrazione americana avrebbe messo in piedi per controllare e prevenire eventuali azioni contro l’alleato israeliano.

Nei video resi pubblici da Hezbollah, c’è tutto: i nomi veri e quelli falsi degli ufficiali coinvolti, gli obiettivi, i metodi di lavoro. Ma non solo: la struttura di corruzione interna e la stretta cooperazione Israele-Usa in territorio libanese, attraverso lo scambio di informazioni tra CIA e Mossad.

Un report che apparirebbe verosimile, dopo le dichiarazioni rilasciate un mese fa da alcuni funzionari statunitensi all’agenzia stampa Associated Press: Hezbollah avrebbe scoperto la rete di spie e informatori della CIA in Libano, danneggiando seriamente la capacità del sistema di intelligence di reperire informazioni sul Partito di Dio. Lo stesso segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, aveva rivelato il giugno scorso che nel suo partito si erano infiltrate due spie reclutate dalla CIA.

“È ovvio che la debolezza israeliana è forte ancora oggi – ha spiegato nel video report Hasan Fadlallah, parlamentare di Hezbollah – e rende necessario affidarsi al più potente apparato di intelligence del mondo. L’incapacità dei servizi segreti israeliani nel confrontarsi con il sistema di sicurezza di Hezbollah è vecchia come la nostra resistenza”.

La rete di spie creata all’interno dell’ambasciata americana non avrebbe altro scopo se non quello di fornire informazioni e strumenti a Israele, infognato nella guerra contro il vicino nemico libanese. “La CIA porta avanti il suo lavoro di intelligence nell’ambasciata statunitense a Ankar, Beirut - prosegue il video - attraverso una ‘stazione’ situata in uno degli edifici annessi. La stazione ha il compito di reclutare vaste reti di agenti in diversi settori della società libanese: politico, sociale, educativo, sanitario e militare”.

L’attuale capo della stazione di reclutamento sarebbe l’ufficiale della CIA Daniel Patrick McFeely, diplomatico statunitense. Insieme a lui, sarebbero operativi full time altri dieci funzionari, a cui si affiancano temporaneamente ufficiali con particolari compiti. Ufficiali di cui Hezbollah pubblica i nomi, aggiungendo quelli in codice utilizzati per garantirne la sicurezza: ufficiale Nick, ufficiale John, ufficiale Yusuf e così via.

Obiettivo americano è quello, secondo Hezbollah, di creare una rete di informatori in grado di coprire tutto lo spettro della vita pubblica e sociale del Paese dei cedri: “Dipendenti del governo, del sistema di sicurezza, membri di partiti politici, medici, religiosi, banchieri, giornalisti, professori universitari”. “Dopo la prima fase di reclutamento - continua il report - la neospia viene chiamata in ambasciata. Qui fornisce tutte le informazioni in suo possesso fino a quel momento e viene creato un file dettagliato sull’informatore e sulle sue potenziali capacità e connessioni sociali. Nella fase successiva, l’agente diventa operativo fuori dall’ambasciata. Tra l’agente e il funzionario Usa a lui assegnato viene stabilito un programma d’azione”.

Un programma che prevede il reperimento di informazioni sui membri del Partito di Dio e della resistenza libanese: numeri di telefono, indirizzi di casa, indirizzi delle scuole frequentate dai figli, eventuali problemi finanziari.

Ma non solo. Obiettivo della CIA è quello di ottenere valide informazioni sull’operato del movimento nelle città e nei villaggi: “Lista delle armi possedute dai singoli, magazzini di armi, strutture logistiche, membri target dell’alleato israeliano. Informazioni che poi vengono girate al di là del confine, a Tel Aviv”. Nella guerra del 2006, gli Stati Uniti hanno fornito il materiale al Mossad israeliano, materiale utilizzato per compiere attacchi mirati contro edifici civili nei quali si pensava fossero nascosti membri di Hezbollah.

La rete di informatori, secondo Hezbollah, viene direttamente condivisa con i servizi segreti israeliani, mettendo in contatto alcune delle spie con funzionari del Mossad: per questo, gli agenti libanesi sarebbero chiamati a fornire informazioni anche su organizzazioni culturali, sociali o economiche in qualche modo connesse con il Partito di Dio.

Al massimo ogni due mesi l’agente è chiamato a riferire il materiale in suo possesso, materiale su cui viene redatto un report volto a controllare la produttività della spia. “Gli incontri tra funzionario americano e informatore avvengono in luoghi pubblici, come cafè e ristoranti, McDonald’s e Starbucks. Oppure in automobili con targa diplomatica Usa”.

Dietro la ‘stazione’ e la rete di informatori, spiega Hezbollah, è stato costruito un sistema di corruzione che coinvolge i funzionari interessati nell’operazione. “L’agente libanese riceve denaro per i suoi servizi dall’ufficiale di riferimento. È poi tenuto a firmare una ricevuta che conferma il pagamento. La somma riportata nella ‘fattura’ è minore di quella realmente consegnata alla spia”. Il resto finisce nelle tasche dei funzionari della CIA.

 

Fonte: Nena news