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di Alessandro Iacuelli

"Si riconosce a tutti i lavoratori che svolgono lavoro notturno, anche chi fa 64 notti l'anno, il beneficio di una anticipazione del diritto al pensionamento". Chi ha un minimo di cultura ed esperienza sindacale sa che questa frase è stata attesa per anni, sa che tante sono state le battaglie, spesso perse, per avvicinarsi ad un piccolo grande traguardo. Questa frase è contenuta nel decreto legislativo che il Governo sta preparando per esercitare la delega sui lavori usuranti, delega che scade il 31 marzo. La legge 247 del 24 dicembre 2007, che ha recepito le norme attuative del protocollo sul welfare, prevede che il governo emani, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge stessa, uno o più decreti legislativi per consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori dipendenti che svolgono compiti particolarmente usuranti. Quindi, ancora pochi giorni di tempo. Pochi giorni per attuare qualcosa che va nella direzione del superamento di una storia infinita, proprio quella dei lavori usuranti, per tutelare chi fa lavori più faticosi o malsani rispetto alla generalità dei lavoratori. Un dibattito serio è qualche volta scaduto a livello di avanspettacolo, o in scontri aspri tra sindacati e industriali, e questo ha impedito finora di trovare una soluzione al problema. I sindacati si aspettano dal governo il varo della delega sui lavori usuranti nel pieno rispetto della legge sul welfare che lo ha recepito. Lo ha affermato poche settimane fa il segretario confederale della Uil Domenico Proietti: "La normativa sui lavori usuranti è parte integrante di quell'accordo e la sua introduzione ha permesso il ridisegno complessivo dell'età di accesso alla pensione di anzianità. Per questi motivi riteniamo indispensabile attuare la delega per dare la giusta risposta alle attese dei lavoratori".

D'altra parte si sa, sono passati gli anni nei quali le battaglie sindacali ottenevano forti risultati, e ci siamo abituati a veder vincere quel sindacato che non media a favore dei lavoratori: Confindustria. Proprio poche ore prima della morte dell'ennesimo operaio, avvenuta a Torino, Confindustria si è lasciata andare ancora una volta a dichiarazioni pesanti, circa questo provvedimento, in particolare circa il tetto delle notti annue lavorate. Quelle notti in cui lavorava anche l'operaio morto a Torino. Luca Cordero di Montezemolo e Alberto Bombassei, rispettivamente presidente e vice presidente dell'associazione degli industriali, hanno entrambi affermato che la scelta di legiferare in materia di lavori usuranti ha "forti connotati elettoralistici", questo è stato il commento a caldo sul provvedimento sui benefici pensionistici per i cosiddetti lavori usuranti.

Secondo il vice presidente di Confindustria, il ministero, "con il consenso dei sindacati, si è letteralmente inventato una nuova soluzione, difficilmente giustificabile sulla base della legge delega. In buona sostanza si riconosce a tutti i lavoratori che, a turni, svolgono lavoro notturno, il beneficio di un’anticipazione del diritto al pensionamento". Ma "affermare che rientri nel concetto di lavoro usurante anche chi fa 64 notti l'anno, non ha alcun riscontro con i parametri che erano stati previsti dal protocollo sul Welfare del luglio scorso". Per Bomassei, "la logica di aver voluto spalmare su un maggior numero di lavoratori il beneficio pensionistico ha solo un valore elettoralistico, mentre la corretta applicazione dei criteri del Protocollo e della legge di delega avrebbe dovuto portare a riservare ai soli lavoratori effettivamente esposti a maggior disagio questo intervento agevolativo". E incalza ancora: "E' stato abbandonato il criterio rigoroso già delineato dalla legge sull'orario di lavoro, quello delle 80 notti".

Pare sia questo il nocciolo della questione: 80 notti l'anno sono abbastanza per anticipare il pensionamento, 64 notti per Confindustria non lo sono. Il sindacato degli industriali ha così fatto quadrato per non far saltare il tetto al lavoro notturno.

Poche ore dopo da Macerata lo stesso presidente di Confindustria, Montezemolo, ha puntato l'indice sull'urgenza "assai sospetta" con cui "si vuole procedere per la definizione dei lavori usuranti. Si propone una interpretazione molto lontana dalla legge delega che rischia di ampliare a dismisura la platea di chi potrà anticipare l'età della pensione". Forse è questo che si vuole evitare: l'ampliamento dei lavoratori che potrebbero beneficiare della norma di walfare in corso di attuazione. Per sicurezza e lavori usuranti il presidente di Confindustria auspica "seri ripensamenti nell'interesse generale. La fretta e le sirene della campagna elettorale sono evidentemente dei cattivi consiglieri".

Esprime invece soddisfazione il leader della Cgil Guglielmo Epifani, secondo il quale quest’accelerazione nell'iter delle norme sulla sicurezza sul lavoro "è un bel congedo per il governo" e auspica un'approvazione del provvedimento sui lavori usuranti "da qui alla fine del mese". Chiede di accorciare i tempi anche Morena Piccinini, segretario confederale Cgil: "Il decreto va fatto inserendo tra gli usuranti i turnisti, come da nostra espressa richiesta".

Ma c'è un ostacolo di mezzo: quella Confindustria che si opporrà con tutte le sue forze, attestata sulla linea che si tratta di un provvedimento elettoralistico, come se la salute dei lavoratori scadesse il 13 aprile.