Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Fabrizio Casari

Inaspettate, certamente indesiderate, le dimissione di Antonio Conte dalla panchina della Juventus hanno scatenato un piccolo terremoto nel mondo pallonaro. Il tecnico salentino, capace e sveglio, aveva già capito da tempo che la sua squadra, dopo tre titoli consecutivi, non aveva più nulla da dimostrare in Italia, ma che per organico e mezzi, è ancora molto al di sotto delle prime cinque o sei squadre europee con cui disputarsi la Champions. Perché ogni tifoso juventino, come il suo (ormai ex) allenatore, hanno lo stomaco pieno di scudetti e tremendamente vuoto di trofei internazionali.

Conte ha capito benissimo che il mercato estivo non porterà ad un rafforzamento complessivo della Juventus. La quasi certa cessione di uno tra Vidal e Pogba (attenzione, se non di entrambi) non può essere certo compensata dall’arrivo del pur bravo Morata. Peraltro, il reparto offensivo della Juventus dispone già di Tevez e Llorente, dunque non parte da zero. Ma l’arrivo di Iturbe sarebbe servito eccome alla Juventus, che ha già visto andarsene l’ormai arrugginito Vucinic e vede l’inutile Quagliarella solo come possibile piccolo ingresso di cassa.

Ma Conte sa di avere una difesa in là con gli anni e tutt’altro che imperforabile, un regista i cui ritmi non reggono più l’intensità del gioco che il tecnico esige e voleva investimenti in grado di ridisegnare con innesti di qualità i tre reparti. Con Marotta, aziendalista doc, il rapporto non era dei migliori e, dopo la fallita operazione Guarin e Naingolan dello scorso Gennaio, il mancato arrivo di Iturbe è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La Juventus ha pensato di reagire immediatamente ed ha fatto la mossa peggiore: ha ingaggiato Massimiliano Allegri. Il quale, oltre ad essere reduce da stagioni a Milano non certo memorabili, rischia di ripercorrere le strade di Del Neri o Ferrara. Allenare la Juventus non è uno scherzo e serve una tempra caratteriale ed una storia di successi sportivi alle spalle che diano autorevolezza nello spogliatoio e in società oltre che con la tifoseria.

E se Antonio Conte, per storia e trofei vinti, rappresentava una cerniera ideale tra tifoseria, società e squadra, tutto il contrario si può dire per Allegri. Il quale non è accettato dalla tifoseria, divisa tra chi fa scongiuri e chi chiede la restituzione dei soldi spesi per l’abbonamento, non convince tutti i settori della società e certamente alcuni giocatori, Pirlo in primo luogo, dal momento che fu proprio Allegri, con una delle genialate di cui è capace, a stabilire tre anni fa che il regista bresciano era ormai bollito e poteva, doveva essere ceduto. Pirlo andà alla Juve e la Juve vinse, con lui in cabina di regia, tre scudetti.

Allegri si è presentato con una conferenza stampa in stile poco "vertical", sostenendo il contrario di quanto aveva finora sostenuto circa il gol di Muntari in Milan-Juve di due anni fa (che contribuì a sancìre la vittoria bianconera dello scudetto). Se Conte fosse andato via a Giugno l'allenatore della Juventus sarebbe stato Prandelli o, in subordine, uno tra Mancini e Spalletti. A nessuno a Vinovo sarebbe venuto in mente Allegri.

Un ulteriore ambito di ripercussione delle dimissioni di Conte è rappresentato dalla competizione tra alcuni allenatori per diventare il prossimo CT della Nazionale. Conte, è ovvio, diventa un candidato fortissimo, al pari di Mancini e Spalletti. Vedremo chi la spunterà, i tre sono uno migliore dell’altro. Per adesso, se non altro, l’unico pericolo è stato scongiurato: quello di vedere Allegri alla guida degli azzurri. Persino la marcetta di Mameli ne avrebbe risentito.

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