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di Bianca Cerri

Il 5 febbraio del 2008, James Elliott, un marine tornato dalla guerra dopo 15 mesi ininterrotti di missione, uscì di casa armato di tutto punto convinto di andare a combattere. Poiché l’uomo soffriva di una grave forma di depressione, la sua convivente si allarmò e chiamò la polizia. Molte ore dopo, Elliott fu ritrovato mentre imprecava contro i passanti fermo in mezzo alla carreggiata di una strada di grande scorrimento. Con la pistola bene in vista infilata nella cintura e visibilmente provato, ondeggiava costringendo le macchine a frenare per non travolgerlo. Per immobilizzarlo, gli agenti gli spararono una micidiale scarica elettrica da 50.000 volts che per poco non lo uccise e lo trascinarono al comando. Quello stesso giorno, un giudice ordinò il trasferimento in carcere di Elliott e solo tre settimane più tardi l’uomo era divenuto uno dei 940 reduci di guerra usati come cavie umane dalla casa farmaceutica Pifzer, in combutta con il governo americano, per la sperimentazione di un farmaco dagli effetti collaterali imprevedibili. Gli Stati Uniti hanno alle spalle una lunga e preoccupante storia di esperimenti fatti sulla pelle dei militari, oltre che su quella dei poveri e dei lavoratori più umili, al fine di osservare gli effetti di determinate sostanze o radiazioni sull’organismo umano. Negli anni ’30, in Alabama, a 400 afro americani analfabeti affetti da sifilide furono sospese le terapie per permettere ai medici di studiare il lento progredire della malattia nei soggetti non trattati. Di questi, 128 rimasero in vita per molti mesi tormentati da atroci sofferenze, mentre altri 21contagiarono le mogli ed ebbero figli deformi. Ma già centinaia di soldati durante la prima guerra mondiale erano stati esposti ai micidiali effetti del gas mostarda e, in piena guerra fredda, altre centinaia furono usati come cavie nel progetto SHAD, finalizzato alla valutazione degli effetti del gas nervino e delle radiazioni atomiche sugli esseri umani.

Ai tempi del Vietnam, il sodalizio tra case farmaceutiche, Pentagono e Cia portò alla sperimentazione dell’LSD su un numero incalcolabile di reduci in vista di un eventuale impiego dell’acido lisergico nelle terapie atte a curare la schizofrenia. Sotto l’influenza dell’allucinogeno, i soldati immaginavano di mangiare polli invisibili, s’infilavano sotto la doccia con l’uniforme e conversavano con persone inesistenti. Nessuno dei soggetti selezionati venne informato in merito ai problemi emozionali che solitamente insorgono in seguito all’assunzione di sostanze allucinogene. Oltretutto, i biologi di Fort Detrick, la base dove era stata condotta la sperimentazione, rimasero piuttosto delusi dai risultati e decisero di passare alla fase successiva: i test batteriologici. Non è completamente da escludere che ad un certo punto la sperimentazione batteriologica e virologica sia sfuggita di mano agli addetti ai lavori ed abbia dato vita ad una serie di patologie “moderne” come l’influenza aviaria, il morbo del legionario, ecc.

Ai contribuenti americani non va giù che il Pentagono spenda circa 500 dollari per ciascun copri-sedile dei wc riservati al personale, figuriamoci cosa succederebbe se venissero a sapere dei miliardi investiti nei 1.200 esperimenti in corso attualmente. Uno dei più recenti, al quale aveva partecipato anche James Elliott, è legato ad un farmaco noto come Chantix, lanciato nel 2006, che dovrebbe ridurre il desiderio compulsivo di fumare attenuando il disagio dell’astinenza da nicotina nei tabagisti. Lo Chantix avrebbe dovuto dare una grande spinta al cosiddetto Smoke Cessation Market degli Stati Uniti, che entro il 2013 dovrebbe registrare una strabiliante crescita del 1300%. Senonché, il FDA ha scoperto - quando il farmaco era già sul mercato da oltre un anno - che le sostanze che lo compongono possono dar luogo ad effetti collaterali devastanti, soprattutto nei soggetti depressi o traumatizzati.

Qualcuno ebbe così l’idea di somministrarlo ai reduci di guerra affetti da depressione post-traumatica per studiarne le reazioni. Resterebbe ora da chiarire se far ingerire medicinali che aumentano il disagio psichico in soggetti affetti da problemi mentali sia da considerarsi accettabile in senso etico. Soprattutto dopo che sono stati accertati 525 episodi di ostilità, un alto numero di incidenti stradali e 227 tra suicidi riusciti e tentati legati allo Chantix.
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Nonostante i tanti dati allarmanti, pochi mesi fa lo Chantix è trionfalmente approdato nelle farmacie italiane con il nome commerciale di Champix. In quanto medicinale di fascia C, ovvero a carico del paziente, non può essere pubblicizzato perché la legge italiana vieta la pubblicità diretta di farmaci acquistabili solo con ricetta. Che il tabacco produca danni alla salute è cosa nota, ma sarebbe inutile illudersi che esista un elisir miracoloso capace di liberare i fumatori dalla dipendenza da nicotina. Tanto più se si tratta di un prodotto firmato da un’industria farmaceutica come la Pfizer, con parecchi disastri all’attivo. Lo stesso Istituto Americano di Farmacologia afferma che la vareniclina, la principale sostanza contenuta nello Champix, ha prodotto più danni di qualunque altro farmaco anti-fumo, compresa la comparsa di angiomi, un peggioramento delle condizioni nei soggetti affetti da diabete e danni alla cute di varia natura.

Che le grandi case farmaceutiche siano materia da codice penale pare ormai assodato. Medicine buttate sul mercato come se fossero dadi da gioco, valvole cardiache difettose che anziché salvare la vita ai malati ne accelerano la fine, antidolorifici intinti nell’oppio al punto da creare assuefazione, ecc. Ma l’operato dei dirigenti Pfizer, che sul suo sito ufficiale afferma di essere guidata unicamente dall’attenzione per la salute delle persone, ha aperto un nuovo capitolo nel libro nero del malaffare galenico. Il 28 luglio 2008, un giudice nigeriano ha emesso tre mandati di cattura per altrettanti medici ricercatori della Pfizer che 12 anni fa sperimentarono un antibiotico noto come Trovan su 200 bambini nigeriani malati di meningite uccidendone 11 e invalidandone molti altri.

I dirigenti hanno cercato di uscire dall’impasse falsificando una lettera nella quale si legge che il comitato etico dell’ospedale nigeriano dove erano ricoverati i bambini autorizzava la sperimentazione e, comunque, il Trovan non ha mai dato problemi a milioni e milioni di persone che lo usano regolarmente. Ma, guarda caso, negli Stati Uniti la legge ne vieta la somministrazione in età pediatrica. Pur di non rinunciare a sperimentare il farmaco sui bambini, i ricercatori della Pfizer sono andati a cercarsi le cavie in Nigeria, dove trovare un letto in ospedale è già un miracolo. Una storia sordida che dimostra ancora una volta che nel match tra vita umana e dollari a vincere sono sempre e solo i dollari.