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di Ilvio Pannullo

Finalmente ritorna la politica. Ad una settimana dal voto, dopo aver ascoltato, soppesato e valutato le dichiarazioni della Cdl, tutte dirette a delegittimare l'Unione di Prodi, iniziano, nei partiti, le prime frizioni del periodo post-elettorale. Chiuse le urne e data finalmente ufficialità alla vittoria del Professore, quello che ci attende è un periodo di grande incertezza. Nonostante la Suprema Corte di Cassazione abbia finalmente messo la parola fine a dieci giorni di polemiche, chiarendo che Prodi ha vinto le elezioni e Berlusconi le ha perse, la situazione di stallo si è tutt'altro che risolta. L'unica certezza riguarda l'Unione che, nonostante il risultato etichettabile come modesto, è a tutti gli effetti lo schieramento vincente, l'unico possibile per la formazione del nuovo governo.
La chiara vittoria ottenuta alla Camera dei Deputati dal centro-sinistra è, però, fortemente ridimensionata dall'altrettanto chiara ingovernabilità al Senato. Ingovernabilità che rischia di trasformarsi in crisi, se l'Unione non dovesse da subito mostrarsi compatta e leale nell'attuare il programma elettorale. La situazione, tuttavia, non sembra essere serena neanche nella Casa della Libertà, dove, ancora una volta, troviamo differenze, relative all'accettazione dell'esito del voto, con l'asse Lega - FI, che sembrerebbe riconfermato, da una parte e AN e l'UDC dall'altra. Proprio nel partito di Casini, inoltre, si sono registrati dei malumori: prima l'azzeramento di tutte le cariche interne al partito, poi la mancata soluzione del rebus sulle opzioni, grazie al quale si definisce la composizione degli eletti. Era da giorni che aumentava il dissenso tra Marco Follini e l'ex Presidente della Camera per la sua gestione dell'UDC all'indomani delle elezioni, ma ieri sera è arrivato l'affondo. L'ex segretario scrive apertamente di non essere in sintonia con la linea definita settaria e furbesca che i vertici del partito starebbero tenendo e comunica che non prenderà parte al consiglio nazionale.

Viene spontaneo pensare che se il centro-destra, che ha avuto una maggioranza certamente più stabile e compatta dell'Unione, non è riuscito a portare a termine il suo programma con ben cinquanta senatori di vantaggio rispetto all'allora minoranza, con soli due senatori sarà pressoché impossibile trovare la quadra e governare per cinque anni. E' facilmente immaginabile che l'idea di una larga intesa, di una grande coalizione o, come meglio lo si definiva un tempo, di un inciucio, continuerà a serpeggiare tra i banchi di Montecitorio, lavorando all'ombra di false prese di posizione.

Il caimano, che non è abituato a cedere qualcosa di suo o di ciò che ritiene lo sia, non ci sta a scendere dalla poltrona. Se da una parte inasprisce lo scontro tra i poli usando parole come "brogli" e frasi come "il risultato deve cambiare" - che mai nessuno nell'Italia Repubblicana aveva mai usato - dall'altra tende la mano per raggiungere accordi che lo tutelino da un'eventuale "ritorsione della sinistra" visceralmente anti-berlusconiana.

Vero è che la politica ha i suoi tempi e le sue regole e attualmente uno strappo da parte del PRC sarebbe un vero suicidio sia per Bertinotti, che così facendo confermerebbe la sua incompatibilità con qualsiasi responsabilità di governo, condannando il suo partito ad un ruolo di perenne opposizione, sia per Prodi che perderebbe tutta la sua credibilità politica come moderatore delle diverse anime della sinistra italiana. Preso atto che il centro-sinistra ha una maggioranza al Senato che con un eufemismo potremmo definire stretta, c'è da dire che eventuali problemi di tenuta sono immaginabili più a destra che a sinistra, con Mastella e la Bonino che difficilmente avrebbero scelto di correre con Prodi se avessero immaginato un esito elettorale tanto instabile. Se, però, da una parte, basterà qualche poltrona per saziare le voglie dell'esile re di Ceppaloni, dall'altra, c'è da riscontrare una stridente discrasia tra le linee programmatiche della Rosa nel Pugno, specie in politica estera e in politica economica, e quelle rappresentate dalla nutrita compagine della sinistra rosso-verde. La tenuta della coalizione si giocherà tutta qui.