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Sempre al passo con i tempi, sa adattarsi ai gusti e alle abitudini degli italiani. A volte, anche anticipandoli, senza zone franche: la criminalità è, sempre più spesso, ospite indesiderata nelle tavole degli abitanti del Belpaese. Tanto che, rispetto a due anni fa, il sesto Rapporto sui crimini agroalimentari, redatto da Euispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, stima una crescita delle fatturato delle agromafie, quantificabile in almeno ventiquattro milioni e mezzo di euro, circa il 10 per cento del fatturato totale generato da affari illeciti.

 

 

La criminalità organizzata manifesta il proprio interesse tanto nel controllo della filiera produttiva - a partire dalla proprietà di considerevoli appezzamenti di terreni fino alla vendita al dettaglio - quanto nel controllo delle fasi del trasporto su gomma dei prodotti, nel reclutamento dei lavoratori, dei mercati ortofrutticoli e delle carni.

 

Da Cosa Nostra, che gestisce, anche mediante prestanomi, aziende operanti nel settore ortofrutticolo, degli agrumi in particolare, imponendo prodotti nei punti vendita della grande distribuzione e l’agenzia di trasporto, alla camorra che controlla il più grande centro ortofrutticolo d’Italia; dalla ‘ndrangheta che ha conquistato nuovi spazi nei settori ittico, agrumicolo e dei trasporti delle merci, alla criminalità pugliese che ha sfruttato le campagne vitivinicole per accedere a indebite percezioni di contributi ai danni dello Stato o dell’Unione europea.

 

Per la sua caratteristica organizzazione reticolare, il sistema della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è particolarmente fertile all’attecchimento di attività criminali. In questo senso, casi preoccupanti si sono rilevati, nel 2018, in Friuli Venezia Giulia con riferimento ad appalti e subappalti, al riciclaggio di denaro sporco e al settore della ristorazione; il Veneto è risultato un territorio in cui si sono radicati interessi criminali di alcuni clan mafiosi fra i più strutturati d’Italia.

 

Dai tentacoli della criminalità non si salva nemmeno il comparto della logistica e del magazzinaggio di prodotti ortofrutticoli con il risultato che l’infiltrazione delle mafie nella filiera dell’autotrasporto nazionale incide pesantemente sulla dinamica dei prezzi, aumentandoli in misura sproporzionata.

 

Distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, i poteri criminali non solo moltiplicano i prezzi - che per l’ortofrutta arrivano a triplicarsi nel passaggio dal campo alla tavola - ma imprimono anche pesanti danni di immagine al made in Italy sia entro i confini nazionali sia all’estero, apportano rischi per la salute con quasi quattrocento allarmi alimentari. Senza trascurare le conseguenze sull’ambiente con le discariche abusive e le illegalità nella gestione dei rifiuti che fanno registrare oltre trentamila ecoreati all’anno.