E' successo nei giorni di festa in prossimità della Pasqua, che quattro
giovani siano deceduti per dosi letali di droghe e la cronaca di quei giorni
abbia dato risalto ai fatti.
Putignano (provincia di Bari): Giuseppe Di Giorgio, 23 anni, la fidanzata
di 21 e un amico di 25, sono morti fulminati da un'iniezione fatale d'eroina
nella casa dove trascorrevano le vacanze. Il magistrato, ha autorizzato la divulgazione
della foto del De Giorgio, nel caso che, il ventitreenne romano, abbia ceduto
ad altri l'eroina tagliata con una sostanza molto velenosa
L'esame tossicologico
disposto dalla procura, rivelerebbe la composizione chimica del micidiale cocktail
Poche ore prima, stessa sorte per una sedicenne di Venezia: Valentina F., è
morta in seguito ad un grave malore che l'ha colta in discoteca a Lagugnana
di Portogruaro, dove si trovava con un gruppo d'amici. Probabile che la giovane
sia stata stroncata da un miscuglio d'alcool ed ectasy. Valentina F., soffriva
di diabete, il malessere improvviso le ha provocato un arresto cardiaco
Tra dispute post elettorali, abbacchio, code in Autosole, gli italiani hanno
bisogno di risvegliare le coscienze sbadate di fronte a quei giovani distrutti
da ectasy ed eroina. Il resoconto delle morti per droga l'ha fatta da padrone
e tuttavia c'è la cronaca delle prime pagine e la cronaca del silenzio.
La cronaca delle prime pagine è quella di un paese, l'Italia, da nord
a sud, privo di un'evidente disparità; la cronaca del silenzio è
per la morte "minimalista" in un luogo di questo paese, dimenticato
da tutti. Un luogo che non è Napoli e non è Palermo, ma fa parte
di quelle province del sud, talmente brutte e degradate, non degne d'entrare
nell'inventario dei giorni agitati del dopo elezioni e dei riti pasquali.
Chi scrive quest'articolo conosce bene un orrore urbano, sfasciato e caotico,
poiché il posto di cui vi parliamo è stato rifiutato da tutti,
perfino da lei. Ignorato a tal punto, da non meritare nessuna cronaca, neppure
un nome aggiunto alla lista di quei poveri ragazzi di Putignano e Venezia.
Accade che, a mezzanotte in punto, squilla un telefono, sollecitando la presenza di una persona presso il locale commissariato, per redigere la certificazione di un avvenuto decesso. Capita sovente, anche a Natale e a Capodanno, se non si è di turno, ma sempre "reperibili". Chi risponde, bisbiglia per non turbare gli ospiti più del normale: "E' morto? Sparato o d'overdose?" Eh sì, perché lì, territorio dimenticato, due sole le cause di morti violente, una siringa in un braccio o un colpo in fronte, non c'è altro modo di passar a miglior vita.
Nella stessa notte, insieme alla Resurrezione di Cristo, si è aggiunto il tassello di un trito, annoso argomento, la presunta questione meridionale, un ritaglio "minimalista"e nondimeno emblematico, quanto la cattura di un Provenzano e la lettura dei suoi "pizzini": Salvatore C., muore d'overdose a Torre Annunziata e nessuno riporta la sua vicenda in cronaca.
Demagogia, dilettantismo, vetusto autocompiacimento meridionalista; stiamo facendo uso di queste umane tragedie per sparpagliare un po' di sguaiato populismo? Ebbene sì, vada per il populismo, così italico, d'estrazione e costume Ci arroghiamo questo diritto, ricordare Salvatore C., il più meridionale dei tossicodipendenti, mancato nel giorno di Pasqua, per un'overdose.
Nella notte di Pasqua 2006, in Via Langella di Torre Annunziata, una stradina
ai confini con Boscotrecase, moriva Salvatore C., 34 anni, tossicodipendente.
Poco prima si era iniettato l'ultima fatale dose d'eroina. Accanto al cadavere,
la polizia trovava una siringa monouso intrisa di sangue, un astuccio di carta
di una fiala d'acqua distillata usata per l'iniezione. Probabilmente, Salvatore
si era sentito male mentre guidava il ciclomotore del fratello e, cadendo, aveva
riportato anche un ematoma sulla fronte. Il 118 non poteva fare altro che costatarne
il decesso. Il medico legale, giunto sul posto, stilava un certificato necroscopico
inerente ad una "sospetta morte per overdose". Il magistrato di turno
disponeva pertanto l'autopsia per appurare le effettive cause di morte
Salvatore C. era un ragazzo padre. La sua bambina, rimasta orfana, era già accudita dalla famiglia del fratello. Salvatore inizia a delinquere a 16 anni, frequenta i tossicodipendenti, inizia a drogarsi, a commettere reati per procurarsi la dose giornaliera. Nel 1991 fu arrestato per furto aggravato, vendeva anche sigarette di contrabbando, finché, nel 1999 si trasferì a Camaiore e, nel SERT di Pietrasanta, cerca di disintossicarsi. Riesce anche a trovare un lavoro come cuoco in un ristorante a Marina di Pietrasanta, ma è nuovamente arrestato nel 2001, sconta una pena definitiva di 20 giorni in seguito ad un reato commesso nel 1996. Il giudice, infatti, rigettò la richiesta d'affidamento in prova, ai servizi sociali (nuova legge sulla droga Fini-Giovanardi istruisce ancor prima dei tempi d'attuazione ), una misura alternativa alla detenzione, che gli avrebbe consentito di scontare la pena in libertà dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Perdendo l'unica occupazione a Marina di Pietrasanta, Salvatore, purtroppo, è costretto a tornare a Torre Annunziata. Ricomincia a drogarsi e arriva a chiedere l'elemosina per strada per racimolare qualche soldo. Due anni fa, per tre mesi, gli sono stati notificati gli arresti domiciliari per una condanna di furto aggravato. Durante questo periodo, gli è stata concessa l'autorizzazione a frequentare il SERT di Torre Annunziata
Qualcuno sostiene che dal 1830, la questione meridionale non è mai esistita. Signori, diamine, ancora con questo benedetto meridione, siamo nel 2006, epoca del picco nel consumo petrolifero, dei mercati globali e della legge Biagi; eppure Salvatore C. non c'è nella cronaca nazionale dei giorni di Pasqua. Salvatore non è mai esistito; non è stato messo da parte, figlio di una città dimenticata, Salvatore non è mai genuinamente esistito.
Il concetto è molto semplice, lo storico Rosario Villari, sostiene che "il sud è come prigioniero di un passato che nella sua sostanza non passa"; è dunque, un non-luogo dove si aggirano fantasmi di un'era post industriale, che mai ha raggiunto condizioni vitali e libere, laddove la suddetta questione meridionale ha radici profonde Salvatore C., come molti, è la parvenza minimale ignorata dallo spettacolo mediatico e dal resto del mondo deindustrializzato, nell'altra parte d'Italia.