Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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di Mario Braconi

La nostra storia inizia a marzo del 2009, quando a Luton, centro di 240.000 abitanti a cinquanta chilometri da Londra, un gruppo di musulmani ha “accolto” con gli slogan “assassini di bambini” e “macellai” il Royal Anglian Regiment, che sfilava per le vie della città subito dopo il rientro dall’Afghanistan. I bravi cittadini di Luton, già irritati dalle esternazioni della minoranza rumorosa di islamici, hanno perso la pazienza quando sui media ha cominciato a circolare il demenziale video propagandistico che ritrae Anjem Choudary, Imam estremista e “mente” della manifestazione contro le forze armate, mentre, proprio nel bel mezzo della dimostrazione anti-esercito, si dà alla conversione di un undicenne britannico “Sean”: un “documento” pateticamente propagandistico che, in un clima più sereno, avrebbe al più fatto sorridere dell’ingenuità di chi lo aveva concepito.

E invece le scomposte quanto puerili provocazioni messe in atto da alcuni membri del clero islamico dalle posizioni estreme e belligeranti sono state la causa scatenante della nascita della English Defence League (EDL), un’organizzazione di estrema destra che ufficialmente si propone di difendere, appunto, l’Inghilterra, contrastando in modo “determinato” la diffusione dell’Islam militante, della Sharia e del terrorismo islamico in Inghilterra.

Il brodo di coltura di questo nuovo e preoccupante fenomeno politico-sociale è quello delle tifoserie calcistiche, in particolare quel sottogruppo noto in Gran Bretagna come “casual football”, cosiddetto per lo stile elegante dei capi indossati dai suoi adepti, il cui scopo è rendere assai difficile per la polizia distinguere dall’aspetto esterno un pericoloso hooligan da un figlio di papà.

Anche se alcuni dei leader della neonata formazione politica non si sono mai conosciuti di persona, a garantire la coesione del movimento è stato, manco a dirlo, il tam-tam informatico sui vari social network. Il successo del movimento è stato esplosivo: si contano già almeno sei raggruppamenti territoriali nella sola Inghilterra, mentre si sono di recente formati movimenti gemelli in Svezia, Norvegia e Olanda; la EDL, infine, può contare sul supporto di organizzazioni neofasciste più antiche e radicate in Francia, Germania e Danimarca.

Benché la EDL si sbracci ad edulcorare il potenziale infettivo delle sua idee e nonostante lo stesso British National Party (BNP) sostenga di non aver niente a che fare con la neonata organizzazione nazionalista e anti-islamica, gli attivisti antirazzisti sostengono, prove alla mano, che tra le fila di EDL militano anche diversi (ex?) operativi del BNP e che molti di loro hanno precedenti per violenza allo stadio.

Per queste ragioni, ogni volta che la EDL organizza un corteo, si registrano scontri fisici tanto con la polizia e che con gli oppositori e un numero variabile (ma sempre rilevante) di arresti da entrambi i lati. Si stima che il costo per la sicurezza pubblica di ognuna di queste manifestazioni possa arrivare a sfiorare il milione di sterline.

Quella organizzata dalla EDL il 5 febbraio a Luton, centro che per la EDL ha ovviamente un particolare significato, era da giorni un mal di testa per la polizia: anche in questo caso i circa 7.000 simpatizzanti hanno dovuto vedersela con le numerose organizzazioni anti-fasciste ed anti-razziste, ovviamente non disposte a lasciare campo libero a quelli che, con molte ragioni, considerano dei razzisti e dei violenti.

Nel corso di una recente intervista televisiva per la BBC, il giornalista e conduttore Jeremy Paxman ha grigliato per diversi minuti il “coattissimo” Stephen Yaxley-Lennon, (noto anche con il nome di Tommy Robinson), leader della EDL. La comprensibile irritazione del conduttore per gli eccessi verbali del suo ospite è però suonata ad alcuni commentatori progressisti intrisa di paternalismo e di una indimostrata e vagamente superficiale certezza: che quello dei nuovi “difensori dell’ identità britannica” sia un fuoco fatuo. Benché ciò sia auspicabile, non è detto che le cose stiano veramente così: infatti, come nota Jon Cuddas, deputato laburista che ha sfidato con successo il BNP, l’EDL è concepito per operare magnificamente nel milieu culturale della classe popolare maschile inglese, dove a farla da padrone sono i capi firmati e le discussioni di sport condite da decine di “pinte”.

La cosa buffa è che, come nota provocatoriamente Suzanne Moore sul Guardian, i nuovi adepti della EDL potrebbero benissimo provenire dalle file del New Labour, che a suo tempo si è dato ad un lavaggio del cervello del popolo a base di confusi concetti, il cui vero obiettivo era convincere gli elettori dell’ineluttabilità storica e culturale della guerra in Iraq. E in effetti, nota polemicamente la giornalista, c’è qualcosa di perversamente ironico nel vedere l’estrema destra utilizzare la causa dei diritti delle donne come pretesto per scatenare una rissa al pub, se non fosse che il tutto suona più pericoloso che divertente.

Sottovalutare la EDL è un grave errore politico, come del resto conferma la testimonianza di Nick Lowles, redattore di Searchlight, il periodico del movimento antirazzista internazionale: innanzitutto, scrive Lowles, si rischia che l’organizzazione evolva verso la forma di un esercito di strada; inoltre, la EDL ha una innegabile sagacia organizzativa e di comunicazione che la rende temibile. Infatti, essa programma i suoi “interventi” in vere e proprie polveriere che attendono solo l’innesco di una miccia. Inoltre, la EDL ci tiene molto a non essere definito un movimento razzista, e anzi può vantare tra le sue fila numerosi gruppi di minoranze (sikh, omosessuali, ebrei): un atteggiamento di inclusione sociale, caro ai liberal e (un tempo) loro esclusivo appannaggio culturale.

Senza contare che, come nota il professor Matthew Goodwin dell’Università di Manchester, la ragione per la quale l’islamofobia della EDL ai giorni nostri è particolarmente efficiente politicamente è che, a differenza di quanto accadeva negli anni settanta, quando il Fronte Nazionale si fece terra bruciata attorno manifestando aperto antisemitismo, oggi interi settori dei media e dell’establishment britannico sono relativamente inclini all’islamofobia. In questa temperie culturale, può ben accadere che giovani ben sbarbati nei loro impeccabili Aquascutum diano fuoco a qualche misera botteguccia gestita da asiatici. Il tutto, beninteso, per preservare la purezza della nostra “società aperta”.

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