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di Domenico Melidoro

La questione degli "impresentabili" ha fatto rumorosamente irruzione in un'accalorata campagna elettorale in cui sembra fare più scandalo la presenza di Vladimir Luxuria nelle liste di Rifondazione Comunista che quella nell'UDC di Totò Cuffaro, la cui vicinanza ad ambienti mafiosi è da tempo al centro delle cronache nazionali. Dai salotti televisivi e dalle pagine dei giornali che, in questi giorni di austera par condicio, raccontano con solerte puntualità la successione di manifestazioni pubbliche, dichiarazioni e interviste dei leaders politici, echeggiano reciproche accuse di avere nel proprio schieramento persone che per il loro discutibile passato o per le recenti prese di posizione sarebbero pericolose e non meritevoli di essere candidate alle elezioni. In questa nuova forma di delazione si è particolarmente distinto Gianfranco Fini. Il Ministro degli Esteri, nonché Vice-Presidente del Consiglio e leader del più grande dei partiti eredi del MSI, sempre più convinto di aver brillantemente superato tutti gli esami di accettabilità democratica, è stato prodigo nell'elargire giudizi e consigli ai propri avversari politici. Fini ha più volte criticato l'Unione per al presenza di sovversivi nelle proprie liste. Attacchi feroci sono stati rivolti (certo non solo da parte di Fini) contro Marco Ferrando del PRC, che aveva espresso pareri non proprio politically correct su Israele e sulla triste vicenda dei nostri soldati morti a Nassiriya. Le polemiche sono state tali che anche Bertinotti ha ritenuto opportuno escludere dalle liste del proprio partito il trotskista Ferrando.

Anche Casini, leader di quell' UDC che contende a Forza Italia il vergognoso primato per il numero di Parlamentari e Amministratori condannati o inquisiti per gravi reati (anche di mafia), ha sollevato obiezioni su una massiccia presenza nel futuro Parlamento di esponenti del PdCI, dei Verdi e di Rifondazione che potranno pericolosamente condizionare le politiche del Governo qualora Prodi riuscisse a vincere le elezioni. Casini ha puntato il dito in modo particolare contro alcuni dei dirigenti del PdCI per aver aderito ad una manifestazione in sostegno della Palestina nel corso della quale qualcuno ha intonato cori che si auguravano la ripetizione della strage di Nassiriya. Il Presidente della Camera si è spinto fino a proporre a Fassino di stringere un patto con Berlusconi per escludere dalle liste delle reciproche coalizioni tutti i candidati impresentabili.

La reazione dei vertici dell'Unione a queste raccomandazioni tutt'altro che disinteressate è stata timida e impacciata. D'Alema, a proposito del caso Ferrando, si è chiesto con imbarazzo perché l'esponente di Rifondazione ci tenesse tanto a far perdere l'elezioni a Prodi con le sue avventate dichiarazioni. Fassino non ha invece risposto alla proposta di Casini, limitandosi a rassicurare l'avversario a proposito dell'esiguo peso politico e della fedeltà al programma di governo dei parlamentari di sinistra che saranno eletti nel prossimo Parlamento.

Maggiore vigore è stato esibito un po' da tutto il centro-sinistra nel criticare la presenza nella cosiddetta Casa delle Libertà di movimenti di estrema destra capeggiati da figure il cui passato è costellato di reati di varia natura, tra cui anche la apologia del fascismo e la ricostituzione del Partito fascista. Berlusconi, nel disperato tentativo di recuperare consensi, ha stretto alleanze politiche poco trasparenti con i vari Roberto Fiore, Adriano Tilgher, Pino Rauti e Alessandra Mussolini, ma, quando sono sorti dubbi sull'opportunità di includere questi nomi nelle proprie liste, ha escluso l'eventualità di candidare persone che non hanno mai rotto i ponti col fascismo e con l'ideologia reazionaria che esso incarna. Casini ha pensato bene di tranquillizzare il proprio elettorato ribadendo che i personaggi più imbarazzanti non figureranno nelle liste del Centrodestra. Tuttavia, l'alleanza politica con la destra fascista è stata siglata e, secondo Casini, non ci sarà da preoccuparsi se qualche esponente di Forza Nuova o qualche militante di gruppuscoli xenofobi e anti-semiti siederà in Parlamento.

Tutta la vicenda che abbiamo sommariamente descritto fa emergere alcune considerazioni. In primo luogo, pare quantomeno degno di stupore che nello stabilire i criteri per essere degni di essere candidati siano coinvolti soprattutto quei personaggi della maggioranza che farebbero meglio a riflettere seriamente su questioni come la nostra partecipazione all'impresa militare statunitense in Iraq, la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, la legge sulle droghe di Fini, le tanti leggi ad-personam approvate, le idee razziste e xenofobe della Lega (di cui le recenti sortite del Ministro Calderoli sul rapporto tra Islam e Occidente sono solo il triste epilogo), i tanti conflitti di interesse, la disastrosa condizione in cui versa la nostra economia, lo stato della ricerca e dell'istruzione pubblica, la disoccupazione e la precarietà del lavoro, le disinvolte politiche ambientali, ecc.

Ci stupisce e ci preoccupa di più la reticenza con la quale l'Unione risponde alle critiche degli avversari. Sembra quasi che ci sia imbarazzo per la presenza di forze di sinistra e che si senta il bisogno di rassicurare il proprio elettorato, ma anche i cosiddetti poteri forti che oggi sostengono l'Unione, che l'egemonia moderata dell'eventuale governo guidato da Prodi non è per niente in pericolo. Il post-berlusconismo rischia di nascere all'insegna di un moderatismo che non intende porsi in reale discontinuità rispetto all'attuale maggioranza berlusconiana. Ad aggravare la situazione si aggiunge la possibilità che, anche a causa della nuova e sciagurata legge elettorale approvata dalla maggioranza, alle elezioni non seguano maggioranze politiche stabili. Ad una situazione del genere si potrebbe rispondere con una ricomposizione degli schieramenti che ad aprile si presenteranno al giudizio degli elettori. A questo punto la tentazione di isolare le forze di Sinistra e i temi che esse portano all'attenzione del dibattito pubblico (pace, lavoro, diritti civili, sviluppo eco-compatibile) sarebbe davvero forte, tanto più che i criteri per escludere dalla competizione gli "impresentabili" (soprattutto quelli di sinistra) sembrano essere, al di là della retorica di facciata, fatti apposta per emarginare chi, da sinistra, cerca di condizionare efficacemente la politica economica e sociale del futuro Esecutivo.