Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

Euskadi, un pareggio vittorioso

di Massimo Angelilli

Domenica 21 aprile, nel Paese Basco, circa un milione e ottocentomila persone erano chiamate alle urne per rinnovare il Parlamento. All’appello ha risposto il 62,5%, suddiviso tra le tre province di Bizcaya, Guipúzcoa e Álava. Una percentuale alta, se paragonata con l’ultimo appuntamento elettorale, quello del 2020 drammaticamente contrassegnato dalla pandemia. Molto più bassa invece, rispetto all’auge dell’80% raggiunto nel 1980, anno delle prime consultazioni dopo la transizione democratica. Nel sistema spagnolo, le elezioni regionali rappresentano un test estremamente significativo, al di là della influenza che potrebbero avere nella politica nazionale. È questa una lettura “classica” che, più o meno, si applica in...
> Leggi tutto...

di Fabrizio Casari

Con il 28,63 dei voti a Hollande e il 27,12 a Sarkozy, si è chiuso il primo turno delle presidenziali francesi. Per Sarkozy la sconfitta era prevista ed è arrivata, anche se di dimensioni tutto sommato contenute, viste le premesse. Il presidente uscente non ha comunque passato indenne la prima delle forche caudine elettorali, a riprova che le sue politiche di assoluta dipendenza dai voleri della signora Merkel non sono risultate gradite ai francesi.

E a conferma di quanto le politiche recessive godano di grandi passioni nei salotti della finanza ma di pessimi giudizi nelle persone che di quelle politiche diventano le prime vittime ( e che prima o poi votano), arriva il dato principale emerso dall’apertura delle urne: il 18 per cento raggiunto dal Front National guidato da Le Pen figlia.

Non è un’affermazione del tutto nuova quella della destra xenofoba e fascistoide francese, basti ricordare Le Pen padre, che giunse del tutto inaspettatamente al ballottaggio, superando il partito Socialista guidato da Lionel Jospin al primo turno e provocando così la crisi verticale della sinistra light francese.

Ma stavolta l’affermazione xenofoba è quasi uno tsunami: Marine Le Pen ha raddoppiato i voti paterni del 2007 e questo racconta molto di come la crisi economica e del modello sociale vengano percepite dai settori più disagiati. Perché il voto a Le Pen non arriva dalla borghesia ricca e grassa o dalla media borghesia, magari scarsamente glamour; il voto arriva direttamente dalle banlieus, dagli indotti industriali messi a terra dalla crisi, dal sud del paese in estrema difficoltà. Dunque un successo personale e politico di tutto rilievo per Marine Le Pen, a testimoniare che non sempre padre e figli in politica producono Bossi e la sua trota.

Ottiene un buon risultato anche il Front de la Gauche di Melenchon, che con l’11,11 per cento dei voti si accredita come la quarta forza del paese. Alla vigilia i sondaggi lo accreditavano di un risultato migliore, ma la memoria francese di quando la sinistra trotzkysta svolse un ruolo preponderante nella sconfitta di Jospin deve aver spinto qualcuno dei suoi elettori a un cambio di voto all’ultimo momento.

L’affermazione di Hollande era stata ampiamente pronosticata, ma il margine di vantaggio ottenuto appare esiguo e potrebbe non essere sufficiente al secondo turno, dove al momento il candidato socialista può contare solo sull’appoggio esplicito della candidata dei Verdi, Eva Joly, che ha ottenuto il 2,31%, e che darà indicazione di appoggiare Hollande al secondo turno. I sondaggi indicano poi nel 77% degli elettori del Front de Gauche quelli disponibili a votare socialista al secondo turno e dividono esattamente in tre parti - Sarkozy, Hollande e astensione - la quota del 9% dei centristi. La partita tra il leader socialista e il marito di Carla Bruni è quindi decisamente aperta, anche in considerazione della quota non indifferente - stimata intorno al 17% dai sondaggisti - degli elettori che si dicono incerti sul voto al secondo turno. Tra quelli che hanno votato scheda bianca o nulla al primo turno, il 14% é per Hollande, il 13% per Sarkò e il 73% non ha scelto.

Per le sorti di Sarkozy sarà comunque decisivo il comportamento degli elettori del Front National e dei centristi guidati da Francois Bayrou (9,13%). Marine Le Pen ha detto che non darà nessuna indicazione di voto, ritenendo i suoi elettori “adulti e in grado di decidere da soli”. Tutto da vedere cosa succederà tra l’Umpt e il FN.

In Francia, diversamente dal centro destra italiano, i gaullisti hanno sempre rifiutato l’appoggio dell’estrema destra per vincere; la tradizione politica antifascista e repubblicana dei conservatori francesi ha sempre mantenuto saldi alcuni principi repubblicani non negoziabili. Ma Sarkò è altra cosa da Giscard D’Estaing o Chirac; la sua spregiudicatezza politica e personale, la sua smodata passione per il potere e per il suo ruolo potrebbero far cadere il tabù democratico, pur tenendo in conto la disaffezione che produrrebbe nell’area moderata nel caso chiedesse apertamente il voto degli elettori del Front National (che poi, non è detto che glielo darebbero comunque).

E’ dunque probabile che il margine ristretto che lo separa da Hollande possa indurlo a pescare tra i centristi e sperare che il connubio tra socialisti ed estrema sinistra non funzioni. Hollande, infatti, stretto tra i mercati e le sue vittime potrebbe trovarsi con più problemi di quanto previsto.

Nelle dichiarazioni a caldo, dopo lo scrutinio, un dirigente socialista si è detto “relativamente preoccupato” del voto degli elettori della Le Pen, affermando che in molte situazioni i militanti socialisti hanno incontrato elettori che avrebbero confessato il voto certo al candidato socialista al secondo turno, ma che al primo, “per rabbia”, avrebbero votato Le Pen. Teoria bizzarra, davvero: si sarebbe capito il ragionamento se il voto “di rabbia” dell’elettore di sinistra fosse andato al Front de Gauche, ma davvero non si capisce come si possa votare tutto e il contrario di tutto nello spazio di quindici giorni. Se fosse vero, ci si dovrebbe chiedere se la spiegazione risiede nella natura dei francesi o in quella dei socialisti.

Secondo alcuni sondaggi, al ballottaggio Hollande appare comunque favorito, con il 54% delle intenzioni di voto contro il 46% del presidente in caric, ma il 18% di indecisi rende tutto molto ipotetico. In attesa però di definire gli schieramenti al secondo turno, i commenti e le reazioni al voto di Domenica hanno già offerto indicazioni circa il prossimo 6 Maggio. Da noi Bersani si dice contento perché “abbiamo le stesse idee di Hollande”. Mica tanto: Hollande si è dichiarato “indisponibile” all’inserimento in Costituzione della norma sul pareggio di bilancio, mentre Bersani l’ha appena votata. Hollande parla di una sinistra che rimette al centro “uguaglianza e laicità”, Bersani non usa questi termini da almeno quindici anni.

Passando a reazioni più sostanziose, la Cancelliera tedesca Merkel ha confermato il suo appoggio a Sarkò, pur dicendosi preoccupata del voto al primo turno. Tutta da stabilire l’efficacia dell’appoggio di Frau Merkel; al momento, infatti, visto l’orientamento dei francesi in relazione alle politiche europee in tema di bilancio, più che un sostegno tangibile rischia di divenire il classico bacio della morte.

D’altra parte, l’orientamento dei mercati appare chiaro: i timori per la Spagna e le voci circa il declassamento dei Paesi Bassi, con le dimissioni del governo olandese, hanno certamente influito sul mercato degli scambi, ma la notizia del vantaggio elettorale di Hollande e i timori che possa essere lui il prossimo inquilino dell’Eliseo ha decisamente contribuito a mettere in agitazione gli speculatori. La Borsa francese ieri ha registrato pesanti perdite, trascinando con sé l’insieme delle piazze del Vecchio Continente e lo spread sui titoli si è avvicinato pericolosamente a quota 150. Insomma, Francois Hollande non piace ai mercati.

Non solo perché il leader socialista si è detto contrario all’approvazione del Fiscal Pack, ma anche perché l’affermazione limitata ottenuta al primo turno renderà obbligatorio l’appoggio del Front de Gauche e dei Verdi il prossimo 6 Maggio. E saranno certamente appoggi che la sinistra e gli ecologisti cercheranno di capitalizzare al meglio: vuoi con una presenza diretta nell’Esecutivo, vuoi con un programma di governo che renda maggiormente affidabile l’impegno di Hollande per una diversa politica economica, improntata sulla crescita e sul rilancio dei consumi interni, sulla maggiore partecipazione pubblica all’economia e sulla revisione netta delle politiche di austerità europea che, dagli Usa fino ai Brics, molti ritengono ormai quantomeno inadeguate se non addirittura suicide.

E non é detto che Hollande non diventi utile al resto dell'Europa, Germania esclusa: il 13 Giugno, quando dovrebbero entrare in vigore le misure draconiane europee, il rifiuto eventuale di Hollande e della Francia potrebbe trasformarsi nel traino per il resto dell'Europa verso il ripensamento delle politiche di bilancio imposte dalla Merkel e dalla BCE. Hollande, quindi, potrebbe rappresentare il primo passo di un cammino diverso, che respinge il passo dell'oca della Bundesbank e propone una ricetta di crescita per il vecchio continente.

Del resto per la Francia il dato politicamente più importante del primo turno, è proprio quello che vede il voto “anti-sistema” raggiungere la soglia del 33%. Fuori dall’arco del patto costituzionale classico, tra gollisti, repubblicani e socialisti, le cosiddette “ali estreme” - a destra e a sinistra - conquistano un elettore su tre. Si può gioire o dolersi, ma é difficile ignorare il segnale o, peggio, imputarlo a pigrizia politica, trattandosi con tutta evidenza di un voto di protesta contro la classe politica in generale, di una reazione rabbiosa dei rappresentati verso i rappresentanti. Continuare dunque a parlare di percentuali e di sfumature, di alleanze e apparentamenti di fatto, sembra come discutere di arredo a la page mentre dal tetto della casa piove acqua a catinelle.

Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy