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di Alessandro Iacuelli

Si ritorna a parlare di conferenza nazionale sull'Energia, in Italia, ma non ancora di un nuovo Piano Energetico Nazionale. Certamente è importante la costruzione di una conferenza nazionale, della quale c’è bisogno da almeno un quinquennio; ma c'è da notare che la procedura istituzionale per arrivare all'appuntamento è iniziata solo dopo la bocciatura, da parte dell'UE, del piano nazionale sulle emissioni presentato dall'Italia. A questo si aggiunga che la conferenza mondiale sull'energia, la World Energy Conference, si terrà nel prossimo mese di novembre, dall'11 al 15, proprio a Roma. Così, il nostro governo ha deciso di organizzare finalmente la conferenza nazionale sull'Energia e l'ambiente. La data definitiva non c'è ancora, è tutta da costruire. Quel che per ora è certo, è il decreto congiunto presentato da Bersani e Peroraro Scanio, che prepara il terreno all'attuazione della conferenza. L'evento difficilmente sarà prima dell'estate, poiché i tempi non sono precisamente brevi ed il lavoro da fare è molto. Il comitato nominato dai due ministri deve lavorare molto ed in fretta, per riuscire a tenere la conferenza subito prima del WEC di Roma. L'idea della Conferenza Nazionale sull'Energia e l'Ambiente non è nuova. Ricordiamo che il governo Berlusconi l'aveva tirata fuori, attraverso un'iniziativa del ministro Scajola, a fine legislatura, dopo il disegno di legge Marzano sul riordino del settore energetico. Resosi conto che non avrebbe fatto in tempo, lo stesso Scajola l'aveva rinviato a dopo le elezioni, anche perchè sarebbe stata una convention aziendale, un tavolo tra le imprese che in Italia si occupano di energia.

A differenza della proposta di Scajola, il nuovo decreto allarga l'orizzonte di discussione e di pianificazione. Da un lato certamente sono in ballo le liberalizzazioni dei mercati energetici, che Bersani cerca ad ogni costo, ma dall'altro viene richiamato esplicitamente, già nel decreto, il protocollo di Kyoto e la necessità di proteggere l'ambiente e il territorio per contribuire agli obiettivi di tagli di emissioni di gas responsabili dell'effetto serra. La conferenza, nelle intenzioni del governo, ha grandi ambizioni: definire le priorità e le linee guida della politica energetica nazionale.

Si tratta di una vecchia urgenza nazionale, visto che l'ultima conferenza è stata nel '98, troppo tempo fa, in termini di evoluzione tecnologica, rivoluzioni geopolitiche e soprattutto allarmi riguardanti i cambiamenti climatici. Se a questo si aggiunge che l'ultimo Piano Energetico Nazionale risale al 1987, quando le esigenze del Paese erano certamente diverse e molto ridotte rispetto ad ora, emerge immediatamente quanto sarebbe stato opportuno farla anni fa, la Conferenza Nazionale.

Stando all'idea dei due ministri, la conferenza dovrebbe riuscire ad evitare che a discutere di quanta energia serva all'Italia, e soprattutto di come produrla, siano solo i manager delle aziende energetiche e i rappresentanti del governo. L'articolo 2, al comma 2, stabilisce infatti che il comitato incaricato di organizzare la conferenza "può avvalersi del parere dei rappresentanti delle amministrazioni centrali e periferiche, di altre amministrazioni e istituzioni, delle associazioni di categoria e delle principali imprese del settore energetico e ambientale, delle università, degli enti di ricerca, dei rappresentanti dei consumatori e delle associazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese".

Non sappiamo ancora se il governo fa sul serio, o ancora una volta ci sarà l'ennesimo rinvio. Lo vedremo dal come lavorerà nei prossimi mesi il comitato ministeriale. Sul fronte della cittadinanza, ci si augura che anche tutti i movimenti, da quelli ecologisti fino ai comitati contro i gassificatori e gli inceneritori, facciano una riflessione sull'argomento del fabbisogno energetico italiano e di come produrre energia nel Paese, avanzando magari anche delle proposte, almeno circa la destinazione dei fondi CIP6.