Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di redazione

Partita minima, risultato massimo. Dopo il sorprendente esordio contro il Belgio, l’Italia vince anche la seconda partita di questi Europei 2016, battendo 1-0 la Svezia e staccando così il pass per gli ottavi di finale. A decidere l’incontro è un bel destro dal limite di Eder, che a due minuti dalla fine raccoglie una sponda di Zaza (subentrato a Pellè), supera in velocità un paio di difensori (per la verità lentissimi) e scarica in porta come non faceva da mesi.

Sulla falsariga di Giaccherini contro il Belgio, anche stavolta l’uomo partita è uno dei giocatori che meno ci si attendeva di vedere in questa nazionale. Molti hanno storto il naso per la mancata convocazione di Pavoletti, ma Conte non ha sentito ragioni: ha puntato su Eder fin dall’inizio, è riuscito a riportarlo a una condizione atletica buona e a dargli un ruolo preciso in campo. E ora si gode il riscatto del suo pupillo, che la scorsa stagione ha segnato con il contagocce.

A essere onesti, però, bisogna ammettere che la Svezia ha messo in difficoltà gli azzurri più di quanto abbia fatto il Belgio e forse il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Nella prima frazione i gialloblu tengono in mano il gioco, con gli italiani schiacciati fisicamente nella propria metà campo. Gli svedesi non sono dei fenomeni nel palleggio ma la dinamicità che ci mettono rende difficile anticiparli e, data l’impossibilità di imporre il fisico per superarli, le cose per gli azzurri non sono semplici.

Ibra e gli altri 10 occupano bene il campo e rendono sterile il nostro tentativo di allargarlo come con il Belgio. Giocano stretti dietro, consci che la rapidità difensiva non è l’arma migliore di cui dispongono, ma diversamente da noi il loro secondo o terzo passaggio in uscita è già un lancio per le punte e un problema da risolvere per la difesa italiana.

Peraltro, nella squadra di Conte continua la saga degli errori di misura negli scambi e nelle vericalizzazioni. Loro invece giocano con lanci lunghi, Ibrahimovic è destino finale ed incrocio per ogni loro giocata ma spesso è Guidetti che va sulla prima palla mentre Ibra prova ad aggirare i nostri centrali. Che però svolgono il loro compito con la consueta efficacia, ma è in mezzo al campo che soffriamo, perché viene regolarmente scavalcato dall’abbondanza di lanci lunghi. E anche con il gioco a terra non ci va meglio. La fine del primo tempo è buona notizia.

Dopo la strigliata di Conte nello spogliatoio, gli azzurri tornano in campo nella ripresa con più convinzione e maggior dinamismo. È vero, sembrano tutti più preoccupati di non subire gol piuttosto che di costruire gioco, ma l’ingresso di Zaza, combattivo come al solito, riesce a far scattare una scintilla in più anche in fase offensiva. Da segnalare anche la traversa colpita di testa da Parolo su splendido assist di Giaccherini.

“Abbiamo fatto più fatica nel primo tempo - ha commentato Conte ai microfoni della Rai subito dopo la fine della partita - loro erano bravi a chiudere tutti gli spazi e arrivavano sempre prima di noi sulla palla, noi siamo stati meno bravi nel fare le scelte giuste in attacco - continua Conte - però bisogna sottolineare che noi non abbiamo mai concesso niente né nel primo né nel secondo tempo. Anzi, le occasioni le abbiamo avute solo noi e non ci sono mancate quelle con le quali potevamo anche raddoppiare. Abbiamo preso una traversa, abbiamo fatto il gol e potevamo anche fare un altro gol. E' stata una partita tosta, ma lo sapevamo”.

Alla fine, a fare la differenza è stata ancora una volta l’organizzazione tattica imposta proprio da Conte, oltre all’umiltà e allo spirito di sacrificio di questa nazionale operaia. A centrocampo la diga di Parolo e De Rossi ha retto (anche atleticamente) e buone sono state le proiezioni sulle fasce di Candreva e Florenzi (che ha convinto più di Darmian).

Il vero apporto decisivo è stato però quello della difesa, dove il collaudato blocco juventino (i tre “bastardi senza gloria”, citazione tarantiniana della Bbc) è riuscito a imbrigliare Ibrahimovic. Il campione svedese, già poco ispirato di suo, non ha potuto inventare nulla ed è riuscito a sparare in curva un pallone che bastava appoggiare in rete a un metro dalla linea di porta (era fuorigioco, ma l’errore rimane clamoroso). Un dato su tutti evidenzia comunque la legittimità del risultato: nel corso dell'intera partita, gli svedesi non hanno fatto un tiro in porta.

A questo punto viene da chiedersi a cosa possano aspirare gli azzurri. “Intanto, iniziamo a chiederci chi si aspettava che l'Italia sarebbe passata agli ottavi di finale  - ha detto ancora Conte - e questa è già una risposta che abbiamo dato”.


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