Stampa
di Cinzia Frassi

Eccoci qui. Ci siamo. Sono in molti ad aggiungere, finalmente. Già, perchè è certo che mai come in questa campagna elettorale siamo stati invasi da tutto e da niente. Grande antagonismo dei leader, quello di centro destra e quello di centro sinistra, rafforzato da una legge elettorale che offre ai cittadini solo un simbolo. La politica "più vicina" ai cittadini lascia il posto ad una sola scelta, l'uno o l'altro. Di Berlusconi e di Prodi si è parlato tanto e sull'onda di questa sfida molte cose sono restate dietro le quinte, risucchiate dallo spettacolo della politica pre-elettorale. Impantanati in questo gioco sono stati anche quei partiti che sentono di rischiare di non oltrepassare lo sbarramento del 2%, che per qualcuno alla "prima" tornata elettorale diventa il 4%. Ma un'altra cosa è certa. Dopo il voto, l'11 aprile non potremo ancora rilassarci.
Sarà tuttavia interessante conoscere quanti dei 50.317.812 italiani aventi diritto al voto, di cui 26.071.392 donne, si saranno recati alle urne e quanti saranno invece andati a fare una scampagnata. Si prospetta una fitta rete di scadenze ed impegni che inevitabilmente costituirà il banco di prova per i neo eletti.
L'interrogativo che sorge alla vigilia dell'appuntamento elettorale è se sarà Ciampi a conferire l'incarico per la formazione del nuovo governo al vincitore delle elezioni oppure no. Di fatto il suo mandato scade il 18 maggio prossimo, giorno in cui scadrà il suo settennato. I suoi poteri resteranno pieni fino a tale data e oltre, fino all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Dopo lo scioglimento delle Camere decretato da Ciampi l'11 febbraio scorso, e dopo le votazioni di domenica, il nuovo Parlamento si riunirà il 28 aprile prossimo, venti giorni dopo le elezioni, come sancito dalla Costituzione all'art. 61.
Nei giorni successivi si procederà all'elezione dei Presidenti di Camera e Senato ed i rispettivi uffici di presidenza; quindi, in base ai regolamenti parlamentari, alla formazione dei gruppi parlamentari. Sarà interessante constatare se la nuova coalizione di governo si atterrà alla prassi costituzionale che, abile nell'equilibrare i poteri, prevede che uno dei presidenti sia scelto tra le fila dell'opposizione. Quella uscente se n'è ben guardata dal farlo.
Fatto questo, presumibilmente saremo arrivati ai primi di maggio.
A quel punto, si procederà all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e alla formazione del nuovo governo, che, ai sensi dell'art. 94 comma 3 della Costituzione, dovrà presentarsi alle nuove camere per ottenere la fiducia entro 10 giorni dalla sua formazione.

Eleggere il nuovo Capo dello Stato richiederà altro tempo, ma soprattutto metterà alla prova l'assetto politico post elettorale. La coalizione uscita vincente dalle elezioni dovrà riuscire a dimostrare compattezza e disinvoltura, oltre che essere capace di trovare l'accordo con l'opposizione. Per eleggere il Presidente della Repubblica serve una maggioranza "qualificata", cioè dei due terzi dei voti delle camere in seduta comune, arricchito dai delegati regionali, mentre dopo il terzo scrutino è sufficiente la maggioranza assoluta (art. 83 Cost. 3 c). Non è improbabile l'intenzione di arrivare proprio al terzo scrutino, che potrebbe essere la carta vincente della nuova maggioranza per eleggere da sola il Presidente. E' chiaro che questa sarà prerogativa di una maggioranza molto forte, il cui realizzarsi appare improbabile. Anzi, il rischio di uscire dal prossimo appuntamento elettorale con una maggioranza risicata appare cosa certa in base alle previsioni dei commentatori. Staremo a vedere.

La campagna elettorale appena conclusa, che ci ha mostrato le due coalizioni sfidarsi acremente, ci ha forse portati a sottovalutare la possibilità di un esito tutt'altro che scontato. Abbiamo mai immaginato cosa accadrebbe qualora l'esito elettorale affondasse uno dei due leader? Se ciò accadesse renderebbe ancor più densa di impegni la primavera italiana e altrettanto infausto l'esito delle urne sulla vita politica, istituzionale ed economica del paese.

Se la formazione del nuovo governo attenderà l'elezione del Capo dello Stato, si sovrapporrà all'appuntamento con le elezioni amministrative di numerosi comuni, tra cui Roma, Napoli, Milano, Torino e 11 amministrazioni provinciali, che richiameranno al voto circa quattordici milioni di italiani. In più, anche i siciliani andranno alle urne il 28 maggio e l'11 giugno per le regionali, dove si affronteranno Salvatore Cuffaro e Rita Borsellino.

Ma non è tutto. Dopo la raccolta delle cinquecentomila firme, convalidate dal controllo di correttezza formale della Suprema Corte, a giugno sarà probabilmente la volta del referendum anti devolution voluto dal centro sinistra. Non si deve dimenticare che, attorno a questo appuntamento referendario, si è mossa gran parte della società civile, movimenti e comitati, ed è facile immaginare che forse soprattutto questo un appuntamento sarà un occasione per osservare la danza dei giochi tra governo ed opposizione e dei rispettivi meccanismi e attriti interni.