In una manciata di giorni Brescia è stata teatro di omicidi cruenti.
Il 12 agosto è stato rinvenuto il corpo della ventenne pachistana Hina
Saleem, 21 anni, sgozzata e sepolta nel giardino dell'abitazione familiare.
Sono stati accusati dell'omicidio il padre, lo zio e due cognati. Secondo il
padre non era una brava musulmana. E' più facile parlare di integralismo
islamico che riflettere sulla condizione di una ragazza vittima del maschilismo
più bieco, che sarebbe già stata vittima dei maltrattamenti dello
stesso padre e che ha cercato di vivere come donna libera in un paese libero.Pochi
giorni dopo, il 20 agosto, viene scoperto nella sua abitazione il cadavere del
pittore bresciano Aldo Bresciani, 72 anni. Hanine Chafik, 25 anni, il presunto
omicida, conosceva la vittima e solo gli ulteriori sviluppi delle indagini potranno
svelare il movente. Si esclude la rapina ma sono aperte tutte le altre ipotesi
possibili. Il 23 agosto è stato scoperto presso il pulpito di una chiesa di un
quartiere cittadino il corpo di Elena Lonati, 24 anni. Il sacrestano cingalese
di 23 anni è accusato dell'omicidio. Anche questo delitto scalda gli
animi e fa parlare di immigrati con toni aspri. La comunità cingalese
è piuttosto tranquilla, per lo più di fede cattolica. La dinamica
del delitto è ancora tutta da chiarire per capire il movente. Delitto
a sfondo sessuale, delitto passionale, raptus di rabbia o tragico incidente
degenerato, non è ancora possibile stabilirlo.
L'ultima vicenda in ordine cronologico coinvolge un'intera famiglia: il padre, Angelo Cottarelli, la convivente Marzenne Topor e il figlio di soli 17 anni Luca. Le ipotesi della strage per gli inquirenti hanno da subito il sapore del regolamento di conti. Le indagini evidenziano possibili collegamenti con l'ndrangheta calabrese che trasformano la strage in una mattanza. Oltre a reati finanziari e truffe risalenti agli anni 90, l'immobiliare bresciano veniva arrestato nell'ambito di un'indagine condotta nel 2004 dal gip di Potenza Alberto Iannuzzi. Non fu condannato per questa imputazione, che coinvolgeva però ben 33 persone, indagate per associazione mafiosa finalizzata alla tratta di giovani ragazze dell'est Europa, che finivano poi nei night bresciani.
Sono i primi omicidi a dare modo a coloro che praticano da sempre una politica
di speculazione di ogni forma di razzismo, di accendere la miccia e di stare
a guardare. Certamente hanno fatto breccia in cittadini impauriti, che si sono
trovati a fare i conti con l'incubo di vivere nella "Brescia, capitale
del crimine" e nei soliti militanti pronti a scattare in piedi. In men
che non si dica anche la politica con la camicia verde che calca le scene romane
non si è fatta attendere. L'ex ministro della Giustizia Castelli vibra
accuse velenose all'indirizzo del Sindaco Paolo Corsini, che ribatte con decisione
che "lui invece non ha lasciato nemmeno la più pallida ombra del
suo passaggio in Consiglio Comunale"
Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli invece ha capitanato la protesta
di 200 bandiere verdi alla volta di Palazzo Broletto, sede della Prefettura
di Brescia. Si possono immaginare le sue parole verso il pericolo immigrati
e ai delitti che portano con se venendo in Italia, aggiungendo profetico che
"siamo solo all'inizio".
La città esce sconvolta da quei venti giorni di omicidi, di giovani
donne ammazzate, di incalzanti prese di posizione contro gli immigrati, nel
timore di trovarsi ad un tratto a vivere in una città in preda al sangue.
Ma eventi come l'omicidio Hina e quello di Elena Lonati hanno offerto l'opportunità
di mettere in scacco il Sindaco Corsini, che per togliersi dall'impiccio ha
provato a liberarsi della patata bollente con quella sua richiesta di aiuto
allo "Stato". Nell'agenda del Sindaco l'incontro con il ministro dell'Interno
Giuliano Amato, al quale il Primo cittadino "chiederà più
polizia, più mezzi, più tecnologia". Il tentativo classico
di traslare un problema locale in un fatto di Stato, come se le conseguenze
dei sette omicidi finiscano solo con identificare un problema di gestione del
consenso. Ed ecco tornare alla ribalta temi quali la sicurezza dei cittadini,
l'integrazione, il dialogo con le comunità straniere, mentre si risfodera
il pugno duro. Salgono a più di 4.000 i controlli agli stranieri e si
contano fino a 50 espulsioni al giorno.
Ancora una volta ci troviamo spettatori di quel teatrino della politica della speculazione e delle dichiarazioni a misura di prima pagina, che si scatenano non appena si tratta di strattonare la manica ad un opinione pubblica sollecitata ad arte e, in questo caso, sconvolta dal susseguirsi di molti, troppi, omicidi. Il passaggio dai titoli dei giornali all'emotività nostrana della gente è breve e diretto. Brescia conta circa 190.000 abitanti con 26.000 immigrati ed è il capoluogo italiano con il maggior numero di stranieri. Nel 2005 la percentuale dei nati stranieri rispetto al totale dei nati è salita al 31,3%, mentre la popolazione straniera in percentuale è il 12,5% della popolazione totale residente (fonte Comune di Brescia ndr).
C'è da augurarsi che passata la kermesse tipica della politica strillata all'italiana, ormai consolidata nel nostro paese, si apra un dialogo serio e partecipato: l'immigrato deve continuare ad essere strumento dello scontro politico? Si può riuscire a costruire una via seria, partecipata e ragionata dell'integrazione?