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di Mario Braconi

Con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni il 10 luglio il Parlamento Europeo approva una risoluzione che stigmatizza l’operazione di schedatura di massa della popolazione Rom in Italia (bambini inclusi) voluta dal ministro Roberto Maroni. La risoluzione, sostenuta dai gruppi parlamentari di sinistra (Liberaldemocratici, Socialisti, Sinistra Unita e Verdi), è solo la manifestazione più eclatante del clima di preoccupazione, imbarazzo ed incredulità con cui vengono percepite a Bruxelles le misure “straordinarie” adottate dal governo Berlusconi nei confronti di una minoranza etnica. Iniziative che talora prendono la forma di atti di militanza politica, come la raccolta di firme che invita il governo italiano ad interrompere il suo “censimento dei Rom” fino a che la Commissione Europea non abbia adeguatamente indagato sulla compatibilità di tale misura con le leggi europee, promossa da Giusto Catania, cui i cento deputati europei firmatari hanno polemicamente associato le proprie impronte digitali. Altre iniziative danno luogo a procedure formali, come la lettera di Jonathan Faull, capo della Direzione Generale Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione Europea, all’ambasciatore dell’Italia presso l’Unione Europea. Nella sua missiva, quell’impiccione di Faull chiede ufficialmente al governo italiano se l’inclusione dei campi “razza” e “credo religioso” nei moduli del “censimento maroniano” utilizzati a Napoli sia prassi consolidata, o se, come tutti speriamo, si tratti di una svista commessa da qualche zelante funzionario pubblico partenopeo.

Per la verità, anche a noi Italiani piacerebbe sapere per quale ragione, esattamente, le impronte digitali di una minoranza debbano essere sistematicamente raccolte e conservate; quale sia il fondamento giuridico (se ve ne è uno) della decisione di trattare questi dati personali; se le persone i cui dati vengono raccolti ne sono informate preventivamente e se viene loro assicurato il diritto di accedervi o modificarli. Ci piacerebbe soprattutto che simili domande se le ponesse, oltre che un Direttore Generale della Commissione europea, anche qualche politico italiano o qualche giornalista un po’ meno catatonico della media…

Per tornare alla risoluzione, essa chiede al governo italiano di interrompere la raccolta delle impronte digitali dei Rom - adulti o bambini che siano - e di non servirsi di quelle eventualmente già archiviate, in considerazione della evidente ed inequivocabile natura discriminatoria di tale misura. In particolare, si tratta di discriminazione sulla base dell’appartenenza ad una razza o una origine etnica, che costituisce in primis una violazione dell’art. 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La Convenzione, infatti, sancisce inequivocabilmente il principio secondo cui il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella Convenzione deve essere assicurato senza che le persone possano essere considerate ineguali in quanto “appartenenti ad una minoranza nazionale”; oltre che, come è ovvio, una discriminazione tra cittadini europei di origine Rom e altri cittadini europei.

Il documento approvato dal Parlamento Europeo, inoltre, denuncia il fatto che un governo si spinga a sfruttare una legge scritta per gestire “catastrofi, disastri naturali ed altri eventi simili” per giustificare l’adozione di uno “stato di emergenza”: non solo è discutibile il metodo, che equipara una minoranza di uomini donne e bambini ad un cataclisma (!), ma anche il merito. Prima di tutto perché non è vero, come afferma il governo italiano, che la semplice presenza di campi costituisca di per sé un’emergenza sociale tale da giustificare uno stato di emergenza; poi dichiarare uno stato di emergenza significa creare un contesto sociale e politico favorevole alle misure eccezionali, quelle per intenderci che possono mettere a rischio democrazia e diritti umani. Infine, con pragmatismo e fermezza, la risoluzione ribadisce che qualsiasi politica basata sulla discriminazione non potrà combattere efficacemente il crimine e non porterà alcun beneficio sul piano della sua prevenzione.

Difficile dissentire dalle parole della rappresentante degli europarlamentari LiberalDemocratici britannici Sarah Ludford che, prima dell’acceso dibattito parlamentare, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Isolare i Rom dagli altri cittadini per un censimento e per la raccolta delle loro impronte digitali costituisce una discriminazione contraria alla legge europea, che è stata emanata proprio per impedire persecuzioni razziali di tipo nazista e fascista. E’ sorprendente constatare come il governo Berlusconi possa valutare le tragedie della storia con tanta leggerezza”.