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di Domenico Melidoro

Dopo il concitato periodo che ha preceduto la formazione dell'esecutivo, Prodi e la sua squadra di governo si sono finalmente insediati. Ora è giunto il momento di governare e di imprimere una svolta autenticamente riformatrice a un Paese che nei cinque anni precedenti ha vissuto un costante declino sia dal punto di vista economico che sociale. Certo, non sarà facile accantonare le tante polemiche delle scorse settimane. Lo scarso numero di donne che hanno ricevuto incarichi è di sicuro deludente rispetto alla promessa di costituire un governo formato almeno dal 33% di donne. Non è stato esaltante neppure lo spettacolo offerto da quei leaders e leaderini della maggioranza che si contendevano posti di governo badando più all'interesse della propria parrocchia che alle competenze richieste e alle priorità programmatiche. Inoltre, non sembra che i rapporti con la Casa delle libertà possano rasserenarsi nel breve periodo. Berlusconi e i suoi alleati hanno duramente contestato (parlando addirittura di "immoralità") il voto di fiducia a favore del governo Prodi da parte dei Senatori a vita, e non sembra possano esserci le condizioni per un proficuo dialogo a proposito delle presidenze delle commissioni parlamentari. Eppure, non possiamo non rilevare alcune significative novità che emergono dalle dichiarazioni e dalle prese di posizione dei nuovi ministri. Il diessino Cesare Damiano, neo Ministro del Lavoro, si è dimostrato coerente con la prudenza del programma dell'Unione a proposito di lavoro e legge 30 che, secondo Damiano "non va abrogata e neppure completata. Occorre piuttosto riscrivere la legislazione sul mercato del lavoro". Tuttavia, risulta quantomeno condivisibile la presa di posizione sul dramma della precarietà del lavoro che, per il Ministro diessino rappresenta "il vero nodo da sciogliere", agendo in modo da favorire le assunzioni a tempo indeterminato e la realizzazione di un sistema di ammortizzatori sociali capace di tutelare realmente i lavoratori. È probabile che tutto ciò costituisca un motivo di preoccupazione per chi, come il cauto Pietro Ostellino, subito dopo la presentazione della lista dei nomi del governo, ha scritto: "Nasce un governo sbilanciato a sinistra, persino rispetto alle aspettative di gran parte dei suoi stessi elettori e al naturale orientamento della coalizione" (Corriere della Sera, 17 maggio 2006).
In ogni caso, la presa di coscienza che il lavoro e le sue problematiche costituiscono il punto di partenza dell'azione riformatrice del governo ci sembra significativo.

Altrettanto importante è che la cattolicissima Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, abbia affermato che bisogna fornire tutele giuridiche alle cosiddette coppie di fatto e che bisogna metter mano a qualche revisione della legge sulla procreazione assistita. La prevedibile scomunica dell'Osservatore romano non si è fatta attendere. Il quotidiano della Santa Sede ha condannato la Bindi scrivendo: "Ciò che colpisce è il suo sforzo sovrumano di cercare argomenti per difendere posizioni indifendibili, almeno dal punto di vista cattolico", come se quello cattolico fosse il punto di vista privilegiato dal quale farsi guidare nelle scelte politiche di una matura democrazia liberale. Non stupisce affatto che il leghista Roberto Calderoni abbia affermato che "I pacs, ovvero i matrimoni tra gay, sono un atto contro natura e la natura non si può violentare!", ma preoccupa l'imbarazzo e le contestazioni che le opinioni di Rosi Bindi hanno causato nei settori più conservatori dell'Unione.

Un giudizio positivo deve andare anche a Livia Turco, Ministro della Salute, che si è detta favorevole alla somministrazione controllata della pillola abortiva RU 486, ovviamente nel rispetto "delle indicazioni della legge sull'aborto e senza alcuna sperimentazione selvaggia". Inoltre, in direzione contraria rispetto a una cultura medico-scientifica poco attenta alla riduzione del dolore, la Turco ha fatto sapere che sarà garantito "a tutte le mamme italiane di partorire senza dolore. Il sistema sanitario nazionale assicurerà gratis l'anestesia epidurale". Tutto ciò è di sicuro un significativo passo in avanti rispetto alle crociate anti-abortiste dell'ex-Ministro Storace che, sostenuto dal Movimento per la vita e dalle gerarchie cattoliche, aveva minacciato severe restrizioni sull'applicazione della legge 194 e non aveva escluso che i consultori pubblici potessero ospitare i solerti volontari di alcuni dei più fondamentalisti gruppi cattolici.

Sappiamo bene che per il momento si tratta solo di esternazioni cui non fanno seguito provvedimenti immediati e che Prodi ha prudentemente invitato tutti i suoi ministri a "lavorare a testa bassa e parlare soltanto quando è stata presa una decisione: i ministri non possono esprimere cioè delle opinioni. Debbono solo esternare le decisioni". Comprendiamo bene le ragioni dell'appello alla tranquillità del Professore, ma non possiamo accettare che questa richiesta si possa tradurre in un richiamo all'ordine che strozza quelli che possono essere intesi come utili stimoli ad aprire un serio dibattito pubblico su alcune questioni fondamentali, piuttosto che come semplici opinioni personali di ministri in cerca di visibilità.