Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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di Mario Braconi

Israele l’ha fatto capire chiaramente: la legge britannica che consente ad un qualunque cittadino di adire le vie giudiziarie denunciando o addirittura chiedendo l’arresto di uno straniero di passaggio sul suolo del Regno Unito, qualora questi si sia reso responsabile di crimini di guerra, ai suoi politici proprio non piaceva; figuriamoci ai militari. Uno di questi ultimi, il generale di "Tsahal", Doron Almog, certamente non ha dimenticato la sua indigesta gita a Londra del settembre del 2005.

A dispetto del fatto che il suo viaggio in Gran Bretagna fosse ufficialmente motivato da scopi sociali e benefici, verso i quali é obiettivamente sensibile per motivi personali, sul campo di battaglia Almog non è esattamente un bonaccione.

Secondo gli avvocati dello studio londinese Hickman & Rose, assunto dagli attivisti filo-palestinesi, nel 2002 avrebbe ordinato la distruzione di una cinquantina di case private palestinesi, quale rappresaglia per un attacco. E’ una violazione delle leggi internazionali di guerra che tutelano le proprietà dei civili (anche se Israele annovera questa misura tra i mezzi leciti per proteggere i suoi cittadini).

In un primo momento, la Metropolitan Police ha cercato di dribblare una situazione potenzialmente esplosiva dal punto di vista diplomatico, ma alla fine non ha potuto che dare seguito alle richieste degli avvocati, che pretendevano semplicemente il rispetto della legge; è così che i poliziotti si sono decisi a prelevare Almog dall’aereo, con l’idea di condurlo in una stazione di polizia.

Proposito mai divenuto realtà grazie all’intervento di uno zelante funzionario, rimasto ovviamente senza nome e senza volto, che ha prontamente avvisato l’Ambasciata israeliana di Londra di quanto si stava verificando in aeroporto. A quel punto, Almog si è rifiutato di scendere dall’aereo della EL AL e, dopo due ore di trattative, è riuscito a rimpatriare. Si dice che la polizia britannica non si sia decisa a salire sull’aereo per prelevare Almog anche per motivi di sicurezza (il generale viaggiava infatti con una scorta armata e non era esclusa, almeno secondo gli atti di un’inchiesta sull’incidente, la possibilità di un confronto armato con la Met...).

Secondo i giornali britannici, anche Tzipi Livni, ex Ministro degli Esteri (2006-2009) del Governo israeliano, e “mente” (per così dire) dell’operazione Piombo Fuso, che portò morte e distruzione indiscriminate nella striscia di Gaza tra il dicembre del 2008 e il gennaio del 2009, ha rischiato di farsi arrestare in Gran Bretagna, meta di una sua visita ufficiale programmata per il dicembre del 2009. Anche se la Livni se l’è cavata, annullando in extremis il suo viaggio, tra i due Paesi è comunque scattato l’incidente diplomatico.

Secondo Associated Press, inoltre, non solo Israele avrebbe rinviato sine die la visita di un certo numero di ufficiali di alto grado in Gran Bretagna nel timore di possibili arresti, ma ha anche sospeso polemicamente qualsiasi dialogo “strategico” (leggi militare) con il Regno Unito fino a che non venga rimosso quello che i politici dello stato ebraico considerano un imbarazzante e pericoloso impaccio da parte delle autorità britanniche.

In concreto, l’interpretazione che Londra dà al principio di giurisdizione universale, secondo cui i suoi tribunali si riservano di giudicare, in alcuni casi specifici (tortura, genocidio, terrorismo), anche su crimini commessi all’estero su cittadini esteri da un cittadino estero,  purché quest’ultimo si trovi in Gran Bretagna al momento in cui l’azione giudiziaria viene intrapresa.

Nel corso della sua visita in Israele del mese scorso, il capo del Foreign Office, il conservatore William Hague, ha preso finalmente un impegno definitivo, promettendo al primo ministro Benjamin Netanyahu di tagliare le unghie ad una legge da lui stesso definita “indifendibile”. Ed ecco che nel progetto di “riforma della polizia e di responsabilità sociale”, che ha iniziato il 30 novembre il suo percorso parlamentare, salta fuori un “punto” che non sembra avere molto a che fare con l’obiettivo generale dichiarato per la legge (rendere la polizia più responsabile di fronte alle autorità locali e gestire il problema del crimine legato all’abuso di alcol): “Modificare la procedura per ottenere un mandato di arresto per reati internazionali, in modo tale che esso possa essere spiccato solo quando vi sia una ragionevole probabilità di un’accusa sostenibile davanti ad un tribunale”. Nel concreto, se la proposta di legge dovesse essere approvata, prima di poter arrestare un criminale di guerra in Gran Bretagna, si dovrà ottenere l’approvazione del Procuratore Generale del Regno (scelto dall’Attorney General, a sua volta nominato dal Primo Ministro).

E’ possibile che l’estrema facilità con la quale si può procedere oggi contro un cittadino straniero di passaggio nel Regno Unito lasci spazio a qualche strumentalizzazione: ma è anche vero che i casi concretamente verificatisi (Pinochet, Almog, Livni) - al di là di come sia poi andata a finire, ché questa è un’altra storia - non sembrano proprio il parto di qualche avvocato esaltato ed esibizionista, tutt’altro.

Tuttavia, la riforma che Cameron vuole mettere in piedi in fretta e furia per compiacere gli amici israeliani, distrugge uno strumento potentissimo nelle mani delle vittime dei tiranni, che oggi possono agire in modo veloce per incastrare despoti, assassini seriali e generali con la mano pesante e la coscienza leggera.

Senza contare che, di fatto, su futuri casi di giurisdizione universale a decidere sarà, anche se indirettamente, il governo in carica; il che ovviamente vuol dire che saranno ufficialmente “crimini contro l’umanità” solo quelli che il governo deciderà di considerare tali, ovvero quelli commessi dai suoi nemici. E’ su questa falsariga il commento a caldo di Kate Allen, direttore di Amnesty International UK: “Si tratta di un cambiamento non necessario e pericoloso. A meno che non si includa nella proposta di legge uno strumento per assicurarsi che i sospetti non si dileguino, il Regno Unito avrà conseguito l’obiettivo di aver indebolito la lotta per la giustizia internazionale fornendo ai criminali di guerra un biglietto gratis per sfuggire alla giustizia”. Sembra insomma che a tutti i dittatori con le mani lorde di sangue non verrà negato qualche rilassante weekend di shopping a Londra.

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