di Rosa Ana De Santis

Era già accaduto nell’agosto 2009, con la notizia del divorzio dalla mamma Veronica e lo scandalo freschissimo di Noemi di Casoria. Barbara ritorna a parlare di privato e di politica dalle pagine di Vanity Fair. Giovane mamma, neo laureata in filosofia, con gli occhi azzurri di sua madre e i lunghi capelli biondi, anche questa volta svela più di quello che dice apertamente sui segreti di famiglia. Il ritratto che fa di suo padre non è inclemente, ma precisi e duri sono gli affondi sugli errori e le leggerezze private. In particolare una: quella sommersa e silenziata sul Ministro Carfagna.

La donna che Berlusconi, disse pubblicamente, avrebbe sposato subito. A lui, è noto, piacciono le donne dalle forme evidenti (come quelle dei tempi dei calendari della Carfagna) e i seni esuberanti. Parola della Cuccarini che con la sua seconda misura scarsa non è mai stata nelle grazie erotiche del capo.
Barbara, devota e grata a un padre che le ha sistemato bene il futuro e che la vede già rossonera per professione, elogia il padre premier, il politico, ma soprattutto difende la regola aurea del consenso elettorale come criterio incontrovertibile di legittimità del sistema democratico. Arrivano però le note stonate. Quelle che lei chiama “debolezze e superficialità private”. Le donnine che escono dalle auto blu (“un serio danno d’immagine per il Paese”) e che comunque gli italiani hanno votato.

Questo il dato più raccapricciante. Il pattume contro cui Veronica Lario, moglie tradita, si era scagliata. Ma nessuna illusione. Barbara deve “credere alle verità del padre”. Sembra quasi un’interpretazione post moderna del quarto comandamento “Onora il padre e la madre”, fatta bene e con molto gusto tattico, o il tentativo ben pianificato di far riprendere punti a un Berlusconi un po’ acciaccato, che torna ad essere baldanzoso e senza rughe giusto nei monologhi patinati di Matrix, in cui il conduttore porge soavemente le battute al proprietario della rete ospitante.

Un solo passaggio esce fuori dal registro equilibrato di tutta l’intervista. Quello del severo attacco a Mara Carfagna. Definita come una che non si può “lagnare”, dato che dai Telegatti è passata al Parlamento. Una bacchettata irriverente e in grande stile che riesce ad accreditare le voci e i pettegolezzi. In poche righe esce fuori tutta la rabbia di una figlia sincera e di una difesa accorata per sua madre. Anzi sembra di sentire proprio lei, nonna Veronica.

Ed è proprio la figlia del premier, o almeno così pare, ad accreditare voci e pettegolezzi sulla liaison a luci rossissime  tra Berlusconi e Mara Carfagna. Il tradimento presunto, la declamazione pubblica di un amore che sarebbe stato coronato benvolentieri da nozze qualora Berlusconi fosse stato celibe, e infine il premio. Per una carriera rampante e immediata faticosamente rattoppata con la laurea e l’impegno politico affannosamente rivendicato da Mara in ogni intervista possibile.

Ma dai Telegatti alla politica c’è un vuoto che non ammette parole, tantomeno lamentele e che Barbara evidenzia con soddisfazione tutta femminile, perché forse si possono perdonare molte cose al padre amato, ma non quella donna, il divorzio passato soltanto come effetto collaterale del compleanno di Noemi Letizia, e non per quel posto in Parlamento.

Anche in questa intervista Berlusconi non esce male, tutt’altro. Ma del resto non si può chiedere un’operazione di verità a dei figli, meno che mai a dei figli che devono ogni fortuna al proprio padre. Interessanti sono le foto a corredo dell’intervista. Barbara bellissima, in una versione stile Sex and The City buca le pagine e funziona. Come donna, come manager rampante e come immagine candida di casa Berlusconi. Il marchio di fabbrica della buona comunicazione è un portato di famiglia. Soprattutto è proprio lei, critica e stizzita sulle debolezze private, a diventare la portavoce ufficiale di casa Berlusconi e ad assolvere papà Silvio.

E’ lei a riabilitarlo con moderazione e persino nel bonario rimprovero. Lo promuove come politico e come premier. Ma anche come padre. Unico neo quelle debolezze di marito e di uomo. Quelle, anzi in particolare quella caduta di stile esibita e dolorosa, che non ha nemmeno l’eleganza di tacere e che in Parlamento, con il colletto alto e senza un filo di trucco, apostrofa le altre come “vaiasse”.  L’arringa di rito per mamma Veronica è perfetta e Papi Silvio correrà a complimentarsi per questo capolavoro di bellezza e perfetta oratoria. Un fantastico prodotto Mediaset.

 

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