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di mazzetta

L'epilogo della vicenda della caserma di Bolzaneto, presto destinato a fare il paio con quello della macelleria messicana nella scuola A. Diaz, non stupisce affatto l'italiano medio. Che è, per prassi consolidata, mediamente abituato all'impunità del potere al pari di quanto sconvolge molti osservatori internazionali che da anni seguono la vicenda. Nel luglio del 2001 a Genova è andato in scena un grave attentato alla democrazia, una sequenza di fatti dolosamente gravissimi posta in essere non dai teppisti senza volto, ma da uomini con nome, cognome e ruolo istituzionale. I fatti sono sempre stati sotto gli occhi di tutti. Le condanne, se pur risibili, di figure di secondo piano, diventano testimonianza allo stesso tempo dell'incapacità del sistema a correggere se stesso e di quanto lo stesso sistema fosse allora - e sia ancora - assolutamente incapace al mantenimento di standard minimi di legalità. Il principale responsabile di quel che accadde in quei giorni è ancora capo del governo e l’ineffabile personaggio che si baloccava nella questura di Genova è oggi Presidente della Camera dei Deputati. Quelli che per alcuni sono gli incapaci incaricati del mantenimento dell'ordine pubblico e per altri sono stati i lucidi fautori di provocazioni gravissime, sono oggi promossi. Nessuna censura nemmeno sui quei servizi segreti che all'epoca delirarono di attacchi con sacche di sangue infetto o di siringhe sparate con le cerbottane, ma anche qui nulla d’inatteso. Si scoprirà in seguito che quello stesso governo impegnava i servizi al fine di corrompere numerosi giornalisti e diffondere il panico tra la popolazione, prima con i fantomatici Black Block e poi con gli utili islamici.

Sono ed erano i servizi di Pio Pompa, gli stessi nei quali si faceva carriera perché la propria ex-moglie solleticava gli ormoni del Presidente del Consiglio o perché si assecondavano deliri quali la “saldatura” tra altermondisti, islamici cattivi, Br e chi più ne aveva più ne buttava; accreditarono come reali e pericolosi pure i Nuclei Territoriali Antimperialisti, la creatura di un mitomane patavino, Luca Razza. Per Pisanu questi e gli “anarco-insurrezionalisti” erano il grande pericolo a ruota di Bin Ladin ben dopo che Razza fu scoperto ed ebbe confessato. C'è gente che ha conosciuto la galera per queste esibizioni di pessimo gusto.

Nel paese della menzogna, l'uomo che grida al giustizialismo, al complotto dei giudici e paragona a Robespierre chi si lamenta dei suoi crimini, non ha speso una sola parola dopo che è stato appurato che migliaia d’italiani furono brutalmente aggrediti dalle forze dell'ordine mentre prendevano parte a pacifici cortei nelle strade di Genova. Non una parola sui torturati di Bolzaneto, non una parola sul massacro nella scuola Diaz, non una parola sui crimini commessi successivamente per coprire e giustificare quello che non poteva essere nascosto o giustificabile.

Non una parola da Silvio Berlusconi, non una parola dai suoi sgherri. Ma nemmeno una parola da quei gran baluardi della legalità che guidano la sedicente sinistra. Scaduto l'interesse politico di Bertinotti, tacciono tutti i leader o pseudo tali a sinistra di Berlusconi. A dire il vero non hanno mai parlato troppo, quasi che si trattasse di difendere i black-block e non i diritti della generalità dei cittadini fatti a stracci. Nemmeno i vecchi inermi bastonati a sangue hanno mosso a compassione giganti della politica quali D'Alema, Cofferati, Veltroni, Prodi, Rutelli, Cacciari.

Tutti troppo blasè per occuparsi di cose di pessimo gusto come pestaggi, violazione dei diritti costituzionali e dell'integrità delle persone, estesi falsi, lesioni gravissime, ostacolo alla giustizia e un'altra serie impressionante di reati, per lo più compiuti da “servitori dello stato”. In realtà traditori della loro funzione, incapaci pure loro di assumersi la minima responsabilità, trincerati dietro un'omertà di casta sostenuta da ricostruzioni puerili e incongruenti di quei giorni e di quelle ore.

Personaggi squallidi, che tutto il giorno si riempiono la bocca della parola “legalità” mentre studiano incessantemente come evaderla. Sedicenti galantuomini, nel senso che se lo dicono l'un l'altro, immancabilmente pronti a dirsi innocenti anche quando colti con le mani nel sacco con il sostegno di complici e simpatizzanti. Nessuno di questi ha speso una mezza parola per quella grave sospensione della legalità costituzionale, troppo impegnati a dialogare di niente mentre il grande prosseneta tesse la sua tela.

L’assoluzione di massa per i responsabili della carniceria di Bolzaneto è un fatto di una gravità inaudita, eppure succede. Succede perché chi grida al giustizialismo pensa che non entrerà mai a Bolzaneto da catturando. Fini dicitori del nulla scherzano con fuochi pericolosi, ma nemmeno quando l'incendio avvolge la casa comune sembrano darsene conto. Fuochi pericolosi, intere regioni sono avvolte dalle fiamme del malaffare e della delinquenza istituzionale, Tangentopoli è stata un modesto fuoco di paglia, ma nessuno sembra farci caso, addirittura fanno gli offesi e le vittime del giustizialismo mentre invocano ferro e fuoco per nomadi e poveracci, realizzando il paradosso di una società che si scaglia contro ladruncoli aizzata dai grandi ladroni che intanto fanno man bassa. Un paradosso malvagio che prima allontanerà le persone dalla politica, come dimostrato dalla clamorosa astensione alle ultime elezioni siciliane, e poi consegnerà la reazione a tribuni e capipopolo non meno inadatti. Il silenzio della ragione genera mostri, Bolzaneto e i governi di Berlusconi sono solo alcuni tra questi mostri, il silenzio della ragione continuerà a generarne altri.