USA, l’imbroglio del Mar Rosso

di Mario Lombardo

A quasi tre mesi dall’inizio della “missione” americana e britannica nel Mar Rosso, per contrastare le iniziative a sostegno della Resistenza palestinese del governo yemenita guidato dal movimento sciita Ansarallah (“Houthis)”, nessuno degli obiettivi fissati dall’amministrazione Biden sembra essere a portata di mano. Gran parte dei traffici commerciali lungo questa rotta, che collega...
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Sahra Wagenknecht, nuova stella (rossa) tedesca

di redazione

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» BERLINO — Sahra Wagenknecht è di sinistra, conservatrice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca. Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del...
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di Michele Paris

Pochi giorni dopo le esplosioni alla maratona di Boston e la cattura e l’uccisione dei due giovani di origine cecena accusati dell’attentato, il governo canadese ha annunciato l’arresto di due presunti affiliati ad Al-Qaeda che stavano progettando un altro atto terroristico contro un treno che collega New York e Toronto. Le scarsissime prove presentate dalla polizia del Canada e il tempismo dell’operazione autorizzano però più di un sospetto, visto che essa è stata condotta proprio alla vigilia della discussione in Parlamento di una nuova legge che dovrebbe assegnare poteri eccezionali alle forze di sicurezza in materia di anti-terrorismo.

In una conferenza stampa ben propagandata, la cosiddetta Royal Canadian Mounted Police lunedì ha dunque rivelato l’arresto del 30enne Chiheb Esseghaier e del 35enne Raed Jaser, i quali il giorno successivo sono apparsi per la prima volta di fronte ad un giudice per ascoltare le gravi accuse mosse nei loro confronti.

I due sospettati avrebbero sorvegliato per mesi la rete ferroviaria che serve la città di Toronto con l’intento di progettare l’esplosione o il deragliamento di un convoglio. A guidare le loro azioni sarebbero stati “elementi di Al-Qaeda localizzabili in Iran”. Ricalcando le dichiarazioni frequentemente rilasciate dagli agenti dell’FBI negli Stati Uniti dopo operazioni che si scoprono non essere altro che montature, la polizia canadese ha assicurato che i passeggeri non sono in realtà mai stati esposti ad un “pericolo imminente”, dal momento che i due sospettati erano costantemente sotto osservazione degli agenti e, inoltre, erano stati preparati piani di emergenza per evitare qualsiasi inconveniente.

I documenti del procedimento giudiziario già avviato hanno poi evidenziato un aspetto ancora più interessante in relazione al periodo durante il quale Esseghaier e Jaser avrebbero complottato per colpire la rete ferroviaria pubblica. I due, cioè, avrebbero collaborato a Toronto e a Montréal per fini terroristici a partire dal 1° aprile e fino al 25 settembre dello scorso anno. Jaser, in particolare, pare abbia cessato queste “attività illegali” a settembre, mentre Esseghaier è accusato di avere partecipato ad “azioni terroristiche” fino alla metà di febbraio.

Questo dato, assieme al fatto che i due sospettati erano sotto sorveglianza almeno fin dall’agosto scorso, conferma come le autorità canadesi abbiano con ogni probabilità deciso di procedere con gli arresti e con la rivelazione del “complotto” in concomitanza con l’arrivo in Parlamento del “Combating Terrorism Act” (Legge S-7), la legge anti-terrorismo voluta dal governo federale guidato dal premier ultra-conservatore Stephen Harper.

A sollevare un dubbio più che legittimo in proposito è stato anche John Norris, il legale di uno dei due arrestati e già noto per aver difeso qualche anno fa un ex detenuto nel lager di Guantánamo. Norris ha sottolineato non solo come la polizia abbia chiarito che “non ci sono stati rischi per la sicurezza pubblica”, ma anche la “perfetta coincidenza” delle accuse con il dibattito parlamentare in corso a Ottawa e la quasi concomitanza degli arresti con i fatti di Boston.

Le circostanze dei due arresti, oltretutto, fanno pensare ad un lungo periodo nel quale i due accusati sono rimasti indisturbati prima di finire improvvisamente sotto custodia. Esseghaier, originario della Tunisia e iscritto ad un dottorato in una prestigiosa università del Quebec, è stato arrestato lunedì poco dopo l’ora di pranzo mentre si trovava in tutta tranquillità in un McDonald’s della principale stazione ferroviaria di Montréal, mentre Jaser è finito in manette sul posto di lavoro a North York, nei pressi di Toronto, in seguito ad un blitz condotto con un massiccio dispiegamento di forze di polizia.

A rendere la vicenda ancora più sospetta è anche il fatto che il governo Harper aveva annunciato proprio venerdì scorso un cambiamento nell’ordine dei lavori della Camera dei Comuni canadese, programmando per lunedì l’inizio della terza e ultima lettura della controversa Legge S-7. Questo provvedimento, che intende rispolverare alcune misure già adottate in Canada dopo l’11 settembre 2001 e cessate nel 2007, era stato introdotto per la prima volta ben cinque anni fa e la più recente discussione su di esso era iniziata nel febbraio 2012.

Tra le misure più anti-democratiche in esso contenute spicca quella che consente la detenzione preventiva e senza accuse formali per un periodo massimo di tre giorni di chiunque sia sospettato di essere coinvolto in attività terroristiche. Inoltre, chiunque sia ritenuto a conoscenza di un atto terroristico può essere costretto a rispondere alle domande della polizia e, nel caso dovesse rifiutarsi, potrebbe essere incarcerato fino a dodici mesi anche senza essere indagato di nessun crimine.

Altre misure prevedono infine l’innalzamento della pena fino a 14 anni per favoreggiamento di attività terroristiche e l’introduzione di un nuovo reato, che scatterebbe quando cittadini canadesi si recano all’estero con lo scopo di commettere atti di terrorismo o per entrare in contatto con organizzazioni terroristiche.

I due sospettati arrestati lunedì, in ogni caso, hanno respinto fermamente le accuse sollevate nei loro confronti, così come amici e familiari si sono mostrati del tutto increduli. Il collegamento con Al-Qaeda in Iran appare inoltre poco credibile, dal momento che la Repubblica Islamica sciita nutre tradizionalmente ben poca simpatia per il fondamentalismo sunnita.

Anche se il governo di Ottawa ha affermato di non avere trovato prove del coinvolgimento del regime di Teheran nel piano terroristico di Esseghaier e Jaser, simili insinuazioni contribuiscono ad alimentare la campagna anti-iraniana in atto da tempo soprattutto negli Stati Uniti.

Dopo le bombe alla maratona e la messa in stato d’assedio di Boston, Washington ha subito sfruttato l’occasione per sottolineare la partnership con il Canada nella lotta al terrorismo e la necessità di tenere alta la guardia con la continua implementazione di misure anti-democratiche per garantire la “sicurezza” della popolazione.

L’ambasciatore americano in Canada, David Jacobson, in una dichiarazione ufficiale emessa lunedì scorso si è così affrettato ad affermare che l’arresto dei due presunti terroristi è stato “il risultato di una intensa collaborazione” tra i due paesi vicini, non mancando poi di ricordare “le reali e serie minacce” che essi si troverebbero a dover fronteggiare.

Non meno degli Stati Uniti, il Canada di Stephen Harper ha d’altra parte sfruttato in questi anni la minaccia terroristica – spesso fabbricata ad arte – per giustificare l’adozione di politiche imperialiste all’estero e, sul fronte domestico, di misure più appropriate ad uno stato di polizia che ad un paese autenticamente democratico.

A perseguire questa linea non è però solo il Partito Conservatore attualmente al potere, ma anche lo storico Partito Liberale Canadese di centro-sinistra, il cui governo guidato dall’allora premier, Jean Chrétien, nel 2001 partecipò all’invasione dell’Afghanistan e mise in atto misure gravemente lesive dei diritti democratici in seguito agli attentati dell’11 settembre. Il Partito Liberale, non a caso, ha già annunciato il proprio voto favorevole anche alla Legge S-7 proposta da Harper e in discussione questa settimana sull’onda emotiva creata ad arte con l’annuncio dell’ennesima quanto fantomatica minaccia “terroristica”.

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