Stampa
di Giovanna Pavani

C’è stata una singolare coincidenza che ha accompagnato, appena poche ore fa, l’apertura della seconda crisi (stavolta, probabilmente, definitiva) del governo Prodi. In mattinata il Cardinale Bagnasco aveva offerto nuovi motivi per alimentare lo scontro tra laici e cattolici già fomentato dalla mancata visita di Ratzinger alla Sapienza di Roma. Con sospetto tempismo, il cardinale ha alzato ancora una volta il tiro contro la politica italiana e il suo governo: “L’italia è allo sfascio – ha esordito il presidente dei vescovi italiani - senza speranza, sfilacciato, a coriandoli secondo la definizione degli esperti, nel quale è diffusa una sfiducia diffusa e pericolosa. Un quadro impietoso dal quale emergeva un Paese confuso, dall'economia bloccata, privo di spinte verso il futuro”. Poche ore più tardi il cattolico Mastella staccava la spina al governo annunciando l’uscita dell’Udeur dalla maggioranza.''Basta. E' finita'', ha detto Mastella, aprendo la crisi di governo: un redde rationem anticipato solo di due giorni che ha di fatto vanificato il gran lavorio delle diplomazie, fin dal mattino all'opera per scongiurare il peggio. ''Da uomo di centro che ha guardato a sinistra'', Mastella ha detto chiaramente in quale direzione intende riprendere il viaggio: ''Noi siamo per le elezioni''. Ma in compagnia di chi? “Con tutte le forze che saranno disponibili a prendere in mano la bandiera della libertà e della giustizia: non tratto, non negozio, non accetto mezze misure, oggi dico basta e mi riprendo fino in fondo la mia autonomia di uomo, di politico, di cittadino della Repubblica''. Prodi ha saputo tutto solo dopo, mentre lo stava cercando assiduamente al telefono, ma l’inquisito di Ceppaloni si negava da almeno tre giorni. Chiaro il segnale di una cattiva sorpresa in arrivo per il governo. ''L'esperienza di questo centrosinistra é finita. E se ci sarà da votare sulla fiducia voteremo contro'', ha commentato con nettezza chiarendo anche di considerare “ininfluente il dibattito che oggi si dovrebbe svolgere sullo stato della giustizia.

La vendetta di Mastella, dunque. Anche spiegata nel dettaglio e senza timore alcuno di passare per uno con manie di persecuzione, ma solo vittima di una inchiesta giudiziaria “faziosa e pregiudiziale”, trasformatasi, a suo dire, in una gogna mediatica che ha finito di privare “della libertà personale la moglie Sandra”. Me ne vado, ha detto ancora Mastella ''con i miei talenti di leader popolare e i miei errori, ma sempre accompagnato da una visione e da una pratica della politica onesta''. Se ne va, allora, Mastella, ferito dalla ''mancata piena solidarietà di amici e alleati, timorosi di subire anch'essi la gogna mediatica'', colpito ''dall'attacco strumentale e fazioso di personalità ministeriali che dovrebbero guardare il loro passato e riflettere, più che aggredire il presente e il futuro dei loro compagni di banco''. La vicenda giudiziaria si concluderà in un ''nulla di fatto'', Mastella ne è certo. Ma intanto l'esperienza con il centrosinistra é conclusa per sempre, perché ''un governo e una maggioranza hanno senso se sono capaci di aggredire i mali del Paese e non di lasciare per convenienza opportunistica che i propri membri siano aggrediti da gente di malaffare politico e mediatico e giudiziario''.

I fedelissimi di Mastella raccontano di una decisione presa già da giorni, da quando il Guardasigilli si era sentito abbandonato dalla sua maggioranza. ''Sapete come sono fatto io... - confidava Mastella nei giorni scorsi - a Porta a Porta erano stati invitati decine di esponenti del Pd per parlare delle mie dimissioni e nessuno c'é voluto andare. Nessuno che abbia speso una parola per me. Ad Antonio Padellaro ha dovuto far ricorso Vespa...''. L'impressione di una parte della maggioranza é che invece l'aspetto emotivo non sia centrale. Si racconta di un partito già intenzionato per metà a passare con Forza Italia, più che critico con il leader per i guai piovuti sull'Udeur dal beneventano, il feudo di Mastella. Si dice a mezza bocca che la scelta dell'ex delfino di De Mita sia stata dettata dalla necessità di non essere disarcionato dalla leadership dell'Udeur.

Sia come sia, Mastella ha sbattuto la porta. E ora si apre una crisi dagli esiti molto incerti. A destra è quasi un coro: elezioni subito. Berlusconi non offre alternative e con lui si è subito schierata l’ex Cdl. Mentre Prodi pensa di parlamentarizzare la crisi, anche a sinistra c’è chi non vede alternative al voto. Come il leader Prc, Franco Giordano. Che, come molti altri, non ha potuto non notare la corrispondenza di amorosi sensi tra lo strappo di Mastella e le dure parole di Bagnasco. ''E' chiaro che quando le gerarchie ecclesiastiche chiamano, il centro moderato risponde''. Di fronte all'ipotesi delle elezioni, comunque, Giordano invita la sinistra ad investire sulla sua unità e ad accettare così ''la sfida di Veltroni. Con il leader del Pd se la prende anche il socialista Gavino Angius. Il suo annuncio di andare da soli alle elezioni, afferma infatti, ''ha costituito un fattore dirompente per la coesione della maggioranza e la tenuta del governo''. Gli occhi, comunque, sono tutti puntati verso il Colle. Ma a nessuno sfugge che al voto anticipato si presenterebbero forze in campo ben diverse da quelle di solo diciotto mesi fa. Un solo fatto è certo: Mastella sarà con il centrodestra. Dove, in fondo, è sempre stato. A sinistra non sentiranno la mancanza. Almeno dei suoi ricatti.