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di mazzetta

Come zombi che risorgono dalle profondità del terreno, decine di personaggi di destra si sono uniti all'attacco all'aborto cominciato da Giuliano Ferrara con la ridicola proposta di una moratoria sull'aborto. Zombi ignoranti, che in un paio di giorni hanno restituito la misura della miseria morale imperante, a destra come a sinistra, tra i politici ed i commentatori di questo scombinato paese. Idiozie assolute, come la proposta di Buttiglione di fare l'autopsia agli embrioni oggetto di aborti terapeutici (forse per controllare l'operato dei medici assassini), si sono sommate alla cupa voce di prelati oscurantisti che hanno intravisto uno spiraglio per sottomettere le donne ed i loro corpi alla disciplina di Santa Romana Chiesa, restituendo un quadro desolante nel quale all'ignoranza si aggiungono ipocrisia. Quella di chi cerca di costruire la propria fortuna politica sulla pelle delle donne e dei loro figli; che brandendo il “rispetto per la vita” in realtà devastano le vite altrui per conquistare benemerenze (e voti) presso bigotti, ignoranti e poteri curiali. Un atteggiamento identico a quello di chi, in nome della libertà e della democrazia, ha seminato guerre, morte e distruzione. Il presunto “rispetto per la vita”, o per la dignità del concepito, non alberga certo dalle parti dei crociati antiabortisti. Dal pingue Ferrara che non si è mai indignato per alcuna delle stragi o delle torture commesse dai portatori di democrazia, fino a Formigoni che in Lombardia ha fortemente limitato l'offerta di Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), è chiaro che a questa eletta schiera non importa nulla della vita umana e ancora meno della dignità delle persone che pagheranno duramente il loro attivismo politico.

Basti per tutti l'esempio di quello che succede in Lombardia, dove da un anno è obbligatorio il funerale per tutti i feti abortiti prima delle 20 settimane (prima facoltativo), anche quando la madre non lo desideri, anche quando il “prodotto del concepimento” in questione sia poco più di un grumo di cellule. Provvedimento odioso, ancora più odioso nella sua applicazione ove impone alla donna una scelta accompagnata dal riconoscimento implicito della natura di cadavere umano agli embrioni e feti abortiti.

La Regione Lombardia, con voto bipartisan “per errore” della sinistra, ha varato un anno fa questa bella trovata, tra le pieghe di un “regolamento cimiteriale”; una schifezza strumentalmente e palesemente intesa a mortificare e rendere le cose più difficili a donne già alle prese con decisioni terribili e personalissime, le quali, se resistono agli assalti delle equipe mediche predisposte per farle desistere, si ritrovano poi a firmare un foglio con il quale sono costrette a decidere se vogliono che il loro embrione sia sepolto in una tomba individuale o in una fossa comune.

Decisione chiaramente intesa ad ostacolare l'applicazione della legge 194 e già allo studio di altre regioni. La sinistra tace da un anno su questo scandalo per il quale, oltre a riconoscere implicitamente al prodotto del concepimento uno status che la legge italiana non prevede, si procura gratuitamente un feroce dolore alla donna nel momento in cui si rivolge alle strutture sanitarie per ottenere aiuto ed assistenza; leggere i protocolli per l'IVG lombarda procura un senso d'angoscia, la donna che vuole abortire deve percorrere una via crucis lungo la quale deve sviscerarsi a psicologi e medici impegnati a “salvare una vita” e a farla desistere dall'insano gesto omicida.

Sì, la storia non si esaurisce nel troglodita provvedimento di Formigoni, perché fatto il beau gest a blandire la curia, i legislatori lombardi hanno abbandonato la faccenda per dedicarsi ad altro, in particolare a restringere le possibilità d ricorso all'aborto terapeutico insieme al numero di medici che in Lombardia praticano l'IVG. La Lombardia, con il 69% dei medici obiettori, ha ormai raggiunto lo spiacevole record della Regione Sicilia, dimostrando come la sanità lombarda sia ormai “cosa loro”; della galassia di aziende, cooperative e cordate operanti nella sanità sotto direzione catto-vaticana, che non concede carriere a chi pratica l'IVG.

Peccato che nessuno si sia poi preoccupato di disporre come risolvere la sepoltura dei “prodotti del concepimento”, che giacciono da mesi nei frigo delle cliniche, custoditi in contenitori di fortuna con al loro bella etichetta in attesa di conoscere la loro sorte. La questione è spinosa, perché bisogna anche trovare un luogo per la sepoltura e varare un regolamento per stabilire come seppellire questi che per i legislatori lombardi sono a tutti gli effetti cadaveri umani, visto che la Lombardia comunque li censisce e riconosce loro uno status equivalente. Poi ci sarebbe da discutere se permettere (e come) di dare un nome ai fetini, quali contenitori usare per la sepoltura, chi paga per la sepoltura e altre piacevolezze. Ma perdere tempo a discutere di dettagli del genere non “tira” politicamente ed entrare nei dettagli rivelerebbe gli aspetti più crudi e raccapriccianti del provvedimento, quindi i fetini possono restare in frigo.

Non è bello discutere di quali contenitori usare per la sepoltura, dove riporli, come organizzare le “fosse comuni” o come dare alla mancata mamma una tomba sulla quale piangere il figlio mancato, o ancora su chi si debba accollare i costi di questa trovata e dove realizzare i cimiteri dei feti; non è bello e non è utile giungere fino al punto nel quale si dimostrerà la crudeltà di una legge che certifica queste donne come assassine. Non è bello, non è utile politicamente e allora non si fa. In un anno la giunta lombarda ed il suo presidente non hanno completato l'opera e così il loro rispetto per la vita umana si limita al marchiare come assassine le donne che hanno abortito in Lombardia e ad accumulare feti ed embrioni nei frigo degli ospedali.

Un gran bel rispetto per la “dignità umana”, non c'è che dire. Se quei prodotti del concepimento sono in qualche maniera esseri umani, e Formigoni dice di sì, l'inazione che li consegna al deposito in freezer non può essere altro che un vilipendio di cadaveri. Dettagli, gli sciacalli non si curano della coerenza tra i loro boatos e le conseguenze reali delle loro decisioni, è stato così evidente per la legge 40 come lo è in questo caso.

Ipocriti, guitti da due soldi, preti in crisi di nervi e baroni della sanità banchettano e prosperano nutrendosi del dolore delle donne e facendo strazio delle loro vite, mentre con una mano intascano ricompense e con l'altra infieriscono sulla sorte di feti ed embrioni, umiliando insieme alle loro vittime, la dignità di tutto un paese. Un meccanismo rodato e già visto all'azione con la stessa faccia tosta su altri temi. Basti per tutti l'esempio parallelo della lotta alla droga. Leggi assurde sulla pelle di chi già soffre, intrusione violenta nelle loro vite affidata a pasdaran timorati di Dio e alla fine no importa a nessuno se le proposte cattolicamente corrette non risolvono nulla e servono solo ad arricchire gli amici.

Nemmeno nel clamoroso caso di Don Gelmini, il famoso prete antidroga, c'è stato un solo politico che abbia condannato il presule e i suoi metodi. Eppure tutta la destra ha santificato un uomo che vestendo la tonaca con stile personalissimo era già finito in galera, ove il direttore aveva dovuto isolarlo perché molestava i detenuti. Non più celebre come “padre Jaguar” (amava le auto lussuose), con la sua “cristoterapia” era divenuto uno dei simboli della lotta alla droga made in Italy. Tipicamente la cenciosa destra italiana non può pensare di dedicarsi ad istituire servizi sociali funzionanti, molto meglio fare l'elemosina a qualche prete che se ne occuperà come può.

Non sappiamo se Berlusconi o altri fan del prete antidroga avrebbero mai affidato davvero i propri pargoli con problemi di consumo di dipendenza da stupefacenti alle amorevoli cure di Don Gelmini; non sappiamo nemmeno se qualcuno di loro avrà avuto un sussulto pensando che questo prete tanto esuberante e telegenico, avrebbe potuto abusarne sessualmente come – stando alle accuse - pare succedesse ai suoi amati assistiti. Nessuno di questi ha fiatato alla notizia del deposito del procedimento giudiziario, nessuno ha commentato le prove portate dagli inquirenti e le dichiarazioni di molti ex-ospiti di Don Gelmini. Nessuno ha commentato neppure le registrazioni di minacce e offerte di denaro alle vittime per farle tacere; tutte cose documentate dalle forze dell'ordine. Il Vaticano si è smarcato in silenzio, consigliando al prete di abbandonare le sue attività dopo aver inizialmente invocato la protezione della Madonna del Sorriso (testuale) sulla tonaca satireggiante.

Nessuno, nemmeno a sinistra, ha colto l'occasione per mettere in discussione una legge sulla droga che è allo stesso tempo inutile, ingiusta e vessatoria; nessuno ha colto l'occasione per affossare metodi all'antitesi della miglior scienza e fondati unicamente sul fanatismo religioso; esibito quanto tradito immediatamente.

Ipocrisie che feriscono i corpi di uomini e donne per procurare vantaggi ad una palude di faccendieri e gerontocrati capaci di farsi blocco sociale e cancro del paese. Il problema, nel caso dell'attacco alla 194, non è l'aborto, ma questo tumore che avvelena il sangue della democrazia italiana, questa melma che la soffoca e che la trascina nel declino e nell'ignoranza, mentre grassi ipocriti se la ridono dell'umanità sempre più dolente che lasciano alle spalle delle loro esibizioni.