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Alle 19 e 26 del 20 febbraio scorso è stato giustiziato sulla sedia elettrica del Tennessee Nicholas Sutton, che aveva espressamente scelto l'uso dell'antico strumento al posto dell'iniezione letale. Secondo il protocollo solo i soggetti già condannati a morte prima del primo gennaio del 1999 nello stato del Tennesse possono scegliere il metodo della propria esecuzione. Sutton ha ringraziato la moglie e gli amici che lo avevano sostenuto durante la detenzione mentre era già saldamente legato alla sedia. Al segnale convenuto, il direttore del braccio della morte del carcere di Riverbend ha alzato la leva che ha dato il via a una scarica di 2450 volts seguita da  una seconda e poi da una terza. La sorella della vittima ha assistito impassibile al succedersi degli avvenimenti.

 

La  richiesta di clemenza inoltrata dai  difensori di Sutton al governatore Bill Lee non era stata accolta, come previsto. Lee aveva annunciato otto giorni prima della data dell'esecuzione che non sarebbe intervenuto. Dopo quasi quaranta anni di detenzione Sutton è  entrato nella camera della morte per la celebrazione di un rito che, anche secondo i ricercatori forensi, comporta almeno un quarto d'ora di  insopportabile sofferenza.

Del resto, la Corte Suprema degli Stati Uniti non ha mai deciso se l'uso della sedia elettrica violi l'ottavo emendamento sulle punizioni crudeli e dolorose. Già nel settembre del 2007, Daryl Holt fu giustiziato tramite folgorazione nel Tennessee. Holt, un veterano della guerra del Golfo accusato di aver ucciso moglie e figli, si era consegnato alla polizia un'ora dopo la strage. I testimoni parlarono di una scia di fumo bianca proveniente dal corpo dell'uomo. Le sue ultime parole prima che partissero le scariche elettriche erano state: “Lo faccio”.

Tra febbraio e dicembre del 2009 altri due detenuti, Steven Henley  e Cecil Johnson, erano stati messi a morte tramite iniezione letale davanti i famigliari. Soprattutto la figlia di Henley, Leanne,che era bambina all'epoca della condanna del padre, piangeva coprendosi la bocca. Il fratello Gregg, seduto su una sedia di un bianco immacolato, guardava fisso l'uomo che stava per morire nonostante si fosse sempre proclamato innocente. Il dibattito sulla pena capitale era accentrato sugli aspetti pratici dell'iniezione letale  e sulle componenti coinvolte nelle esecuzioni. Per quasi dieci anni nessun detenuto era stato messo a morte, poi la Corte Suprema del Tennessee aveva deciso che si poteva tornare a procedere con lo stesso cocktail di farmaci usati in passato. Il nove agosto 2018, Billy Rick, affetto da gravi problemi mentali, era stato sottoposto a iniezione letale. Si sa che il disagio mentale è diffusissimo nei bracci della morte e dal 2002 è vietato giustiziare soggetti mentali instabili ma la regola non viene mai rispettata.

Il Tenneesee non ha mai stabilito con certezza la linea di demarcazione che divide le sanità mentale dalla follia come del resto non lo hanno fatto gli altri stati. Billy Rick non è scampato al suo destino, tanto più che poco tempo prima il senatore repubblicano Richard Briggs aveva presentato una bozza di legge in cui affermava che  la pena capitale costa troppo all'erario e comunque nei bracci della morte non è possibile sottoporre i condannati a trattamenti atti a sanarli. Dopo l'esecuzione di Rick ce n'erano altre due in programma ma per queste sarebbe stano necessaria rispolverare la  vecchia “Sparky”, cioè la sedia elettrica.

“Sparky”, ovvero Scintilla, per  via delle scintille che emana  inevitabilmente durante il funzionamento, in Louisiana è stata invece soprannominata “Gertie la raccapricciante”, mentre in New Jersey è “La Fumosa” e “Mama Gialla” in Alabama. Gli altri stati l'hanno messa da parte da parecchi anni mentre in Tennessee il primo novembre 2018 Edmund Zagorsky scelse la folgorazione per mettere fine ad una vita alquanto travagliata. Il rito ha dei passaggi precisi che  che iniziano con la rasatura del cranio e,

un'ora prima che partano le scariche, alla testa e ai polpacci del condannato vengono applicate delle spugne imbevute di acqua salata. Zakorsky è rimasto immobile durante il posizionamento dei cinturini di pelle a gambe, braccia e petto e prima di essere colpito dalle scariche elettriche ha detto: “Forza col rock” e alle 19 e 26 il medico legale ne ha certificato l'avvenuto decesso.

Nel carcere di Riverbend erano già accese le luci di Natale come in tutto il Tennessee ma l'atmosfera rimaneva alquanto cupa.L'11 dicembre le decorazioni sembrarono ancora più  grottesche mentre si avvicinava l'esecuzione di David Earl Miller, 62 anni, considerato il veterano del penitenziario. Dopo 37 lunghissimi anni trascorsi nel braccio della morte, Miller aveva preferito l'elettroesecuzione ai veleni dell'iniezione letale. Su Nashville era scoppiato un temporale e il cielo minacciava neve. Per Miller, venuto al mondo in Ohio da una relazione durata solo una notte, non ci sarebbero stati amici a dirgli addio. Mentre lo legavano alla sedia,secondo il giornalista accreditato, le sue ultime parole erano state il borbottio di un uomo consumato dalla prigione. Non appena alzata la leva sono partite le scariche. Dopo ognuna la potenza veniva aumentata progressivamente da 500 a 2000 fino all'arresto cardiaco. Poi su Riverbend era sceso il silenzio e non erano previste altre morti fino all'anno successivo.

Nel carcere di Riverbend l'amministrazione vieta una spesa superiore ai 20 dollari per quello che chiamano “ultimo pasto”. Donnie Johnson aveva scelto l'iniezione letale e rifiutato l'offerta di cibo. Il 16 maggio 2019, dopo un po' di baruffa tra i figliastri dell'accusato per via delle visioni diverse sulle sue responsabilità, Donnie Johnson fece il suo ingresso nella camera della morte per essere sottoposto ad iniezione letale. Una piccola folla di persone si era radunata fuori dal carcere, nessuno tuttavia volle  assistere all'esecuzione. Johnson, che aveva trascorso 34 anni nel braccio della morte, rimase apparentemente calmo durante la somministrazione dei potenti e mortali veleni che gli stavano scendendo nel sangue. Il guardiano controllava se ci fossero ancora segnali di coscienza. Alle 19 e 36 il medico legale, accertata l'assenza di battito cardiaco, siglò il certificato di morte. Il governatore aveva ribadito che il metodo non avrebbe influito sulle esecuzioni in programma ed era comunque esclusa ogni ipotesi di clemenza.

A marzo del 2019 era stata fissata la data di morte per Michael West la cui esecuzione era programmata per il 15 agosto. Nel mandato non si accenna al metodo, che resta prerogativa dello stesso condannato. Nell'imminenza dell'esecuzione il detenuto viene spostato nella cella di “pre-morte” e gli vengono tolte tutte le cose che potrebbero agevolarne il suicidio ad iniziare dai lacci delle scarpe. Le guardie entrano ogni 15 minuti per controllare la sua integrità. Per Michael West è stato rispettato il protocollo di sempre. Nell'insopportabile calure del 15 agosto i cinque membri della squadra esecutiva lo accompagnarono fino alla alla saletta dove è collocata la vecchia Sparky e l'esecuzione fu portata regolarmente a termine. In ragione di una legge nota come “non-Trigger” West, pur non essendo l'autore del delitto ma presente durante i fatti, è stato mandato ugualmente al patibolo. Il team si era allenato accuratamente per fare in modo che non ci fossero sorprese.

Il Tennessee ha un amore appassionato verso la sedia elettrica che non risparmia neppure i disabili. Ormai l'afa di agosto era alle spalle sostituita dal gelo invernale e la sera del sei dicembre Leroy Hall, totalmente cieco, entrò barcollando nella saletta che ospita Sparky accompagnato da cinque guardie per essere giustiziato. La sedia elettrica ha continuato a funzionare anche nel 2020 nel Tennessee. Esattamente il 20 febbraio si è ripetuto un copione già visto troppe volte. Tuttavia, dopo l'esplosione della pandemia dovuta al COVID19 i giudici hanno temporaneamente deciso di  attendere che passi il peggio prima di dare le sedici esecuzioni previste entro dicembre 2020.

Quelle di John Hummel e Tracy Beats, in programma il 18 e 25 marzo rispettivamente, sono state rinviate di 60 giorni in base ad un'ordinanza delle autorità del Texas che specifica per iscritto il luogo a non procedere per un periodo di 60 giorni  a causa dell'inaspettata comparsa del COVID-19.

I giudici devono ancora decidere in merito alle esecuzioni in programma in Texas e Ohio. Bisogna precisare che il problema non ha nulla a che vedere con il metodo ma piuttosto con l'eventualità che l'attuale crisi sanitaria mandi in tilt non solo solo le condanne capitali ma tutto l'intero imponente sistema penale degli  Stati Uniti. Secondo le autorità i casi di COVID-19 riguardanti il personale carcerario fino a pochi giorni fa erano meno di cento. Dopo mesi di criminale negazione stanno finalmente verità ancora più brutte e surreali del virus portando all'aumento della “vigilanza” negli istituto di massima sicurezza,compresi i bracci della morte, riducendo al minimo i contatti tra secondini e detenuti. E' una disposizione alquanto superflua almeno per quello che riguarda il Texas dove dal giugno 1999 i condannati vivono in solitario 24 ore su 24, anche la cosiddetta “ora d'aria che si svolge lungo due strette pareti metalliche sotto gli occhi di guardie armate di mitra carico nei limiti della “distanza di sicurezza”.

Nell'ordinanza si esprime anche grande preoccupazione per un possibile aumento di esecuzioni “mal riuscite”. E' evidente che, per un motivo o per l'altro, la giustizia a stelle e strisce riesce sempre a sorprendere con la sua poliedrica inventiva. Gli Stati Uniti hanno giustiziato circa seimila esseri umani in 230 anni. Compreso i tanti casi di “giustizia fai-da-te” popolari nel periodo in cui imperava la legge del West. I rinvii concessi a Hummell e Beatsy forse daranno ai  difensori il tempo di rivedere alcuni punti della storia legale dei loro assistiti. Ma l'amministrazione penale etichettando come “particolarmente vulnerabili” i condannati a morte specialmente alla vigilia dell'esecuzione si sta solo aggrappando al solito sistema di lana caprina allo scopo di far apparire plausibile la pena capitale. Altrettanto non comprensibile è la decisione di vietare le visite a contatto con i parenti del condannato nel giorno dell'esecuzione. 

L'epidemia di COVID-19 sta già flagellando gli istituti di pena  piccoli e grandi dell'enorme territorio statunitense. Il 13 marzo sono stata espressamente vietate le visite ai detenuti in 122 carceri federali e in 1700 di quelle statali per prevenire focolai d'infezione disastrosi. Inoltre, si legge nei comunicati che i visitatori,obbligati a compilare moduli, in questi giorni di grande incertezza potrebbero essere colti dall'ansia subendo automaticamente un aumento della temperatura e/o della sudorazione, così facilitando la penetrazione del Corona virus attraverso le vie respiratorie. Il divieto riguarda anche gli avvocati per almeno 30 giorni. A New  Orleans il tasso di contagi è il più alto del mondo e ci sono già state 59 morti nelle infermerie dove l'igiene è assai carente. Se le esecuzioni continueranno, inoltre, i condannati dovranno fare a meno della presenza di amici e parenti nel momento fatale.

Ci sono buone ragioni per  chiedersi se le strutture di detenzione americane sapranno far fronte ad una sfida che non ha precedenti nella storia. Non si tratta della semplice dicotomia tra pro e contro la pena capitale ma di dare un senso comune agli aspetti pratici di una mega-galassia che comprende milioni di esseri umani. Tutti ci auguriamo che la pandemia si risolva in tempi brevi e non solo in America. Ma il governo statunitense ha purtroppo sempre usato le crisi, l'uccisione e l'asservimento di esseri umani per giustificare qualunque nefandezza. Le opinioni di Trump sul potere esecutivo escludono ogni ipotesi di miglioramento.

Non basta cautelarsi lavandosi le mani e mettersi una mascherina, le pandemie hanno sempre portato l'umanità a porsi grandi domande. C'era stata una simulazione fatta dalla John Hopkins per calcolare gli effetti di una pandemia nell'ottobre del 2019 che fino ad ora è servita solo a fare da funereo pallottoliere per la conta dei morti.

E' in atto una quarantena internazionale e la gente passa il tempo nelle case succhiando caramelle tramortita dalla televisione. Solo gli uomini che stavano per essere giustiziati possono dormire sonni solo un po' più tranquilli ma il boia potrebbe essere in agguato per chiunque. Milioni di persone hanno perso il lavoro e c'è persino anche non sa dove sono andati a finire i loro morti. In tante galere degli Stati Uniti si continua invece a produrre.

La rapida risposta del governatore di New York alla richiesta di  disinfettanti è stata applaudita all'unanimità. Ne arriveranno a tonnellate e le autorità faranno un vero affare perché il salario di un detenuto è fermo a 16 centesimi contro i 15 dollari di un operaio regolarmente assunto. Era stato Mario Cuomo, padre dell'attuale governatore di New York, a decidere i salari nelle galere nel 1993 e da allora non si sono state migliorie. Una norma stabilisce tuttavia che ai detenuti è vietato usare il disinfettante per via della base alcolica. Tutti si augurano che la pandemia finisca presto, o almeno prima della schiavitù.