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di Rosa Ana De Santis

La scure di Tremonti, anche se il Ministro prova a rimpallare le responsabilità al Parlamento, ha colpito duramente i fondi destinati al cinque per mille. E’ il terzo settore, la cultura, l’assistenza a bambini e ammalati a pagare il prezzo più alto, rischiando di scomparire. Ancora una volta sono le fasce sociali più vulnerabili a rimanere a piedi. Si ridurranno le attività di assistenza domiciliare destinate ai malati leucemici, sostenute dall’AIL (Associazione Italiana contro le leucemie), e diventerà quasi impossibile proseguire con i protocolli di ricerca avviati.

L’Unicef si vedrà costretta a lasciare fuori dai propri progetti 35.000 bambini africani. Le campagne d’informazione sulla donazione degli organi, sostenute dall’ AIDO, forse non ci saranno più. Le Case famiglie che ospitano i bambini destinati all’affidamento o all’adozione avranno un futuro sempre più incerto. Solo alcuni esempi che testimoniano quello che lo Stato non fa e che ora impedirà di fare ad altri.

Lo strano caso italiano di un welfare appaltato de facto ad associazioni, forme di volontariato e cooperative, si trasforma ora nel bottino utile per il tempo di crisi. E poco importa, a quanto pare, se all’aria andranno progetti necessari alla salute dei cittadini, servizi di assistenza, attività sportive e culturali. Il Senato dovrà rimettere in discussione il pesantissimo taglio che ha portato, dopo la discussione alla Camera dei Deputati, i 400 milioni destinati al 5 per mille a scendere a soli 100. Banca Etica è in prima fila nel denunciare l’errore, non solo etico ma anche economico, che porta lo Stato a colpire proprio un modello di eccellenza ed efficienza economica – quale è il terzo settore in questione - che, non a caso, i contribuenti hanno sempre apprezzato.

I tempi per far tornare il provvedimento in aula ci sarebbero, così come la ricerca dei fondi sarebbe più semplice oggi che non agli inizi del 2011. Ma il governo è troppo impegnato a sopravvivere e la maggioranza troppo lacerata per poter portare a casa un risultato. Così alle associazioni e alle maratone della solidarietà rimane solo un grande punto interrogativo che aggiunge all’incertezza economica la pena dell’umiliazione. Quella di venire dopo. Dopo i capricci del Ministro Carfagna, dopo lo show delle elezioni prossime, vicinisse o da evitare a tutti i costi. Dopo i siparietti folcloristici dell’esecutivo e la ricerca del dna del PDL.

A fermarsi con questi tagli è qualcosa che il nostro paese non può permettersi, senza pagare il pegno di lasciare migliaia di cittadini senza diritti fondamentali. Non è un lusso la salute, non è un lusso la cura, né la ricerca. Non è un lusso l’aiuto ai bisognosi. E’ quel midollo che tiene dritto un paese e che da ossigeno ad una società. La spina dorsale di una democrazia. Fondamentale ancora di più se lo Stato, come il nostro, non ha forze né risorse per occuparsi seriamente di welfare.

Lasciare in asfissia il paese più debole oltre ad essere un atto ignobile, ancora di più se con l’altra mano si fanno rientrare i capitali dei mafiosi, significa generare una ferita pericolosa e insidiosa nella cittadinanza. Un intollerabile seme di ingiustizia. L’altra faccia di una solidarietà obbligata che da anni sostituisce lo stato, colma le sue inadempienze, sana i suoi vuoti che ora negata, si trasforma nella negazione di diritti per tanti.  Il capolavoro di una finanziaria creativa che ha scelto di curare la crisi con gli spiccioli dei più poveri. E che presto tornerà a chiedere voti.