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di Sara Nicoli

Già il solo vederlo pronunciare la parola “aborto” provoca un sano senso di disagio e di disgusto. Non appena, poi, oltre all’ormai noto salmoidiare su quanto sia riprovevole la pratica abortiva sotto tutte le latitudini senza che mai ci possa essere una ragione valida per farvi ricorso, lo si sente dire che l’altro giorno a Napoli, oltre ad aver offeso la dignità di una donna che già stava soffrendo “è morto anche un bambino”, vien voglia davvero di spernacchiarlo. Ma siccome passeremmo poi per cafoni, scivolando dalla parte dove non vogliamo stare, ossia quella del torto e della furia cieca vendicativa delle menti semplici, ecco che ci piacerebbe avere, adesso, una macchina del tempo. E ricacciare Giuliano Ferrara esattamente dove vorrebbe farci tornare lui, ad anni luce da qui e dal mondo civilizzato, verso quel tardo medioevo, oscuro e terribile, di cui sicuramente lui e i suoi vescovi sentono tanto la mancanza. Ovviamente vorremmo che, contrariamente a quanto vuole il Cavaliere, Ferrara non ci andasse da solo, indietro nel tempo. Ci spediremmo volentieri anche il suo giornale e i componenti tutti della lista Pro Life (leggasi No all’aborto), nostalgici del mondo che torna all’età della pietra, ma che è anche l’unico in cui questi furbastri che le sparano grosse per far breccia sui poveri di spirito, trovano degna cittadinanza. Comunque, il fatto che Ferrara si candidi al Senato con la non segreta aspirazione di prendere in mano le redini della Salute Pubblica al posto della tanto vituperata Livia Turco, ha qualche vantaggio. Il primo è che per un po’ sparirà dalla televisione, anche se poi La 7 la vedono in pochi. Ma sarà comunque una momentanea liberazione. In secondo luogo, la candidatura ha svelato a tutti quello che davvero si celava dietro la nobile e tanto disinteressata battaglia “per la vita”: siamo davanti ad un espediente furbesco per abbindolare qualche beghina raccontandole che, votando lui, diminuiranno miracolosamente gli aborti. Non solo: l’idea è anche quella di seminare zizzania nel centrosinistra, dove c’è sempre qualche Binetti che abbocca portando così acqua al mulino del Cavaliere. Che, peraltro, dell’aborto se ne infischia allegramente, visto che la sua signora ha dichiarato di aver abortito fra il sesto e il settimo mese, mentre lui è da sempre molto interessato ad altre faccende come il processo Mills, il processo Mediaset, il processo Saccà e la sentenza della Corte di Lussemburgo su Europa7. Infine, c’è l’aspetto più godibile della situazione, quello di ritrovare candidato Ferrara dopo gli strepitosi trionfi del ’97, quando – si ricorderà – nel Mugello fu eletto Di Pietro. Anche con i voti di un centrodestra che, pur di non votare Ferrara, mise la croce sulla scheda e consacrò deputato l’aguzzino principale del loro padrone di riferimento, appunto l’ex Pm di Mani Pulite. Ferrara, insomma, ci farà divertire, ne siamo certi.

Ci diverte meno il pensare che, tra solo due mesi, il Caimano piduista potrebbe nuovamente trovarsi a palazzo Chigi e da lì andare a baciare la pantofola al Papa Re Ratzinger per coglierne gli auspici a salvaguardare l’integrità della famiglia tradizionale e il valore della vita. Con buona pace di una laicità dello Stato che il Cavaliere, troppo preso dai fatti suoi, butterebbe tranquillamente alle ortiche pur di tenere tranquille le anime belle integraliste cattoliche. Par già di vederlo, il Caimano divorziato, andare a Oltretevere accompagnato dal neo gentiluomo del Papa, Gianni Letta. Se solo si pensa che 14 anni fa stavano per arrestare quest’ultimo per le presunte tangenti sulle frequenze tv e ora lo chiamano “gentiluomo”, vuol dire che c’è davvero speranza per tutti. Molto meno per il futuro del Paese, ancora una volta ostaggio di gente che ha fatto della menzogna uno stile di vita.

Tutto questo rimestare nei feti da parte di noti ex abortisti, questo appellarsi all’etica da parte di conclamati ladroni e malfattori, questo sventolare i valori della famiglia da parte di celebri puttanieri, questo commuoversi per la sacralità vita da parte dei peggiori guerrafondai, sostenitori di Guantanamo e Abu Ghraib, questo intenerirsi per i bambinelli da parte di chi vorrebbe cacciare dagli asili i figli dei clandestini, questo portare a spasso le madonne pellegrine da parte di fior di miscredenti, è ogni giorno uno spettacolo che fa male agli occhi. A cui va aggiunto il vero problema di questi tempi, ovvero l’arrendevolezza della politica davanti alle ingerenze vaticane e il non trovare una mente illuminata (ne basterebbe una sola) capace di sputtanare Ferrara e tutte le sue balle in tema di amore per il prossimo, per la vita, per il futuro dell’Italia. Peraltro Ferrara ci ha abituato, nel corso degli anni, a spaciare come verità indissolubili le sue passioni: da Berlinguer a Craxi, da Berlusconi a Ruini.

Altro che valore della vita! Ferrara è uno così, vanitoso e opportunista, che sposa la causa che di volta in volta può portargli maggior guadagno, uno “a cui piace mettere confusione” come ha ricordato di recente un suo insegnante del Liceo dove studiava. In questo caso vuol sparigliare, con la sua bravata antiaborista, sul voto cattolico. Quello che, a detta dei soliti sondaggisti che non ne azzeccano mai una, farà la differenza alle prossime elezioni. Ci crediamo molto poco. Ma, soprattutto, non crediamo neanche un attimo alla buona fede di Giuliano Ferrara che si fa braccio armato di una Chiesa che dimostra di voler essere sempre più politica fino ad invadere tutti gli ambiti del vivere civile con insopportabile arroganza. Le truppe del Papa, con Ferrara, vogliono entrare in Parlamento. Sarà bene adoperarsi per impedirlo.