Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory Clifford) per ottenere il suo silenzio sulla relazione extraconiugale che avrebbe avuto con Trump. La vicenda legale è di importanza decisamente trascurabile. Sia il merito sia i tempi del processo sono stati calcolati per colpire politicamente l’ex inquilino della Casa Bianca durante una campagna elettorale che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Trump ha partecipato alla prima udienza in aula nella giornata di...
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di Michele Paris

Tra i temi sui quali Barack Obama e Mitt Romney si stanno scontrando nella campagna elettorale in corso per la Casa Bianca, uno dei più caldi nelle ultime settimane sembra essere quello legato alla sorte di Medicare, il popolare programma pubblico di copertura sanitaria riservato agli americani con più di 65 anni. Mentre i due candidati alla presidenza cercano di proporsi come i difensori di Medicare, i programmi di entrambi i partiti prevedono in realtà un suo drastico ridimensionamento che porterebbe alla riduzione dei servizi attualmente erogati ai beneficiari.

Creato nel 1965, Medicare offre oggi la copertura sanitaria a circa 50 milioni di americani ma, secondo quanto previsto dall’approvazione della riforma di Obama del 2010, verrà privato di 716 miliardi di dollari tra il 2013 e il 2022 tramite la riduzione dei rimborsi federali destinati a ospedali e medici e di altre voci di spesa. La riforma ha istituito delle apposite commissioni, incaricate di individuare sprechi e procedure “inutili” del programma, così da raggiungere l’obiettivo dei tagli previsti, teoricamente senza influire sulla qualità dei servizi offerti.

Questi tagli si sono resi necessari per consentire il finanziamento dei sussidi che la stessa “Obamacare” prevede per quegli americani attualmente senza copertura sanitaria che, all’interno di una certa fascia di reddito, avranno l’obbligo di acquistare una polizza per evitare di incorrere nelle sanzioni federali. Per questo motivo, in questa campagna elettorale i repubblicani stanno accusando il presidente Obama di aver assaltato Medicare per finanziare la riforma sanitaria da lui voluta. Da parte loro, invece, i democratici sostengono che simili tagli sono necessari precisamente per salvare il programma e assicurarne la solvibilità nei prossimi decenni.

Come quasi sempre è accaduto in questa e nelle recenti campagne elettorali americane, il dibattito ha così prodotto una situazione paradossale, nella quale il Partito Repubblicano può in qualche modo presentarsi agli elettori come il principale garante di Medicare. Dopo l’approvazione di Obamacare nel 2010, d’altra parte, i repubblicani vinsero le elezioni di medio termine di quell’anno soprattutto attaccando i democratici per i tagli a Medicare previsti dalla nuova legge.

Tale scenario appare al limite dell’assurdo, poiché la posizione dei repubblicani prevede appunto la sostanziale privatizzazione di Medicare. Al centro del dibattito su quest’ultimo programma c’è proprio il candidato alla vice-presidenza, Paul Ryan, il quale vorrebbe giungere ad uno stanziamento fisso di fondi per ogni singolo beneficiario di Medicare, con cui acquistare una polizza assicurativa sul mercato privato.

Per eventuali prestazioni che eccedano la somma stanziata dal governo, il cittadino dovrà pagare di tasca propria. Per cercare di attenuare l’impatto di tale proposta, i repubblicani sostengono che, secondo il loro piano, il sistema rimarrebbe invariato per gli americani attualmente coperti da Medicare, così come per quelli che hanno oggi almeno 55 anni di età.

In sostanza, le posizioni dei due partiti su Medicare, nonostante la retorica dello scontro elettorale, non appaiono così lontane, soprattutto perché entrambi mettono al centro dei rispettivi progetti sia il settore delle assicurazioni private sia la necessità di contenere i costi del programma, senza tenere in considerazione il razionamento dei servizi e l’aumento delle spese sanitarie per gli americani più anziani.

Se pure il “ticket” presidenziale repubblicano denuncia i tagli per 716 miliardi di dollari previsti da Obamacare, lo stesso Paul Ryan ha recentemente negoziato con il senatore democratico dell’Oregon, Ron Wyden, una proposta di bilancio che contiene, oltre all’ipotesi dello stanziamento di fondi limitati per l’acquisto di polizze private, una riduzione della spesa per Medicare pari a circa 700 miliardi di dollari. Questo progetto rientra alla perfezione nella visione repubblicana e, in buona parte, di quella democratica che prevede per i prossimi anni un netto restringimento della spesa pubblica.

Oltre al delicato tema di Medicare, a tenere banco negli ultimi giorni è stato anche quello dell’aborto, in seguito alle dichiarazioni del deputato repubblicano del Missouri, Todd Akin. Quest’ultimo, nel corso di un’intervista televisiva, ha affermato che “gli stupri veri e propri” raramente portano alla gravidanza. Le parole di Akin, candidato repubblicano al Senato per il suo stato, hanno dato voce al pensiero di molti nella destra repubblicana e hanno scatenato una valanga di polemiche.

Gli stessi colleghi di partito, pur confermando la loro sostanziale contrarietà all’aborto, hanno chiesto ad Akin di rinunciare alla corsa per un seggio da senatore, cosa che il deputato repubblicano si è finora rifiutato di fare. I malumori all’interno del partito sulle dichiarazioni di Akin sono comunque legati ad una questione di opportunità politica.

È probabile infatti che molti repubblicani condividano le posizioni di Akin sull’aborto, ma simili dichiarazioni pubbliche rischiano di danneggiare le chance repubblicane a meno di tre mesi dal voto, soprattutto tra le elettrici donne, secondo i sondaggi già schierate in maggioranza a favore dei rivali democratici.

Le frasi sull’aborto del deputato Todd Akin, in ogni caso, confermano ulteriormente il drammatico spostamento a destra del baricentro politico americano nel corso di questa campagna elettorale, caratterizzata da posizioni sempre più estreme sulle questioni economiche, sia tra i repubblicani che, in varia misura, tra gli stessi democratici.

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