Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

Euskadi, un pareggio vittorioso

di Massimo Angelilli

Domenica 21 aprile, nel Paese Basco, circa un milione e ottocentomila persone erano chiamate alle urne per rinnovare il Parlamento. All’appello ha risposto il 62,5%, suddiviso tra le tre province di Bizcaya, Guipúzcoa e Álava. Una percentuale alta, se paragonata con l’ultimo appuntamento elettorale, quello del 2020 drammaticamente contrassegnato dalla pandemia. Molto più bassa invece, rispetto all’auge dell’80% raggiunto nel 1980, anno delle prime consultazioni dopo la transizione democratica. Nel sistema spagnolo, le elezioni regionali rappresentano un test estremamente significativo, al di là della influenza che potrebbero avere nella politica nazionale. È questa una lettura “classica” che, più o meno, si applica in...
> Leggi tutto...
L’intesa raggiunta non è stata proprio tutta farina del suo sacco. Bisogna però dire che il suo viaggio a Mosca e Tiblisi ha avuto i suoi effetti, quanto meno per ratificare una situazione grosso modo già frutto degli eventi, ma da perfezionare in presenza di un arbitro internazionale. Fino a quarantotto ore fa l’Europa sembrava interpretare il ruolo di lontana spettatrice dinnanzi agli attori in commedia, oggi è Condoleezza Rice che si reca in Francia per capire le successive tappe che si profilano all’orizzonte e per rincuorare la Georgia.

Vada come vada, gli Stati Uniti saranno sempre vicini a un governo “democratico” come quello presente a Tiblisi, a maggior ragione se sul suo territorio passa petrolio. La mossa americana sembra più un’azione difensiva che un atto diplomatico risolutorio e, in effetti, l’intervento europeo, così come avvenuto, toglie molte castagne dal fuoco a Mosca, preoccupando non poco Washington.

L’accordo in 6 punti di Sarkozy (cessate il fuoco, ristabilimento dello status quo e internazionalizzazione dei casi Abkazia e Ossezia del Sud) soddisfano molto Putin, che ha buone carte per vincere sul campo, ma non si può permettere il lusso di imbarcarsi in guerre totali. La svolta europea lo favorisce, soprattutto perché gli Stati Uniti si ritrovano puntate le stesse proprie armi: per il medesimo motivo per cui erano state annichilite le resistenze di Mosca sul futuro serbo del Kosovo, ora il “precedente” che tanto scottava a Putin, può essere utilizzato per riconoscere l’indipendenza dei protetti russi dalla matrigna Georgia. Altro elemento favorevole alla Russia è proprio il semestre di presidenza francese, in un contesto europeo che in politica internazionale (come in altri ambiti del resto) non ha né unità né visione d’insieme.

Da un lato ci sono Parigi, Berlino (e in parte Roma) che sanno come il futuro del Continente sarà stringere legami forti con la Russia, perché la minaccia e l’opportunità del gas, del petrolio e di un “cordone sanitario” a Est sono troppo importanti per non prenderle in seria considerazione. Dall’altro, dopo l’allargamento comunitario forse troppo veloce di Ostpolitik, i paesi che fino a venti anni fa erano sotto l’orbita sovietica, nella logica antirussa e di sponda filoamericana, non hanno tutto questo entusiasmo a legarsi con Mosca. Ecco perché la tempistica di un presidente di turno come Sarkozy non era scontata, come non pienamente condivisa da tutti i 27 Stati aderenti sarà la sua linea di intercedere nel ginepraio caucasico, non osteggiando la politica di Putin.

Ancora non è chiaro come andranno le cose, volendo ognuno interpretare i valori “indipendenza” e “sovranità” secondo il proprio vocabolario di riferimento. Una cosa forse è certa: non ci dovrebbe essere una seconda Cipro, contesa ma congelata dallo zampino degli Stati Uniti, per non fare torto a uno dei due paesi Nato protagonisti della vicenda. Ci sarà da aspettare le mosse della Rice nelle prossime ore, in attesa a fine anno del nuovo inquilino della Casa Bianca. Egli saprà impedire un graduale scollamento della Nato e dell’UE su posizioni più continentali o saprà cogliere il potere di Polonia e degli Stati baltici per trincerare sul fronte dell’Est i valori dell’Occidente? La partita potrebbe non fermarsi sulle rive del Mar Nero, ma includere anche il Medio Oriente, con il suo delicato avamposto occidentale: Israele.
Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy