Stampa
di Alessandro Iacuelli


Un giorno viene scoperto un luogo dove vengono depositati, senza nessuna garanzia di sicurezza, dei rifiuti industriali classificati come tossico-nocivi. Si trovano, per giunta, su un terreno agricolo, e dalle indagini scaturiscono una serie di arresti di elementi appartenenti ad un clan criminale organizzato. E’gravissimo per la nostra salute, ma è un qualcosa che, in un'Italia travolta dalle ecomafie, ci aspettiamo, che sappiamo essere possibile. Quando invece dalle indagini scaturiscono una serie di arresti che colpiscono non un clan mafioso, ma una giunta comunale, allora sta succedendo qualcosa che fa venire i brividi, qualcosa che è gravissimo non solo per la nostra salute, ma anche per quella delle nostre istituzioni locali. E' successo a Montefiascone, in provincia di Viterbo, non in una delle regioni a tradizionale presenza mafiosa, ma nel Lazio settentrionale.
All'alba del 4 maggio scorso, i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma, guidati dal colonnello Roberto Masi, hanno notificato otto ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Sono indagati, oltre al sindaco di Montefiascone Fernando Fumagalli, anche l'assessore all'Ambiente Valdo Napoli e il segretario comunale Luciano Carelli, poi ci sono imprenditori e dirigenti di diverse società. I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, corruzione, falso e abuso d'ufficio.

I tre amministratori del comune di Montefiascone sono accusati di corruzione perché avrebbero assegnato a trattativa privata l'appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ad una società mista pubblico-privato, in cambio dell'assunzione di 12 persone. L'affidamento a trattativa privata del servizio, prevedeva la revisione quadrimestrale dell'importo, che nel giro di un anno sarebbe salito da circa 371 mila euro l'anno a 574 mila euro.
Il traffico di rifiuti tossico-nocivi e pericolosi avrebbe fatto capo alla “Econet” e a “Tuscia Ambiente”.

Le aziende sono soggetti appaltatrici per la raccolta e smaltimento rifiuti: infatti la società mista coinvolta ha un pacchetto azionario che è controllato al 49% dalla Econet e al 51% proprio dal Comune di Montefiascone. La Tusca Ambiente, è un'azienda riconducibile, attraverso dei prestanome, agli imprenditori Angelo e Giuseppe Bologna, titolari della Econet, entrambi latitanti.

L'organizzazione, a partire dall'agosto 2006, avrebbe smaltito illecitamente 23 mila tonnellate di rifiuti speciali, grazie a certificati rilasciati da laboratori d'analisi che chiudevano un occhio. In alcuni casi i rifiuti tossici venivano miscelati per creare del falso compost che veniva sparso sui terreni di quattro aziende agricole viterbesi, che sono state poste sotto sequestro mentre i loro proprietari sono tra i 28 indagati.

Nel falso compost, il Noe ha rilevato presenze di sostanze tossiche, come il cadmio, altamente cancerogeno, in dose fortemente superiore rispetto ai limiti di legge; stessa cosa per il nichel. I rifiuti tossico-nocivi e pericolosi arrivavano dalla Sardegna, dove era molto attiva la Econet, quindi sull’isola in parte tornavano per essere smaltiti illegalmente. Il resto veniva inviato in Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Lazio. Il giro d'affari del traffico illecito di rifiuti è stato stimato in 10 milioni di euro.

Ancora una volta, sullo sfondo del reato gravissimo, c'è una pubblica amministrazione che se non è disattenta e distratta è addirittura collusa.
Di nuovo ci sarebbe da tirare in ballo l'annosa e pesante questione della moralizzazione della politica, fin dai livelli degli enti locali, come ad esempio i comuni come quello di Montefiascone.

Ancora una volta, emerge l'incapacità, o l'inoperosità, degli enti preposti al controllo dei comuni e degli altri enti locali. Ancora una volta, è l'azione repressiva di magistratura e forze dell'ordine a scoperchiare l'ennesimo caso di malaffare ambientale, che genera denaro e distrugge la salute umana, oltre l'ambiente. Azione repressiva che può avvenire solo dopo che il reato è avvenuto, quando ormai è troppo tardi e la contaminazione è già avvenuta. Il danno è già fatto.
Quanto dovremo aspettare ancora, prima di vedere delle vere strategie di prevenzione, in grado di funzionare celermente e di evitare che tonnellate di sostanze nocive vengano sparse sul territorio?