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di Rosa Ana De Santis

Tuona il monito di Ruini contro la pericolosa deriva nichilista della società occidentale. Lancia argomentati anatemi dalle pagine sacre del libro uscito di recente Rieducarsi al cristianesimo. Il Tempo che stiamo vivendo, libro del quale La Repubblica ci ha regalato un’anticipazione dalle parole del cardinale, quanto basta per coglierne lo spirito che ne ispira i contenuti. Nel pieno rispetto ovviamente della cornice teologica con cui Ratzinger inchioda la chiesa di oggi alla storia di ieri: integralismo che già dagli anni in cui era prefetto della “Congregazione per la dottrina della fede” era foriero della controriforma di oggi. Sorprende l’ingenua dicotomia dal sapore manicheo che pone l’alternativa tra il bene oggettivo e il relativismo permanente, fino a scomodare l’imperativo kantiano o le idee di Platone. Ma del resto la tentazione di leggere la filosofia come propedeutica alla teologia o il pensiero antico come overture alla nascita di Gesù, fino a farne una lezione di catechismo, è una ben nota tradizione. Può sfuggire - e non vorremo che cosi fosse - l’onda lenta che trascina dall’interrogativo sul bene alla domanda su dio. La stessa deriva sottile e astuta con cui la chiesa cattolica divide - ad esempio - in modo strumentale le argomentazioni bioetiche nella falsa alternativa tra il delirio di onnipotenza degli scienziati e il principio di prudenza che si traduce nel non fare nulla, per non fare peccato contro l’ordine del creato.

No, non è per distrazione semantica che Ruini scrive di fede cristiana e non soltanto di cultura cristiana in alternativa all’egemonia del nichilismo. Vorremmo chiedergli come questa valorizzazione della fede, per definizione elemento di verità assoluta, possa parlare la lingua del nostro tempo,quello che stiamo vivendo e che dovrebbe essergli caro, cosi almeno si evince dal titolo.

Come risponde a questa difficile sfida? Alla provocazione più audace del pensiero contemporaneo? Magari come ci suggerisce la tv, con una conversione esemplare e tutta accademica alla Magdi Allam e un “Porta a Porta” di contorno con qualche leghista antislamico addomesticato che, per l’occasione, non si lasci sfuggire i riti pagani della Padania: dall’acqua ai druidi.

Persino la lezione, tutt’altro che neutra, sull’umanesimo e il personalismo di Maritain, era approdata a declinare il cristianesimo fuori dalle chiese come cultura: unico possibile canale di comunicazione nella dialettica con gli altri. Ma questi epiloghi tiepidi e solidaristici non garantiscono più abbastanza la vita dei fedeli dall’aggressione dei dubbio. E oggi il dubbio forte, quello che logora il potere degli altari, non è quello metodico di Cartesio, ma quello che viene a dirci che anche della nascita e della morte, momenti della vita rimasti sempre intoccabili per limiti di scienza, oggi si può pensare e si può decidere. Fa paura l’autodeterminazione e soprattutto toglie fedeli. La chiesa non li controlla più nel letto e ha paura di perdere clienti per i santuari e per i pellegrinaggi della speranza. Le casse dell’industria del dolore sono piene di lacrime e soldi.

E oggi gli scienziati, quelli che possono ostacolare i profitti di questi affari, non si fermano con la costrizione all’abiura o con le detenzioni violente, ma con la cultura della paura, con i leader di partito alleati e compiacenti, con il family day guidato da separati eccellenti o con il Movimento dell’Unità di Chiara Lubich, già probabilmente assunta in cielo, che raccoglie il pericoloso bacino di voti dei timorati di dio: dai teodem, alla rosa bianca, all’UDC: trasversali o infiltrati, chi può dirlo? Perché è questo il tema: il dubbio e la cultura scientifica. Cosa combinano nei laboratori delle nostre università, li dove il papa non lo hanno nemmeno fatto entrare?

Così la scienza e le applicazioni della ricerca scientifica diventano onnipotenza. Gli uomini e le donne diventano necessariamente wonderwoman e superman e, per mutuare le tesi forti di J. Harris, la nascita di figli sani diventa eugenetica. Tecnica della confusione o dello scenario apocalittico dosate a dovere per spaventare. I temi cambiano, ma il potere fondato sulla paura rimane la costante. Cosi il dubbio va bene, ma non troppo. La conoscenza razionale pure, ma ben arginata dal mare della fede. Del resto il padre della ragione, Kant, era arrivato a dio solo per venirci a lasciare in eredità l’idea che nulla di lui si potesse dimostrare se non per via regolativa. E il cielo rimaneva stellato sopra di lui. Ma solo sopra di lui.

Ruini invece sa bene che il bene oggettivo esiste e sta tutto dalla nostra parte e soprattutto è dio, proprio il nostro: che fortuna! E può dimostrarlo. Parla la lingua della fede cristiana, non sappiamo bene quale delle tante chiese che così si definiscono, ma possiamo ipotizzare che sia quella cattolica romana che, con tanta audacia e tanto potere secolare, si batte contro l’inferno del relativismo. Perché pensare il bene come bene per se, come consenso ragionevole di sani egoismi o come intersezione di etiche è una minaccia alla persona. Cosi recita il rosario delle censure.

Non ci regala nemmeno alcuna sorpresa sul piano linguistico, né concettuale: al centro c’è l’uomo. L’uomo con i suoi diritti di uguaglianza, l’uomo della Dichiarazione di Indipendenza Americana, l’uomo della Gaudium et Spes. L’uomo nella sua eccellenza qualitativa sul creato, superiorità legittimante la possibilità di salvezza. Ma soprattutto l’uomo. Di Eva nessuna traccia.

Non si legge di donne, ma magari la lettura approfondita del testo smentirà il veleno della polemica femminista e ci sarà invece qualche capitolo dedicato alla maternità secondo natura con il consueto invito alla buona accettazione della croce e all’analogia della donna con la madonna. Donna senza sesso e senza corpo: l’unica che può entrare per diritto, degli uomini s’intende, nella casa del padre.

Quindi alle donne che vogliono essere madonne, all’Uomo che vuole esser rassicurato di valere più degli animali e di ogni forma vivente del creato, all’occidente che ama guardare con interesse da museo alle altre culture, come si fa con degli strani fenomeni da fotografare in gabbie dorate, consigliamo questa sacra scrittura. Va letta tutta e fino in fondo, senza censure per carità. Non è un testo pericoloso come il codice da Vinci. Davvero non sono sufficienti queste poche righe per cogliere tutta l’escatologia della nuova buona inquisizione. Ne siamo persuasi, è per il nostro bene.