Finalmente è stato svelato il mistero che si celava dietro al "sondaggio
americano" di Berlusconi.
Quella del premier è stata un'operazione prettamente mediatica, realizzata
per conto di Forza Italia dalla "Psb", che non sta per "partido
socialista brasileiro", ma è invece l'acronimo di "Penn,
Schoen & Berland Associates", società sondaggistica a stelle
e strisce dalla dubbia fama.
Sul palco di Modena il presidente del consiglio aveva già anticipato
i risultati, i quali naturalmente testimoniavano la sua progressiva ed ineluttabile
rimonta, e anzi, dati alla mano, si potrebbe persino parlare di un leggero vantaggio
della Casa della libertà, le cifre essendo: 48,4% per il centro-destra,
contro il 48,2% dell'Unione.
Cosa che non ha fatto Berlusconi, il quale nelle numerose dichiarazioni si è
limitato a sigillare la situazione parlando di un sostanziale pareggio, senza
spingere oltre l'offensiva sfrontata verso l'intelligenza degli italiani.
Le cifre, anche in merito alle semplici preferenze partitiche, sono molto vistose
e interessanti; a volere essere maliziosi coincidono con quelle che Berlusconi,
in questo dato momento, avrebbe desiderato. Nei giorni scorsi il premier si era lamentato della faziosità dei sondaggisti
italiani, accusati di essere componente organica del pentagono rosso (che sta
rapidamente assumendo le dimensioni di un solido mostruoso non contemplato dalla
geometria) e rei di sottovalutare le potenzialità taumaturgiche della
parte dell'elettorato ancora incerto, sottolineano i forzisti.
Ecco quindi che, in questa situazione intollerabile, spunta dal cappello magico
il "sondaggio americano", il quale adotta vantate tecniche di consultazione
"speciali" e ovviamente non rivelate, quasi si stesse parlando della
ricetta segreta della Coca-cola.
Tuttavia questa rilevazione avrà pure un sapore dolce per Berlusconi
e i suoi, ma il sospetto che sia tutto meno che credibile è assai fondato.
A cominciare dal fatto che i piccoli partiti dell'Unione sembrano irrealisticamente
quasi scomparsi dalle intenzioni di voto. Su tutti i Verdi, dati regolarmente
al 2-3%, qui segnalati allo 0,7%; e proprio questa è la logica conseguenza
di un primo "ingrediente segreto" del real american taste:
agli interpellati è stata posta l'opzione di voto per il "Sole che
ride", un po' come se i Ds fossero stati presentati come "il partito
di Mussi" e Forza Italia il "cielo azzurro".
La fantasia e l'originalità sono caratteristiche che non sembrano dunque
mancare in casa Psb, pur essendo evidentemente a senso unico.
Ad essere sottostimata, rispetto alle cifre ormai acclarate, anche la Margherita
(stessa cosa dicasi per Rifondazione), mentre i Democratici di Sinistra toccano
la quota del 25,9%, come a voler seminare zizzania tra le componenti uliviste.
Sul versante opposto, le calcistiche tre "punte", alleate e insieme
concorrenti di Berlusconi, cioè Alleanza nazionale, Udc, e Lega Nord,
restano inchiodate ai loro storici consensi, mentre la rimonta sembra essere
esclusivo appannaggio e merito di Forza Italia, che raggiunge così il
24,9%, contrariamente alla più nota forbice del 20-22%.
Il gradimento per l'operato dell'attuale governo, sempre consultando i dati
di questo sondaggio, sarebbe aumentato dal 39 al 44% negli ultimi due mesi,
mentre l'Unione nello stesso periodo avrebbe perso quasi quattro milioni di
elettori: un esodo biblico di cui nessuno si era accorto.
Come ha giustamente scritto Alessandro Robecchi, "per trovare in natura
un crollo paragonabile a questo si può pensare allo scioglimento dei
ghiacciai, oppure al potere d'acquisto degli italiani sotto il governo Berlusconi".
Non a caso la Psb non è certamente stata estranea in passato ad
operazioni assai controverse: nel 2004, con i suoi exit pool, per altro illegali
perché resi pubblici prima della chiusura delle urne, aveva assicurato
tutti della schiacciante sconfitta di Chavez in Venezuela, nell'occasione del
referendum confermativo della sua presidenza.
Secondo la società, infatti, gli oppositori erano stati maggioritari,
al 59% contro il loro Presidente.
I fatti altresì dimostrarono che gli exit-pool erano completamente errati
e i risultati diametralmente opposti, dato che Chavez ottenne il 58% di voti
in suo favore, mentre era solo il 42% la percentuale di coloro che erano contrari
al suo operato.
L'opposizione anti-chavista lo accusò di "brogli" e la stessa
cosa fa oggi Berlusconi nei confronti del centro-sinistra, agitando nelle mani
il sondaggio fresco di stampa, che confermerebbe a suo dire la partigianeria
di tutti gli altri istituti sondaggistici nostrani.
Ma lo scomodo passato della Psb non finisce qui: se negli Stati Uniti,
come spesso capita quando si parla di grandi corporation, la ditta applica una
politica bipartisan, sostenendo, ad intervalli regolari ed anche contemporaneamente,
sia i democratici che i repubblicani, in Messico vi è stata invece una
politica decisamente schierata a favore del Pan e del suo candidato Vicente
Fox, l'attuale presidente messicano.
Anche in questo caso con grosse irregolarità.
Basti pensare che la Psb, contrariamente alle normative, si era rifiutata
di indicare il committente del sondaggio, poi rivelatosi lo stesso partito di
Fox.
Si parla infine di un ruolo significativo anche nel contesto della cosiddetta
"rivoluzione arancione" in Ucraina.
Il tutto rivendicato apertamente: in un documento su internet, dove la società rende noto il suo scopo primario, ovverosia "formare la percezione che il gruppo al potere in un Paese goda di ampia popolarità", anche se questa legge aurea non sembra essere valsa per Chavez e per chiunque altro, in generale, sia in contrasto con la Casa Bianca.
Ad ogni modo, se questi sono gli obiettivi fondanti della premiata ditta, è
lecito supporre che anche nel caso italiano si sia tentato un meccanismo additivo,
nella misura in cui un sondaggio pilotato può realmente orientare le
intenzioni di voto, modificando la percezione del singolo cittadino sullo stato
di salute del governo in carica presso l'opinione pubblica.
Come che sia, questi risultati sembrano essere, più che la fotografia
dello stato reale delle cose, una freudiana interpretazione dei sogni berlusconiani.
Ma è anche vero che - come afferma lo stesso Baget Bozzo - è proprio
sul sacro fuoco della fede politica, e non sulla ragione, che il berlusconismo
si forgia, in quanto investitura plebiscitaria non mediata.
Uno schema non dissimile a quello novecentesco dei tanti caudilli populisti
che hanno governato l'America latina.
Fino all'avvento della democrazia.