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di Fabrizio Casari

La nascita del Partito democratico è stato ed è un fattore di destabilizzazione del quadro politico. D’altro canto, la debolezza intrinseca di una maggioranza che si regge su uno o due voti al Senato, non offre molto spazio all’iniziativa politica ed anche le fibrillazioni nello schieramento di sinistra dell’Unione non aiutano. Ma questo quadro di difficoltà – oggettive e in alcuni casi circostanziali - poggia fondamentalmente sulla mancanza d’identità politica del Governo, ormai avviato – salvo scatti di reni - verso l’imbrunire. Succede però che anche chi dovrebbe muovere verso una sua ripresa, dimostri di avere poche idee e per giunta confuse. Desta particolare scoramento, infatti, vedere che le proposte per armonizzare il gettito fiscale mostrino una volta di più l’esistenza di due distinte maggioranze. Con quella radicale che, giustamente, non è disposta ad ingoiare altri rospi e quella che si definisce moderata, che mentre risulta dotata di una vena ideologica che poco o niente produce sotto l’effetto del risultato concreto, chiarisce l’assoluta incompatibilità con un progetto riformatore. Il cosiddetto “centro moderato”, infatti, continua nella sua partita di assestamento in funzione di ogni tipo possibile di scenario politico e che, per bocca di insospettabili quanto inediti “coraggiosi” e ministri improvvisatisi improbabili marinai, invia segnali di guerra al programma che hanno firmato ed alla coalizione di cui fanno parte. L’allineamento al 20% del prelievo è cosa apprezzabile ed era già prevista nel programma della coalizione “guidata” da Romano Prodi. Davvero risulta incomprensibile la difesa dell’attuale aliquota che pone sullo stesso piano la produzione e la rendita. Si può semmai discutere sul fatto che la proposta sull’elevamento al 20% della tassazione dei BOT possa risultare in parte insignificante ai fini dell’ampliamento del gettito fiscale e che, alla fine, serva solo a far rientrare la quota di gettito minore che risulterebbe dalla riduzione della tassazione sui conti correnti bancari. Ora, a parte il fatto che se anche fosse solo questo il risultato non ci sarebbe niente di male, anzi, non si capisce quale sarebbe “l’attacco alle tasche degli italiani”.

Perché se è vero che la riduzione della tassazione sui conti correnti bancari, che beneficia la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, sarebbe comunque salutare (anche se va riconosciuto come non sia probabilmente decisiva nel bilancio familiare) sotto il profilo dei numeri risulta niente altro che una riduzione resa possibile dall’innalzamento dell’aliquota sui BOT. Che, va ricordato, hanno il prezzo fissato da un’asta, perciò con una maggiore tassazione costeranno meno. Maggiore tassazione, minor prezzo di aggiudicazione: per i risparmiatori, insomma, nessuno svantaggio e nemmeno per lo Stato, che venderà meno ma incasserà di più. In sostanza, dunque, a fronte di una maggiore armonizzazione del prelievo, non vi sarebbe un ulteriore aumento della pressione fiscale.

Dal punto di vista dell’erario, quindi, la situazione non cambierebbe granché, risultando in pratica una sorta di “partita di giro”. L’aumento della tassazione sui BOT, che forse non produrrà effetti significativi sulle entrate (si parla di due miliardi di Euro l’anno) serve però, appunto, a bilanciare le minori entrate che deriverebbero dalla riduzione del prelievo sui conti correnti. L’aumento dal 12,5 al 20% del prelievo sui dividendi goduti dal possesso di titoli e plusvalenze varie, andrebbe a finanziare la riduzione dal 27 al 20% del prelievo sui conti correnti bancari. Purtroppo, non é possibile differenziare la tassazione sulla base del reddito degli acquirenti.

Non si capisce dunque - o meglio, si capisce benissimo - perché la Margherita strepiti contro il provvedimento. Che viene definito inopportuno - dato il clima negativo o comunque d’incertezza dei mercati - e viene dipinta, in sostanza, come una misura ideologica, frutto di una concezione economica che scambia la rendita con il risparmio. In realtà, i depositi bancari – e non i titoli - rappresentano ancora la forma maggioritaria del risparmio per le famiglie italiane. Si tratta quindi, pur se con effetti limitati, di un sostegno diretto alle famiglie e di un prelievo maggiore per le rendite.

Con il sostegno di TPS, ormai ventriloquo della BCE, l’impressione è che la Margherita ed altri settori della ex-Dc alzino il fuoco di sbarramento per alzare l’asticella della convivenza con l’anima di sinistra della coalizione. Che diventi insomma un ulteriore tentativo di smarcamento del progetto originario dell’Unione, che porti i rutelliani ed i suoi seguaci verso sponde più confortevoli. Sfidano i Ds sul terreno delle scelte economiche per definirne, una volta per tutte, quelle politiche. Che potrebbero portare i cosiddetti “coraggiosi” lontano dal Governo e, forse, lontani dal Pd. L’autunno si annuncia caldo e ai coraggiosi servono coperte