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di Cinzia Frassi

“Senza l'accordo con Air France esiste il rischio di commissariamento della compagnia”. E' il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa a dirlo martedì nella sua relazione al Consiglio dei ministri su Alitalia in una discussione informale. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera il titolare dell'Economia sostiene che "la partita può avere soltanto tre conclusioni: l'esito positivo della trattativa, l'arrivo di un'offerta concorrente o l'amministrazione straordinaria con la probabile liquidazione della compagnia". Il caso Alitalia arriva al suo passo decisivo proprio in piena campagna elettorale, quando ogni parola, ogni intervento si gioca sull’effetto alle urne. Molte le opinioni, ricette, soluzioni più o meno interessate. Al suo debutto, la neo presidente di Confindustria Emma Marcegaglia taglia corto e prende posizione accanto ai suoi colleghi del nord dicendo chiaramente che "così com'è, questo piano dal primo di aprile introdurrà un calo dei due terzi dei voli da Malpensa, fatto che penalizza non solo l'aeroporto lombardo ma tutto il nord". Il piano di Air France prevede una riduzione drastica dei voli dall'aeroporto lombardo che ne sarebbe penalizzato, coinvolgendo naturalmente tutto l'indotto. Lunedì scorso Air France riceve l'ok dei ministri di Prodi, il quale tuttavia pone una condizione precisa: la Sea deve tornare sui suoi passi e lascar perdere la causa per inadempienza promossa contro Alitalia. Ma Giuseppe Bonomi, presidente e ad Sea, non ci sta e, in un intervista dei giorni scorsi, dichiara: "Vogliamo in ogni caso un risarcimento. Se Alitalia ci dà una mano a ridimensionarne le conseguenze del suo addio, l’importo può essere rivisto rispetto alle richieste iniziali. Il grosso delle nostre pretese, infatti, si riferisce ai danni futuri”. “Poi – prosegue - chiediamo una cosa semplice: una rapida revisione degli accordi bilaterali che ci consenta di aprire nuovi voli intercontinentali da Malpensa e la garanzia di una parità d'accesso da Milano e Roma. Il mio timore è che Parigi pretenda di ereditare quella politica di tipo protezionistico garantita ad Alitalia negli ultimi 20 anni. Giustificata quando il governo era azionista. Ora non più. Senza diritti di traffico Malpensa non attirerà mai un nuovo vettore di riferimento".

Mr. Spintettà, dal canto suo, non si mostra morbido al suo primo incontro con i sindacati di ieri. Il suo interesse è quello di mettere le mani su una compagnia alla deriva finanziariamente ma con risorse in termini di rotte, flotta e professionalità che ingolosiscono parecchio. Il fatto è che non è disposto a cedere di un millimetro e lo dice apertamente. "I margini sono inesistenti o limitatissimi, anche per non pregiudicare la coerenza complessiva dell'offerta”. Quindi, nessuno sconto per Malpensa. Il presidente della compagnia francese prevede che gli esuberi siano vicini alle 2100 lavoratori ed i sindacati puntano i piedi. Cgil, Cisl e Uil incontreranno oggi il presidente Alitalia Maurizio Prato, ma premono per un incontro urgente con il Presidente del Consiglio uscente Romano Prodi. Epifani e Bonanni, del resto, giudicano “improponibile l'alternativa tra un accordo capestro e il fallimento di Alitalia”. “Deve essere compiuto ogni sforzo per concretizzare soluzioni alternative che evitino diktat o il fallimento - hanno scritto i due leader sindacali in una lettera a Prodi. Come non bastasse anche l'Anpac, il sindacati dei piloti, si fa sentire e minaccia: "Se restano i tagli sarà lotta dura".

A questo punto ecco che arriva il Cavaliere che si mette in mezzo e manda a dire a “Mr. Air France” che "con il mio veto dovrà rinunciare e su Alitalia possono intervenire AirOne con Banca Intesa e, nella cordata altri imprenditori italiani fra cui anche i miei figli". Insomma, vuole che l’affare Air France cada a picco al più presto. A Prodi dice che il governo ha condotto la vicenda con “dilettantismo” e bolla come “irricevibile la proposta di Parigi”. Il Cavaliere sa che ad Air France servirà il sì del prossimo governo e si allarga.

Il candidato premier cita l'imprenditore Ligresti come uno degli interessati alla ipotetica cordata all'italiana e fa sapere che pure dal mondo arabo arriverebbe un contributo di minoranza. Si sbilancia addirittura a vedere utili nel medio termine quando afferma che "se gli istituti di credito sono della partita, si parte subito e l'azienda potrebbe tornare a fare utili già dopo un anno, un anno e mezzo". Infine rivolge un appello agli imprenditori, come se questi non avessero avuto l’opportunità di avanzare a suo tempo un’offerta: “Abbiano l'orgoglio di scendere in campo loro, di presentare un piano industriale, di fare un'offerta”. Voli pindarici pure in borsa quelli del titolo di bandiera che ieri in apertura é andato giù e quindi sospeso per eccesso di ribasso, per poi riemergere tronfio nel pomeriggio, in un sussulto tutto guidato dalle dichiarazioni e dalle voci dell’ultim’ora. L’affare Alitalia fa davvero gola a molti, per un motivo o per un’altro, ma forse non ha molto a che fare con l’appetibilità sostanziale della compagnia.