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di Mariavittoria Orsolato

Il karma del cavaliere deve essersi inceppato. Prima il mitra mimato alla povera giornalista russa, poi lo scivolone sul “salva-rete 4” e adesso questa sparata sulle intercettazioni. Da quando è tornato al Governo, Silvio Berlusconi non ne fa una giusta. Lo scorso sabato in occasione dell’Assemblea dei Giovani Industriali, tenutasi come tradizione (noblesse oblige) a Santa Margherita Ligure, il Presidente del Consiglio ha annunciato un nuovo disegno di legge anti-intercettazioni, con pene fino a 5 anni per i trasgressori, siano essi giornalisti, poliziotti o magistrati. Attenzione però, le intercettazioni non saranno del tutto abolite ( era troppo anche per lui ). Si potrà ricorrere alle registrazioni telefoniche solo ed esclusivamente nelle indagini che riguardano il terrorismo o la criminalità organizzata- leggi mafia, camorra e n’drangheta. L’annuncio ha fatto trasecolare i magistrati dell’Anm, da parte loro è impensabile ridurre le tipologie di reato perseguibili con lo strumento dell’intercettazione : “ Intercettare - ha sostenuto il presidente Luca Palamara - è fondamentale per le investigazioni non solo sui reati più gravi, ma anche per quelli più comuni come le estorsioni. Una selezione così drastica rischia di restringere la possibilità di indagare”. Pensiamo infatti all’usura, al riciclaggio di denaro sporco, ai sequestri, alla pedofilia; senza la possibilità di spiare i sospetti intere indagini sarebbero andate a monte. E qui torniamo al karma del cavaliere. Manco a farlo apposta, è notizia di ieri l’arresto di 14 medici che, nella Casa di cura Santa Rita a Milano, operavano in modo completamente arbitrario ottuagenari e malati terminali, solo per poter poi ottenere ghiotti rimborsi statali. Truffa e omicidio le accuse formulate grazie all’ascolto delle conversazioni tra i medici. La connessione logica è talmente semplice che spiegarla potrebbe risultare offensivo, gli unici che lo hanno fatto sono stati i redattori del Tg3. Soliti comunisti.

Intanto la patata bollente è arrivata nelle mani del giovane guardasigilli Angelino Alfano, da sabato indaffarato a compattare la maggioranza - probabilmente spiazzata da questa nuova uscita del leader di Arcore - e a fare allarmanti dichiarazioni che perorino la causa del Premier. “In Italia ci sono almeno 100.00 persone intercettate - ha commentato dopo l’audizione in commissione giustizia alla Camera - e siccome che ognuno di noi fa o riceve in media 30 telefonate, arriviamo a tre milioni ”.

Cifre da Grande Fratello che però non rispecchiano la realtà dei fatti. Se infatti è vero che le utenze spiate sono 124.845, il quadruplo rispetto alle 32.000 del 2001, è altrettanto vero che i controlli su un sospetto comprendono tutte le utenze a lui intestate e che non esiste nessun indagato con un minimo di senno che non cambi almeno settimanalmente le proprie schede telefoniche. La cifra reale si sgonfia così a 80.000 indagati, più o meno lo 0, 2% della popolazione italiana. Un’inezia.

Altra inestinguibile pecca delle intercettazioni sarebbe, sempre secondo il Ministro Alfano, l’insostenibile costo delle operazioni tecniche, colpevole di “mangiarsi un terzo delle spese di giustizia”. Sebbene il prontuario con cui lo Stato paga i suoi gestori telefonici risalga al 1998 -preistoria rispetto alla rivoluzione della telefonia mobile - e i costi siano decisamente anacronistici, circa1.800 a intercettazione, i 224 milioni spesi per le registrazioni non possono necessariamente corrispondere al terzo dei 7 miliardi di euro di cui era provvisto il portafoglio del Guardasigilli. La matematica, si sa, non è un’opinione.

Il problema reale, quello che smuove in modo bipartisan le coscienze dei nostri politici, è però la possibilità che le trascrizioni dei dialoghi incriminati approdino sulle pagine dei quotidiani. Lo dice Gasparri, così come lo conferma Veltroni : “ Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per contrastare ogni attività illegale - assicura il segretario democratico - ma non è accettabile che tutto questo finisca sui giornali ”. C’è infatti un precedente non poi così vecchio, targato Prodi-bis e firmato Clemente Mastella, in cui si paventavano multe stratosferiche e arresti fino a 30 giorni per tutti i giornalisti e gli editori che si fossero prestati a pubblicare stralci di conversazioni coperte dal segreto istruttorio.

Con 447 voti a favore e 7 astenuti il disegno di legge passò alla Camera ma poi non se ne fece più nulla. A rimembrare questa comunanza di intenti, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri a Venezia ha fatto il solito appello alle larghe intese : “Questa è una questione annosa: prima si risolve e meglio è. Come debba essere congegnato il provvedimento, se possa preoccupare per altri aspetti, si saprà quando ci sarà un ddl approvato dal Consiglio dei ministri e poi quando si inizierà la discussione in Parlamento".

Per ora infatti non c’è ancora nessun testo ufficiale. Il provvedimento potrebbe essere esaminato venerdì in Consiglio dei Ministri e il giovane Alfano ha di che preoccuparsi visto che la preziosissima Lega fa la gnorri - il Ministro dell’Interno Maroni liquida la faccenda con un “l’ho letto sul giornale” - e un’AN ritrosa teme di vedere vanificati tutti gli sforzi per enfatizzare il problema sicurezza e la soluzione tolleranza zero. Se ci mettiamo poi il solito Di Pietro, già pronto alle barricate con un eventuale referendum abrogativo, e l’insolito Casini, che afferma essere “giusto regolamentare ma non imbavagliare”, le speranze possibiliste del guardasigilli potrebbero morire in culla.

Una cosa però è certa: se questo golem legislativo dovesse passare alle Camere ci potrebbe essere un nuovo ed esplicito illecito disciplinare da incastrare nell’ormai vessato ordinamento giudiziario: i magistrati, oltre che i giornalisti, sarebbero così costretti ad autocensurare loro stessi e le loro inchieste per evitare le sanzioni disciplinari dell’ordine.

Ma forse è proprio questo quello che il Premier brama. Dopo la pubblicazione dell’intercettazione con il direttore di Rai Fiction Saccà, quella in cui due attricette e una serie sul Barbarossa erano usati come voto di scambio per far cadere il Governo, il Cavaliere non tollera altri sgambetti da parte della magistratura e dei “sempre conniventi giornalisti”. Che vuoi vedere sono gli unici colpevoli?