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di Alessandro Iacuelli

Il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha sbloccato i fondi per le misure compensative per i comuni e le province che ospitano impianti nucleari ed impianti del ciclo del combustibile nucleare. "Con questo decreto", si legge in una nota del ministero, "queste risorse potranno essere finalmente attribuite agli enti locali che le attendevano dal 2003. Infatti, dall'approvazione della legge 368/2003, tali risorse non erano mai state assegnate ai comuni ed alle province interessate." Ora si attende a breve che il Comitato interministeriale per la programmazione economica riceverà la documentazione e si riunirà per dare il via libera alla distribuzione di alcuni milioni di euro, che saranno ripartiti tra le Province e i Comuni che hanno ospitato, o ospitano ancora oggi, impianti e depositi di materiale radioattivo. La ripartizione dei fondi, stabilita dall'Apat, è gia stata comunicata ai sindaci del Comuni nucleari italiani durante un incontro presso il ministero dell'Ambiente. La quota percentuale che spetta ad ogni sito è stata definita in base alla quantità e al grado di pericolosità del materiale radioattivo presente nei depositi o negli impianti italiani. La quota più grande, pari al 29% del totale, andrà alla provincia di Piacenza ed al comune di Caorso, che ospita la più grande centrale nucleare del Paese, custodisce 1.032 barre di uranio e una consistente quantità di scorie e rifiuti radioattivi. Soddisfatti i sindaci facenti parte del Coordinamento dei Comuni soggetti a servitù nucleare, poiché prima il risarcimento era calcolato solo sugli anni 2004 e 2005, mentre ora va calcolato dal 2003 al 2006. Ovvio che da solo un risarcimento non basta, finché non ci sarà il vero smaltimento finale dei rifiuti nucleari sparsi sul territorio nazionale. Rimane ancora gravissima la situazione di Saluggia, dove nella piscina speciale dell’impianto Eurex è depositato combustile nucleare irraggiato.

La piscina presenta grosse e pericolosissime perdite sulle quali vigilare non basta: la messa in sicurezza del deposito deve essere immediata, ma non è tollerabile l'ipotesi, che periodicamente torna a galla, di trasferimento del combustile nucleare nel deposito "Avogadro", sempre nel Comune di Saluggia, deposito vetusto e giudicato inidoneo già nel 1995, e che funziona grazie ad una proroga della licenza di esercizio. Tutte cose che non vengono magicamente sistemate da un risarcimento.

Diviene invece sempre meno tollerabile che non ci sia in Italia un deposito definitivo, che si vada avanti con proroghe su proroghe per dei depositi inadatti al ricevere eventuale combustibile nucleare. Una politica fatta di continui rattoppi che crea solo falle nella sicurezza. Politica di rattoppi che storicamente colpisce in particolare proprio il Piemonte, che detiene il primato della quantità di sostanze radioattive collocate presso impianti o depositi nucleari, spesso non specificamente progettati per tale funzione.

Fino al 1987, l'esercizio della centrale Enrico Fermi di Trino Vercellese ha prodotto rifiuti radioattivi che, in parte, si trovano ancora presso la centrale, mentre il resto è stato trasportato presso il centro di ritrattamento di Sellafield, in Gran Bretagna, oppure a Saluggia.

Dall'esterno della Regione Piemonte nel corso degli anni ’70 e ‘80 sono stati trasportati in Piemonte 322 elementi irraggiati della centrale del Garigliano, come anche numerosi elementi di combustibile irraggiati tipo MTR e Candu che sono stati disciolti e ritrattati presso l'impianto nucleare Eurex di Saluggia, nel quale sono tuttora giacenti in forma liquida i rifiuti ad alta radioattività derivati da tale processo.

Anche le attività di fabbricazione di combustibile nucleare svoltasi fino al 1987 presso gli impianti della Fabbricazioni Nucleari di Boscomarengo (AL) hanno lasciato rifiuti radioattivi, se pur di minore entità, che sono custoditi presso gli stessi impianti. Infine, non pochi rifiuti radioattivi sono stati prodotti da attività in campo biomedico quali quelle che si svolgono presso i laboratori Sorin, situati ancora una volta a Saluggia: anche in questo caso i rifiuti radioattivi sono depositati in loco.

Oggi, quella del trattamento e smaltimento dei rifiuti nucleari è oramai un'emergenza, che non saranno i risarcimenti a sanare. Questo naturalmente nell'ottica di un non ritorno al nucleare in Italia. A tale proposito, il 18 luglio, durante il question time alla Camera dei deputati, il ministro Bersani è stato chiaro: "Oggi un piano nucleare italiano non ha fondamenti economici", ha detto il ministro, aggiungendo che "sarebbe bene cominciassimo ad esse adempienti sui residui della vecchia produzione nucleare".

Bersani ha poi annunciato l'attivazione "di una procedura per individuare un deposito di superficie perché se non riusciamo a trattare i residui, é impensabile che ci mettiamo a trattare il tema". Il Ministro non ha poi escluso una eventuale partecipazione italiana a progetti di ricerca internazionale sull'energia atomica. Tanto per gradire.