Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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di Carlo Musilli

Altro che nuovi prestiti all'economia reale: la parola chiave è "redditività". A poco più di un mese dalle prime aste con cui la Bce ha messo a disposizione delle banche europee un oceano di liquidità, la stessa Eurotower ha condotto un sondaggio fra 137 istituti dell'area valutaria. E il risultato non è stato incoraggiante: a quanto pare, le banche non intendono utilizzare quel denaro per aumentare il numero dei prestiti a cittadini e imprese, ma al massimo per migliorare le condizioni di erogazione del credito.

Potranno quindi essere allentati parametri come gli interessi sul prestito, il suo ammontare massimo, le commissioni o le garanzie richieste, ma non saranno rivisti i cosiddetti "credit standards", ovvero i criteri in base ai quali un istituto decide se concedere o meno un finanziamento.

“Le banche indicano che la partecipazione alle operazioni Tltro è determinata soprattutto da motivi di redditività – si legge nel comunicato di Francoforte – e prevedono che l’effetto dei fondi Tltro sui crediti sarà trasferito in larga parte in termini di allentamento delle condizioni”.

Il poco leggibile acronimo sta per "Targeted longer-term refinancing operations", nome tecnico dei prestiti quadriennali a bassissimo costo che la Bce ha iniziato a distribuire fra gli istituti di credito il mese scorso. Rispetto alle precedenti Ltro, quella T iniziale ("Targeted") avrebbe dovuto segnare una svolta decisiva, perché sta a significare che questa volta le banche ottengono liquidità solo se accettano di utilizzarla per finanziare l’economia reale (e non più per investire in titoli di Stato speculando sulle differenze dei rendimenti, come accadde nel 2011-2012). Le aste saranno complessivamente otto (due quest'anno e sei fra 2015 e 2016) e la Bce punta a distribuire in tutto mille miliardi.

Con queste misure l'Eurotwer intende allentare la stretta creditizia e aumentare la massa monetaria più ancora di quanto non le è riuscita a fare tagliando a ripetizione i tassi d'interesse, così da riaccendere la corsa dei prezzi e allontanare il pericolo della deflazione. Obiettivi lodevoli, peccato che il piano non stia funzionando, visto che ora le banche ammettono candidamente di non voler incrementare il proprio sostegno all'economia reale.

Rendere gli impieghi più convenienti è un risultato positivo, ma largamente insufficiente: se davvero sarà questo l'unico o il principale effetto delle Tltro, purtroppo, la Bce avrà fallito. Non ci sarà alcuno shock in grado di rianimare l'inflazione, nessun colpo di coda capace di mettere in dubbio il futuro di stagnazione che attende l'Eurozona.

D'altra parte, che le banche europee non fossero proprio entusiaste delle Tltro si era capito da subito. All'asta di settembre 255 istituti avevano chiesto alla Bce in tutto 82,6 miliardi di euro, un risultato di gran lunga inferiore alle attese degli analisti, considerando che il valore mediano indicato dagli operatori interpellati dall'agenzia Bloomberg era di circa 170 miliardi. 


In realtà l'esito deludente della prima asta non aveva destato particolari preoccupazioni, perché si pensava che gli istituti aspettassero con ansia l'offerta di inizio dicembre. Dopo gli stress test e i chiarimenti arrivati sul piano di acquisti di Abs e covered bond da parte della Bce, insomma, gli istituti dovrebbero scatenarsi. Purtroppo delle 137 banche ascoltate per il recente sondaggio appena il 47% è orientato a partecipare alla prossima asta e il 29% è ancora indeciso. L'unica certezza è che i soldi non prenderanno direzioni diverse dalle solite. Chi finora è riuscito a farsi prestare soldi potrà spuntare qualche agevolazione. Chi invece non ha mai ottenuto un euro farà meglio a rassegnarsi.

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