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L’anno scolastico alle porte si apre già con un voto negativo: solo un bambino su dieci può accedere a un asilo nido pubblico. A dirlo, il rapporto Il miglior inizio. Disugualianze e opportunità nei primi anni di vita, redatto da Save the children. L’indagine pilota, realizzata tra marzo e giugno scorso in dieci città italiane - Brindisi, Macerata, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Salerno e Trieste - e pubblicata qualche giorno fa, mostra come le disuguaglianze educative già nei primi anni di vita possano avere conseguenze di lunga durata nell’acquisizione di conoscenze e capacità.

Pur nella consapevolezza che nei primi anni di vita lo sviluppo dei bambini segue percorsi differenti e individuali, dall’analisi svolta su seicentocinquantatre bambini fino ai tre anni, si evince che quelli svantaggiati dal punto di vista della condizione socioeconomica sembrano accumulare un ritardo nell’acquisizione delle competenze matematiche, di lettura e scrittura, fisiche, motorie ed emotive.

Considerando l’occupazione dei genitori, e in particolare delle mamme, la correlazione tra tipologia di lavoro svolto e il non lavoro è molto forte: i bambini con madri disoccupate rispondono in maniera significativamente inferiore rispetto ai figli di madri che svolgono un lavoro, seppure manuale. Sebbene difficilmente da solo, il nido dell’infanzia sia in grado di contrastare con totale efficacia la povertà educativa nei primi anni di vita e sia, invece, dipendente dal livello di istruzione dei genitori, fattore predittivo per lo sviluppo dei bambini.

I bambini che hanno frequentato il nido hanno portato a termine in maniera appropriata gli esercizi proposti nell’indagine, anche quelli provenienti da famiglie meno agiate; particolarmente importante è la durata della frequenza al nido: maggiore è il numero di mesi, più appropriati i risultati cosicchè i bambini le cui famiglie si trovano in condizioni svantaggiate che, però, hanno frequentato il nido per più di due anni sono in grado, comunque, di colmare il gap con i coetanei di diversa estrazione sociale.

Ma le disuguaglianze che appaiono già nei primi mesi di vita non sono inevitabili: stando allo studio, bisogna operare per assicurare l’accesso precoce ai servizi educativi di qualità così come di qualità deve essere il tempo che le famiglie trascorrono con i loro figli in attività efficaci per lo sviluppo precoce delle competenze. Per esempio, dedicandosi alla lettura con loro, rappresentando, questa pratica, un’importante possibilità per lo sviluppo del minore. Ma le misure per garantire ai genitori strumenti per strutturare relazioni di questo tipo sono carenti: mancano politiche che facilitino la conciliazione tra lavoro e famiglia, il sostegno al reddito, un investimento nell’offerta culturale (per tutti) soprattutto nelle regioni italiane più carenti, come Calabria e Campania dove l’offerta è particolarmente scarsa tanto che solo il 2,6 per cento e il 3,6 per cento dei bambini frequenta l’asilo nido.