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Secondo la nostra Costituzione, i decreti legge possono essere utilizzati solo “in casi straordinari di necessità e di urgenza”. C’è voluto un bello stomaco, quindi, per inserire nel decreto Aiuti-quater, varato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri, l’innalzamento a 5mila euro del tetto ai contanti. Ossia una norma che di necessario e urgente non ha davvero nulla: anzi, è concepita con il chiaro obiettivo di favorire gli evasori fiscali e, più in generale, la criminalità.

 

Tanto per farci capire di che pasta sono fatti, su questo punto i rappresentanti della maggioranza si sono anche contraddetti. Solo poche settimane fa il forzista Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, aveva detto che l’aumento della soglia per i pagamenti in contanti sarebbe stato inserito nella legge di Bilancio e che questo dimostrava come non fosse una priorità per il governo. Nulla di più falso.

Pur di non perdere tempo, la misura è stata infilata in un decreto con cui peraltro non ha alcuna affinità per materia (sulla carta, l’Aiuti-quater è destinato a una nuova tornata di sostegni contro il caro energia). E se questo non fosse bastato a chiarire la scala di priorità del governo Meloni, ci ha pensato Matteo Salvini a fugare ogni dubbio: in un post su Twitter il vicepremier ha scritto che il decreto rappresenta “altri passi in avanti, in coerenza col programma elettorale” e come primo passo ha citato proprio l’innalzamento del tetto al contante. Difficile immaginare un modo più clamoroso di smentire Mulè.

Tra l’altro, per colmo di beffa, la misura è stata inserita come comma nell’articolo 6 del decreto, ossia in una norma che incentiva i pagamenti tracciabili, prorogando - con uno stanziamento pari a 80 milioni di euro - il credito d’imposta per i commercianti che si dotano di strumenti per i pagamenti elettronici. Non si può dire che a questo governo manchi il senso dell’umorismo.

Il decreto Aiuti-quater contiene anche la proroga fino a fine anno del taglio delle accise sui carburanti, che determina uno sconto di 30 centesimi al litro sul prezzo alla pompa di benzina e gasolio. Può sembrare una buona notizia, ma in realtà si tratta di una misura socialmente iniqua: secondo i calcoli dell’Upb, infatti, fra giugno 2021 e settembre 2022 il 10% più povero della popolazione ha beneficiato dello sconto sui carburanti per circa 100 milioni di euro, mentre il 10% più ricco addirittura per 700 milioni. La ragione è ovvia: il taglio delle accise è a pioggia, non fa distinzioni in base al reddito, e i ricchi sono la fascia di popolazione che acquista più carburante, beneficiando quindi degli aiuti in maniera molto più consistente (se ragioniamo su valori assoluti, beninteso). Lo stesso discorso, anche se in misura minore, vale anche per la riduzione degli oneri di sistema su elettricità e gas e per il taglio dell'Iva sul gas, visto che le persone con i redditi più altri sono anche quelle che consumano più energia.

Per chiudere questo quadro di amenità, passiamo ora a quello che ci aspetta con la legge di bilancio. Oltre a una nuova tornata di aiuti a pioggia contro il caro bollette - che copriranno tre-quattro mesi, costeranno decine di miliardi e, come abbiamo visto, non saranno affatto improntati al principio della giustizia sociale - la manovra conterrà anche un nuovo florilegio di condoni fiscali.

Il primo sarà un “saldo e stralcio” sulle cartelle esattoriali precedenti al 2016 e con un importo compreso fra mille e tremila euro: la Lega vorrebbe cancellare addirittura l’80% di ogni debito, mentre Fratelli d’Italia punta a un meno svergognato 50%. Non solo: arriverà anche la cancellazione automatica (quindi non servirà nemmeno farne richiesta all’Agenzia delle Entrate) di tutte le cartelle inferiori a mille euro e notificate prima del 2016.

Il tutto, nemmeno a dirlo, senza alcuna distinzione fra redditi alti e bassi, grandi proprietari e nullatenenti. Perché l’obiettivo di questa destra iperliberista (altro che sociale!) non è mai stato la redistribuzione delle risorse, ma l’erogazione di mance e favori per comprare consenso, confermando l’assetto sociale con tutte le sue disuguaglianze e, anzi, contribuendo a difendere ancora di più la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.