Stampa
di Sara Nicoli

Forse tra una decina d'anni qualcuno racconterà che nella lunga notte elettorale del 10 aprile, al ministero dell'Interno, non appena sono cominciati ad affluire i risultati che davano per vincente l'Unione, qualcuno ha tentato goffamente di inquinare il responso delle urne. Non è stato solo l'assurdo e sguaiato grido di Berlusconi nella notte, quell'urlo ai brogli che ha fatto sobbalzare prima il Quirinale e poi l'Italia intera: forse era il segnale di un tentativo di delegittimazione del voto attraverso il mancato riconoscimento dei conti, tramite insinuazioni e manovre perché alla fine, non tornassero e si dovesse ritornare alla urne in grande fretta. I dettagli di questa torbida storia, forse, non li conosceremo mai, ma una cosa ora la possiamo dire con certezza: il ministro Pisanu ha avallato Silvio Berlusconi nella ormai infinita strategia del broglio e della tensione. Nel tentativo, penoso, di ritardare il più possibile l'insediamento di Prodi e la conseguente sua uscita di scena, il Cavaliere si è avvalso della lentezza della macchina elettorale del Viminale per intorbidire le acque rendendo dubbio l'esito reale del voto e delegittimando così la vittoria dell'avversario. "Ci sono 70 mila schede contestate da rivedere" è stato detto da subito da Pisanu e quel numero, assolutamente abnorme e palesemente fasullo, è rimasto sul sito del ministero dell'Interno fino a venerdì pomeriggio, quando anche Pisanu ha capito che la corda non la si poteva tirare ancora a lungo ed ha mollato: le schede da rivedere sono poco più di cinquemila.

Un'inezia, un niente che mai potrà ribaltare il responso delle urne. Addio ai brogli. "C'è stato un errore materiale - hanno detto al ministero - qualche provincia ha sommato le schede bianche con le nulle e quelle contestate". Ma il Viminale lo sapeva da martedì che nessun numero era vero. Pisanu ha preso in giro gli italiani una settimana reggendo così il gioco del Caimano e del suo goffo tentativo, in stile sudamericano, di rimanere al potere.
Ma il dramma è stato anche un altro. Un comportamento, quello di Pisanu, che ha gettato il Paese nel caos istituzionale, visto che la correttezza istituzionale del Ministro, sempre dimostrata, ha finito per fornire un elemento di ulteriore tensione nella maionese impazzita del gioco della delegittimazione, ultimo disperato tentativo del cavaliere di non essere disarcionato.

Nella doccia scozzese della lunga notte elettorale e in quello scrutinio rallentato (quasi 16 ore, un record per schede senza preferenze e senza voti disgiunti che potessero complicare in qualche modo le operazioni di scrutinio e la compilazioni dei verbali) nessuno si è fatto la domanda più semplice: ma da dove esce fuori il dato delle 70 mila schede contestate? Il Viminale non ha mai detto la provenienza del numero. L'hanno sparato in orbita facendo un rapido conto: In Italia i seggi elettorali sono circa 61 mila. Vuoi che non ci sia almeno una scheda contestata per seggio, forse anche due? Eccolo lì quel "circa 70 mila" che a tutti è sembrato abbastanza credibile.

E invece non è così, perché nei seggi è raro che i presidenti non trovino modo di limitare le contestazioni, soprattutto per il fatto che la compilazione dei verbali, in quei casi specifici, è davvero rognosa. E quindi si cerca in ogni modo di assegnare il voto. Se poi non ci si riesce, allora si procede, ma è sempre un'extrema ratio. Dunque 70 mila, per chi conosce un minimo la macchina elettorale, sembrava veramente poco credibile. Ma da martedì in poi è stato un vero fiorir di cifre. E di confusione. E nei giorni a seguire il Cavaliere ha riempito le sue dichiarazioni del mito delle schede contestate, prima tra tutte quella per la quale "nessun può dire di aver vinto" a cui ha fatto seguire il mandato militaresco ai suoi luogotenenti regionali: "Pretendo una verifica accurata dei verbali di tutte le sezioni". Tutto molto suggestivo quando si ha a che fare con margini così limitati, anche se mercoledì sera il Viminale sapeva già da almeno 36 ore quello che solo venerdì denuncerà come "errore materiale".

Pisanu, nel frattempo, aveva già incontrato Berlusconi almeno tre volte, a pranzo e a cena, consegnandogli ogni volta una nuova analisi dell'andamento dello scrutinio. Giovedì, a tarda sera, qualcuno dal Viminale ha fatto trapelare l'intenzione del ministro Pisanu di dare il numero corretto delle schede solo dopo la proclamazione degli eletti da parte della Cassazione, l'ennesimo tentativo di tenere sulla gratella la nazione con la fandonia dei brogli. Il Quirinale ha invece preteso la diffusione dei dati esatti e venerdì mattina, come per incanto, l'"errore materiale" ha fatto crollare la macchina denigratoria di Berlusconi verso la democrazia.

Ma non bastava ed un altro personaggio ha fatto il suo ingresso nel tentativo di invalidare il voto: il ministro Tremaglia. L'ex ragazzo di Salò, padre del voto agli italiani all'estero, ha gettato fango e discredito sulla sua stessa macchina organizzativa per compiacere il Caimano. "All'estero più di 200 mila italiani non hanno votato perché non hanno ricevuto la scheda - ha detto - bisogna rifare tutto daccapo". Nel delirio generale, poteva mancare Calderoli? No, infatti ha associato le sue sempre fini argomentazioni autoaccreditandosi di parere pro veritate sulla corretta interpretazione della sua "porcata". Di vergogna in vergogna, di sconfitta in sconfitta, questa destra si avvia all'opposizione con lo stile con il quale ha governato: senza dignità.