Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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di redazione

Cristiano Ronaldo ha pianto due volte ieri sera. La prima a 20 minuti dall’inizio della finale contro la Francia, la seconda al 120esimo. Contro ogni pronostico, il suo Portogallo si aggiudica questi Europei 2016, conquistando il primo trofeo della sua storia. E lo fa nel modo più incredibile: senza vincere nemmeno una partita entro i 90 minuti fino alla semifinale, andando a giocare la partita decisiva a Parigi, nel giardino di casa dei super-favoriti galletti.

A decidere la gara, al quarto minuto del secondo tempo supplementare, è un attaccante sconosciuto ai più: tale Èder, l’anno scorso allo Swansea, che inizia la finale dalla panchina e la finisce da eroe, scaricando in porta un destro imprevedibile da 25 metri, su cui hanno più di una responsabilità sia i difensori sia il portiere Lloris.

Ma la notizia ancora più incredibile è che il Portogallo raggiunge questo risultato senza l’unica stella della sua formazione, nonché unico superstite di quella sciagurata finale europea del 2004 persa in casa contro la Grecia. Stavolta Cristiano Ronaldo guarda quasi tutta la gara dalla panchina, costretto a uscire per infortunio a nemmeno metà del primo tempo dopo un fallo di Payet.

La stella del Real lascia il campo in lacrime e a quel punto per i francesi sembra davvero una passeggiata. Viene da pensare abbia ragione François Hollande, che prima della gara aveva distillato una perla con la proverbiale umiltà francese: “Gliene facciamo tre”.

In effetti, almeno nei 90 minuti, i bleu potrebbero farne tranquillamente almeno quattro. Sennonché devono fare i conti con una serata memorabile di Rui Patrìcio, che si rivela insuperabile. Il portiere portoghese, a mani basse il migliore in campo, salva su un colpo di testa di Griezmann e su una botta ravvicinata di Sissoko (il migliore dei suoi) nel primo tempo, mentre nella ripresa si supera su Giroud lanciato a rete e su un’altra fucilata di Sissoko, stavolta da lontano.

I francesi, però, ci mettono del loro. Al di là degli errori sotto porta (clamorosi il colpo di testa sbagliato da Griezmann nella ripresa e il palo da un metro preso da Gignac al 91esimo), i padroni di casa non costruiscono gioco. Pesano alcune mosse tattiche incomprensibili di Deschamps, in particolare la scelta di tagliare fuori dal gioco Pogba parcheggiandolo davanti alla difesa.

Quanto al Portogallo, è riuscito a vincere l’ennesima partita giocando più o meno a caso, ma rimanendo sempre compatto in fase difensiva, dove a spaventare gli avversari c’è un cane da guardia del calibro di Pepe. Ma l’uomo in più della finale, oltre al portiere, è Joao Mario, che corre davvero tanto e consente ai suoi di alleggerire a più riprese la pressione dei francesi. Poi, a scrivere la morale della favola, ci pensa il destro da fuori di un Carneade alto un metro e 90.

Si chiude così un’edizione degli Europei francamente brutta, caratterizzata da un tasso tecnico particolarmente basso e da un’organizzazione ai limiti del ridicolo, capace di produrre il tabellone post-gironi più sbilanciato che la storia ricordi. Eppure, la finale a sorpresa lascia a tutti i non-francesi la sensazione di aver ascoltato una piacevole favola della buonanotte, simile a quella scritta un paio di mesi fa dal Leicester in Premier League.

L’immagine iconica è senz’altro quella di Ronaldo che, zoppicante e con il ginocchio fasciato, barcolla per l’area tecnica incitando i suoi con una partecipazione emotiva che raramente si vede nelle star più patinate del calcio. Ora lui e Pepe, freschi di vittoria in Champions League con il Real, sono campioni d’Europa in tutti i sensi possibili.

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